Drago di città di Guido Ceronetti

Drago di città DAL TRAFFICO NON SI EVADE Drago di città . Sta diventando rapidamente tvuhr, Katowice e altri bei luoghi di sollazzo polmonare cristiano-marxisti-shintoisti l'aria delle città, anche in Italia. L'adattamento all'automobilismo generalizzato di città nate tremila anni fa sbagliando subito rutto, perché nessuno dei |oro aruspici era stato capace di progettare il Parcheggio, si può considerarlo avvenuto; le città italiane, disposte a qualsiasi tipo di resa, non hanno ivuto difficoltà ad arrendersi all'automobile. Le opposizioni, le ripugnanze venivano tutte da mura, monumenti, configurazioni urbane fuori moda, alberi: gente tradizionalmente silenziosa; l'entusiasmo popolare per lo status symbol a quattro ruote avrebbe abbattuto mille Rome Antiche, figuriamoci qualche vecchio muro di Roma fine Ventesimo. . L'automobile è come avere i sovietici, non te li togli più dai piedi. Ti corre dietto, come il napalm. Aderisce alle gambe e al bacino come il collant. Il design dell'Ultimo Modello ti mordicchia la pelle come un tatuaggio. E' una prigione individuale e familiare, con facoltà di rinchiuderci cari amici e sospetti autostoppisti, una piccola Rebibbia personale con guardiani scaglionati ai semafori e ai caselli autostradali, senza frontiere. Ti va dietro sull'acqua: hai il tuo parcheggio cullato dall'onda mediterranea, bene oleata di greggio, ecco allo sbarco la tua targa farti segno dall'utero di Tirrenia: sono qua! Provati a far finta di non vederla. ** Non ci sono rimasti che due luoghi per morire, in questo sfarzoso vorticare di libertà e liberazioni: la macchina e l'ospedale. Per sfuggire a questa costrizione, molti corrono a precipitare, superflua la patente, in scarponi solitari, giù dal Bianco o da altre solide pareti. E l'automobilista (dunque, tutti) non rinuncia mai a&tfnàcf&na, muote^àijtampj bilista; non potendola più usarcela "tiene in rim«sJTquast mai se ne' disfa per disfarsene. Perché, proprio, non potrebbe: dovrebbe essere la macchina a disfarsi di lui, a venderlo a prezzo di usato e a ritirarsi, nobilmente stanca, dalla circolazione. Il fatto che le macchine non vogliano saperne di nunciare alla mischia, per istinto marziale o altra oscura piega psichica, rende inefficienti le misure, qualsiasi provvedimento razionale. E se avessero l'anima indomabile delle Menadi antiche? Erano intrattabili, le Menadi; chi non le voleva era messo a ferro e a fuoco, era sbranato, fatto a pezzi, la testa gettata sospirare sull'acqua. Mai cessano i miti, sempre rigermogliano... Eliade lo sapeva, ma la macchina-Menade è scoperta mia, oggi che finalmente piove. Al pretore Gianfranco Amendola, che in un raptus di grande filantropia ha pensato tempo fa di chiudere alle auto private tutto il centro di Roma, ormai ridotto una San Lazzaro innominabile, devono essere subito piombate in casa sette Bmw, quattordici Alfette, undici pulmini per suore, e perfino un trattore, per solidarietà, e avergli trasformato cucina, studio, camera da letto in un osceno parcheggio senza uscita. Cosa fare? Un magistrato può essere abbastanza eroico da resistere a qualsiasi minaccia di provenienza umana: ma si può resistere ai Metalli Organizzati, alla Federazione dà Tubi di Scappamento, a Comunione e Motorizzazione, a un'aggressione notturna di Diesel Autonomi? Che cosa può succedere a schiaffeggiare un Tir senza conducente, a rivolgere un semplice rimprovero a un cofano di motore che spunta dalla propria moglie? ** L'inorganico è una forza tremenda, è potenza ctonia, e l'inorganico ha invaso tutto. Le Menadi, almeno, erano donne. L'automobile è