De Rita: non sarò un trombone di Lietta Tornabuoni

De Rita: non sarò un trombone Perché lascia il Censis, dopo aver indagato l'Italia per vent'anni De Rita: non sarò un trombone «La società oggi manda infiniti barbagli, è un labirinto: chi può darle un senso, dire dove va?» ROMA — Giuseppe De Rita, segretario generale del Censis (Centro Studi Investimenti Sociali), cinquantaquattro anni, rinuncia da adesso a dirigere la compilazk...e di quel Rapporto sulla situazione sociale del Paese che per vent'anni ha fornito ogni anno informazioni, ipotesi, un ritratto d'Italia: «Ho l'impressione che la mia cultura mandarino sia diventata cosi forte da sovrapporsi alla realtà. Ho paura di sovrapporre la mia vecchiaia alla giovinezza della società. Il Rapporto serve a creare nel Paese conoscenza e coscienza di sé, cultura collettiva: mi pare allora più giusto lasciarlo ai pili giovani». La spiegazione suona un po' fumosa, n caso è raro: non capita spesso che qualcuno rinunci spontaneamente, giudicandosi Inadeguato, a qualcosa che gli ha dato successo e status, pur procurandogli critiche nell'ultimo tempo. Ma per vent'anni De Rita ha analizzato e defunto la nostra società, ne ha ricercato l'anima provvisoria. Ha regi¬ strato fenomeni quali l'economia sommersa, la divaricazione tra società e sistema politico, il localismo, il neocorporativismo, la crisi del Welfare State, l'illegalità diffusa, il rilancio dei valori di professionalità, l'isolamento autistico della politica. Ha via via rappresentato l'Italia, con Immagini giudicate a volte pittoresche o semplificanti, una •spugna», un «cespuglio» o un «secchio sfondato», una «società dello spettacolo» o una «società del segmento», uno «Stato gonfio e eccedentario». Voltandosi indietro come li vede, adesso, questi vent'anni italiani? «fi primo Rapporto usci nel 1967, col patrocinio del Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro, ma l'idea di un'analisi annuale della società risaliva a dieci anni prima, all'intuito di Giorgio Sebregondi: un Paese non può esistere, diceva, senza avere coscienza di sé, senza conoscersi». Adesso sono 25 i Paesi che stilano ogni anno un simile Rapporto, mentre gli Stati Uniti ci rinunciarono già vent'anni fa. -La prima volta che presentammo il Rap — porto all'assemblea del Cnel, l'accoglienza degli accademici, che consideravano i sociologia avventurieri e mercanti del sapere, fu pessima, il professor Papi protestava: tremo nel vedere come viene trattata la società italiana». Negli anni di forte tensione sociale 1968-1972, lo smarrimento fu forte: 'La nostra cultura di illuministi, programmatori, freddi, con un approccio alla realtà razionale o razionalizzante, ci faceva sentire tagliati fuori. Dovemmo cambiare completamente atteggiamento e modi di lavorare. Entrammo nel fiume della realtà, nuotando e sguazzando nella società senza opporci ad essa, soltanto guardando e registrando: da quel fiume non siamo più usciti». Nei primi Anni Settanta, l'analisi rivelatrice delle economie sommerse, poi: «£' di nuovo cambiato. Nel periodo del terrorismo, è cresciuta la Lietta Tornabuoni (Continua a pagina 2 In tana colonna)

Persone citate: De Rita, Giorgio Sebregondi, Giuseppe De Rita, Papi

Luoghi citati: Italia, Roma, Stati Uniti