I carri armati devastano Chatyla

I carri armati devastano Chatyla Fuggono nelle gallerie 5000 palestinesi, massacri anche a Sidone I carri armati devastano Chatyla NOSTRO SERVIZIO BEIRUT — L'artiglieria di •Amai» ha semidistrutto il campo di Chatyla. Porse 1 palestinesi dovranno abbandonarlo per sempre. Tutto è un ammasso di rovine, i profughi cercano scampo nei sotterranei del campo beiruttao. alcuni dei quali avrebbero uscite segrete. La resistenza agli sditi di «Amai» e alla Sesta Brigata dell'esercito libanese, che avanzano appoggiati dai carri armati, sta divenendo sempre più debole. Soltanto dal vicino campo di BourJ-Brajneh e dalla montagna dei drusl partono colpi di artiglieria contro gli assalitori, penetrati a Chatyla dal quartiere della «Città sportiva». Nel campo ci sono ancora franchi tiratori. «Alcuni sparano dagli ultimi piani», ha detto un ufficiale libanese. •Per noi è un problema serio: dobbiamo rispondere con l'artiglieria ma la risposta deve essere precisa, altrimenti i proietti scavalcano il campo e colpiscono un quartiere sciita che sorge a ridosso. Dopo aver bombardato le case, le sbricioliamo con la dinamite». Le vittime si contano a decine, sull'uno e sull'altro fronte; prima che «Amai» e i suoi alleati, tra cui forze siriane di stanza a Beirut, entrassero a Chatyla, c'è stata una carneficina, ma la maggior parte del cinquemila palestinesi del campo s'è messa in salva La polizia di Beirut ha riferito che soltanto ieri, a Beirut, undici persone sono morte e 23 sono rimaste ferite. Anche sul fronte di Sidone si combatte aspramente. «Palestinesi e «Amai» si sono scambiati anche ieri colpi di artiglieria pesante intorno al villaggio di Magdushi, ma qui gli uomini di Araiat e gli altri gruppi palestinesi hanno mantenuto il controllo delle posizioni conquistate. Ventisei morti e 50 feriti il bilancio della battaglia. Scontri isolati a Tiro, nell'area di Rashadl jeh. terzo fronte della san gu Inopissima «guerra dei campi». Secondo dati ufficiali negli ultimi dieci giorni, a Beirut e a Sidone, gli scontri hanno causato 374 morti e oltre 700 feriti. •E' molto peggio dei massacri di Tal el Zatar e di Sabra e Chatyla: i morti sono almeno cinquecento», ha dichiarato Nemer Hammad, responsabile dell'Olp a Roma. «Da giorni i campi vengono bombardati, soprattutto nel Sud, da sciiti, siriani e israeliani, senea che nessuno possa portare loro aiuto e senza che nessuno intervenga, anche politicamente, in loro favore». E ha aggiunto: «O si permette alle forze dell'Olp di tornare in Libano oppure si mobilitono le truppe dell'Unifil», cioè dell'Onu, Hammad ha concluso ammonendo: 'L'allontanamento dei profughi dai campi costieri non risolverebbe il problema libanese, n silenzio della comunità internazionale avrà un solo risultato: quello di nettare i palestinesi, una volta di più sradicati, a disposizione del terrorismo internazionale». n Consiglio di sicurezza dell'Onu ha espresso la sua •profonda preoccupazione» e ha invitato le parti a •dare prova di moderazione», n documento, preparato dagli Usa che presiedono 11 Consiglio, invita anche a «prendere le misure necessarie a alleviare le sofferenze della popolazione civile» e a facilitare il lavoro delle diverse agenzie delle Nazioni Unite e in particolare di quella per l'assistenza ai profughi palestinesi. Dopo quello della Farnesina, un •accorato» appello per la cessazione dei combattimenti è stato lanciato anche dal Papa. «Gli intonsi combattimenti avvenuti questa settimana in Ubano riempiono il mio animo di un nuovo senso di pietà e di dolore. La violenza non risolve i problemi, essa semina soltanto odi e accresce la sfiducia», dice Giovanni Paolo U. •Preghiamo Dio... che illumini i cuori dei responsabili affinché si spezzi questa nuova catena di odio lasciando il posto al dialogo e alla trattativa», e. st.

Persone citate: Giovanni Paolo U., Hammad, Nemer Hammad, Sabra, Zatar

Luoghi citati: Beirut, Libano, Roma, Usa