asessuata, malignamente asessuata, sorda a tutto, non teme che il rosso. E' l'unico suo punto debole: per esorcizzare le auto, si potrebbe seminare le città di semafori in rosso, a milioni. Arretrerebbero, salvo che a Napoli dove non conoscono questo esorcismo. Le Isole Pedonali (scoperta geografica recentissima) non sono luoghi allegri, somigliano a dei lager commerciali, che si percorrono per acquisti frenetici di pullover, dischi e altre spazzole per dimenticare, a condizione di aver risolto il problema dell'Uomo d'Oggi: trovare un parcheggio. Questi insulari in realtà non sono che degli automobilisti, con l'occhio più al prossimo semaforo che alle fàcce: davanti a ciascuna, per loro c'è un vetro polveroso, un tergicristallo in movimento. Il passante, la passante sono scomparsi come il reggicalze, il Proton e l'Acqua Gioitimi, come lo strillone di giornali che batteva la Straordinaria e la latteria dove si andava leggerla,'-aspettando'due uovasul piatto. Ci sono, nelle Isole Pedonali, e perfino sulle ram blas e le piazze controllate dall'automobile, delle figure (he passano ma non sono passanti. Per lo più trovi gruppi di giovanissimi esperti in brutalità, fermi davanti a bar, fastfood, discoteche, o dei vecchi mitemente terrorizzati in atte sa di un autobus che li riporti all'ospizio. Una passante vera, capace di muovere il meraviglioso pensiero del poema che A une passante dedicava Baudelaire, non è neppure, dice il mio direttore di Marketing, ipotizzabile. Non chiamatelo problema: è un problema come la sedia elettrica è una sedia. Tutte queste vaseline pensierose dette senza minimamente rifletterci problemi, non sono problemi. Sono grovigli di nodi, i pedoni greci prima di Ford e di Cristo li chiamavano Ananke. Il traffico romano, torinese, milanese, in genere urbano e megalopolitano (attenzione: anche un traffico di piccolo centro è megalopolitano) ha dimensioni ormai di destino storico, non sono foglietti di carta che volano, è una guerra impropria e come surrogato di eventi peggiori può anche essere ritenuto edenico. Il centro di Roma è una killing zone mitigata, dove non si è gassati col gas nervino ma con miscele ad effetto più lento, dove il senso dell'udito si perde a poco a poco, quasi senza accorgersene. Tuttavia quelli che si agitano là dentro non sono, ce ne vuole, dei combattenti! Neppure dei pacifisti... Dei pazzi, forse... Quel che è certo è che non pensano affatto a contrastare, neppure pigramente, il passo all'Invasore, che fa terribili smorfie di clacson e scappamento; non lo affrontano all'incrocio delle Quattro Fontane, al nodo strategico di piazza Ungheria, al Gianicolo (oh, Garibaldi!), alla Guadalajara del raccordo anulare, sulla linea di fuoco (tremendissima) di piazza Venezia, all'Alcazar della Rinascente, al Piave di largo Chigi, dentro la Stalingrado superasfissiantc dell'Argentini, alle Salamine dei Lungotevere. Ne sono colpiti alla testa, e davanti, e dietro, eppure lo adorano, questo invasore sparatutto, godono dei suoi colpi, addirittura lo pagano. E lo pagano bene... i Fatturati... la Borsa... gli.AsiftnÀj sci in tripudio..." '-12*"urt"Problema, quesrofE* roba da misure amministrative? Se dietro, al Traffico c'è una voragine psicologica — immane — dove svolazzano un Sade e un Masoch policefali, con milioni di teste, cosa potete fare, capitolini, subalpini, ambrosiani? Mettere fra il drago e la sua rabbia alai cerotti scollati di Senso Unico, distribuire altre Pastiglie Valda di parcheggio? Guido Ceronetti

Persone citate: Alcazar, Baudelaire, Eliade, Gianfranco Amendola, Masoch, Rome Antiche

Luoghi citati: Italia, Katowice, Napoli, Roma