Scuola, sfida per l'Europa di Clemente Granata

Stuoia, sfida per l'Europa Ma alla riunione di Firenze mancavano 5 Paesi Cee Stuoia, sfida per l'Europa Obbiettivo: superare le diffidenze dei singoli Stati e cercare una linea comune per far fronte alla trasformazione tecnologica - Granelli: indispensabile sostenere la ricerca a livello comunitario DAL NOSTRO INVIATO FIRENZE — Nella splendida villa La Loggia sono riuniti da ieri 1 membri delle commissioni parlamentari Pubblica Istruzione di alcuni Paesi della Cee per cercare di trovare un filo conduttore comune nella politica scolastica in un periodo di profonda trasformazione tecnologica, il Parlamento europeo non ha competenze in materia di istruzione, chissà che non possano sopperire a questa mancanza 1 rappresentanti del Parlamenti nazionali. C'ò chi lo spera e questa riunione di tre giorni, la prima di una serie che tutti 1 partecipanti si augurano lunga (l'anno prossimo toccherà a Berlino) acquista il sapore di una scommessa e di una sfida. Scommessa e sfida dall'esito peraltro molto Incerto, posto che già ieri si notavano le assenze di alcune delegazioni: quella francese trattenuta a Parigi dalla rivolta studentesca contro la riforma Devaquet, quella Inglese rimasta a Londra perché, si dice, 1 fondi stanziati a bilancio non le permettono lunghe trasferte, quella portoghese perché a Lisbona si vota 11 bilancio dello Stato e quella danese diffidente come l'Intera Danimarca nei confronti della politica comunitaria, Quanto all'Elre non ha una commissione di questo tipo. Eppure, nonostante le defezioni più o meno giustificate, com'è emerso dalla relazione dell'on. Casati, de, presidente a Montecitorio della commissione Pubblica istruzione, l'Europa della scuola ha problemi per certi aspetti simili, esigenze analoghe, necessità di governare le trasformazioni tecnologiche, di trovare un equilibrato rapporto tra scuola e mondo del lavoro, tenuto conto che si assisterà anche alla esplosione della domanda di tecnici intermedi e superiori per 1 quali bisognerà prevedere, come ha detto Casati, nuove qualifiche di tipo post-secondario al posto dei tradizionali titoli universitari. Naturalmente i principi educativi dei singoli Paesi posseggono connotazioni specifiche, come hanno messo in rilievo tra gli altri il greco Papadopulos, l'olandese Leijenhorst e lo stesso Casati. Ma se le differenze dovute a ragioni storiche, culturali, sociali ben precise non possono essere arbitrariamente eliminate, ciò non può far dimenticare alcune tendenze verso 11 riavvicinamento, se non proprio verso l'omogeneità: cosi, per esempio, ovunque si tende a estendere l'obbligo scolastico a 16 anni; cosi, per esemplo, sistemi fondati sull'apprendistato at¬ tribuiscono ora un ruolo maggiore alla formazione generale e, all'opposto, sistemi che puntavano alla preparazione generale riscoprono l'opportunità di tenere nel giusto conto le esigenze pratiche. Esistono dunque i presupposti per azioni comuni dei Parlamenti europei dirette al miglioramento della formazione di base, del rapporti tra scuola e industria, della preparazione degli insegnanti, senza contare, come si è detto, le iniziative dirette alla Introduzione di diplomi intermedi tra maturità e laurea universitaria. Ma non potranno essere registrati progressi e risposte adeguate alla sfida tecnologica se la Comunità Europea non svolgerà un'azione più incalzante nel campo della ricerca e non destinerà ad essa risorse maggiori. Lo ha detto, non senza accenti polemici, il ministro della Ricerca scientifica Luigi Granelli. Egli ha sottolineato che in questo settore il 27 per cento della spesa mondiale è sostenuto dagli Stati Uniti, il 17 dal Giappone, il 20 dall'Europa. Non manca dunque un impegno da parte del nostro continente. Ma esso è disarticolato: prova ne sia che di quel 20 per cento, solo T1.5 è frutto di una politica comunitaria. Occorre dunque un deciso rilancio, ha sottolineato Granelli, e ha annunciato che mercoledì prossimo proporrà a Bruxelles per la ricerca uno stanziamento da parte della Comunità Europea di 7,7 miliardi di Ecu (circa 13 mila miliardi di lire) per i prossimi cinque anni. Ma già si annuncia l'opposizione di Inghilterra, Francia e Germania federale propense a uno stanziamento di soli 4 miliardi di Ecu. .11 fatto è — ha rilevato Oranelli — che la Cee mette a disposizione ben ti 74 per cento delle sue risorse all'agricoltura con ti rischio di trasformarsi in una Comunità silvopas tarale.. Non è mancato però chi ha sottolineato l'importanza di iniziative assunte da alcuni organismi Cee nel campo dell'istruzione in generale, come la direttiva che, se fatta propria dai Parlamenti nazionali, permetterà il riconoscimento entro il 1990 di tutti i titoli di studio che abilitano all'esercizio delle libere professioni. Livio Labor, presidente dell'lsfol. ha messo in evidenza inoltre il significato dei progetti comunitari Tecnet e Comet per il collegamento tra le reti nazionali di esperienza e di formazione tecnologica, le università e l'industria. Oggi si parlerà di studio delle lingue e riconoscimento dei titoli di studio. Clemente Granata

Persone citate: Casati, Livio Labor, Luigi Granelli, Papadopulos