La «Potiomkin» non sparò?

La «Potiomkin» non sparò? UN SUPERSTITE (104 ANNI) SMENTISCE IL FILM La «Potiomkin» non sparò? DUBLINO — Il massacro sulla scalinata di Odessa raccontato nella scena principale di uno dei film più famosi di tutti i tempi non è mal avvenuto. Lo afferma un superstite della corazzata Potiomkin, Ivan Beshoff, che oggi vive a Dublino. A centoquattro anni, Beshoff è ancora lucido e . .a raccontato la verità sull'insu. razione che ispirò il | capolavoro del regista Sergei Mikhailovic Elsensteln. -Il film, afferma, ha reso molto bene l'atmosfera che si respirava sulla corazzata in quel turbolento 1905. Oli ufficiali dello Zar ci trattavano come schiavi e chi si lamentava finiva subito in cella. Per questo ci siamo ribellati. La Potiomkin però non è entrata nel porto di Odessa e non ha mai sparato sulla città. Le terribili immagini della carrozzina di un neonato che precipita dalla scalinata sotto una tempesta di colpi sono frutto della fantasia di Eisenstein. A Odessa i soldati si erano uniti al popolo, gli aristocratici erano scappati. La città era in mano agli operai, nostri fratelli. Perché avremmo dovuto bombardarli?». Beshoff ha avuto una vita avventurosa, ha viaggiato in tutto il mondo, ha conosciuto Lenin nel 1906 quando en- trambi erano esuli a Londra, è stato in carcere come spia e sovversivo. Ma il ricordo più vivo nella sua mente rimane l'ammutinamento della Potiomkin. «fi' come se fosse stato ieri, dice. La rivolta è cominciata all'ora di pranzo. La carne per i marinai era piena di vermi, ma un ufficiale ordinò di cucinarla lo stesso. Era un polacco, un vero tiranno. Un mio amico, un certo Vakulinctufc, tentò di protestare. Senea una parola, l'ufficiale estrasse la pistola e lo uccise. Fu quella la scintilla che diede fuoco alle polveri. Ben presto i comandanti zaristi furo¬ a e i n n e . ¬ no sopraffatti. Dal Mar Nero, la nave puntò su Odessa dove il popolo si sollevava. Restammo a qualche chilometro dal porto. Gli insorti ci mandarono acqua e viveri». Segui presto la repressione, ma le forze dello Zar non osarono attaccare la Potiomkin, varata due anni prima e considerata il vanto della flotta russa. La corazzata riprese il mare. 'Navigammo per undici plorai senea viveri, prosegue Beshoff. itila fine prendemmo terra in Romania. Le autorità locali si disinteressarono di noi. Dopo tre settimane decidemmo di disperderci». Oggi In Irlanda il vecchio Beshoff è una sorta di Istituzione. C'era anche l'ex primo ministro Charles Haughey a festeggiarlo quando la settimana scorsa è stato ospite d'onore per l'inaugurazione del locale aperto da suo nipote, Gerry. Ma i suol trascorsi rivoluzionari gli hanno procurato parecchi guai. Per due volte, nel 1922 e nel 1932, è stato arrestato come spia sovietica, «fi pensare, si sfoga, che non sono mai tornato in patria perché non mi piaceva Stalin. Sotto il suo regime due mie sorelle sono misteriosamente scomparse. Lenin era diverso, una volta pranzammo insieme a Londra, nel 1906. Non mi rendevo conto allora di essere seduto vicino a un uomo che sarebbe entrato nella storia». A Dublino Ivan Beshoff è approdato nel 1913: si è sposato, ha avuto sei figli, si è messo a vendere pesce e patatine, e alla rivoluzione non ha avuto più tempo per pensare. Ma ancor oggi il suo inglese è mescolato con qualche parola russa. «Afi sento ancora giovane, assicura: mio padre, che combatté nell'armata dello Zar contro i turchi, è morto a 106 anni. Mio nonno a 113. Siamo di buona razza, noi Beshoff». ki di Eii Una scena di «La corazzata Potiomkin» di Eisenstein

Persone citate: Charles Haughey, Ivan Beshoff, Lenin, Sergei Mikhailovic Elsensteln, Stalin