Donne e giovani anti-caccia di Francesco Fornari

Ponile e giovani anti-caccia Un sondaggio fa la radiografia dei due opposti schieramenti Ponile e giovani anti-caccia II 52,9 per cento degli italiani è contro i cacciatori - Solo P8,2% a favore: operai, commercianti, pen stonati - Ma l'estinzione di alcune specie animali è attribuita all'inquinamento, non alle doppietti tette ROMA — Sabato S luglio, alle prime ore dèi mattino, un furgone scortato da auto della polizia percorre le strade della capitale per fermarsi davanti alla sede della Cassazione, dóve sono scaricati 95 scatoloni accuratamente sigillati. Dentro ci sono 865 mila firme di italiani che si sono pronunciati contro la caccia. Sul fronte opposto, le associazioni venatorie fanno quadrato contro 11 minacciato referendum anticaccia, forti di oltre due milioni di «firme», tanti quanti sono 1 cacciatori. A luglio l'Ispes (Istituto di Studi Politici, Economici e Sociali), ha realizzato un sondaggio presso un campione di duemila casi, rappresentativo della popolazione adulta italiana, equamente suddivisi su tutto il' territorio nazionale, per cogliere le opinioni e gli atteggiamenti degli italiani nei confronti della caccia, stabilirne i comportamenti in caso di referendum, individuare quali siano i fattori ritenuti responsabili dell'estinzione o della riduzione di alcune specie animali. I risultati di questo sondaggio sono stati resi noti sol tanto ieri e danno un quadro molto interessante delle posi zioni assunte dagli italiani prò o contro questa pratica venatoria, da alcuni ritenuta uno sport, da altri considerata un incivile massacro. La prima parte del sondaggio evidenzia le opinioni degli intervistati sul problema. Il 52,9 per cento si è dichiarato decisamente contrario alla caccia, mentre soltanto l'8,2 per cento ha dato parere favorevole. Ma 11 dato più significativo che emerge dall'analisi del risultato è la diffusissima sensibilizzazione degli intervistati su questa questione: infatti solo il 2,2 per cento non si è pronunciato in merito perché non aveva maturato alcuna riflessione o opinione. La prima constatazione fatta dai ricercatori è che nel gruppo dei contrari prevalgono le donne e i giovani, men< tre a difendere la caccia sono soprattutto gli uomini dal 50 ai 70 anni. Inoltre il fronte dell'opposizione appare equamente distribuito su tutto il territorio nazionale. Gli atteggiamenti sfavorevoli alla caccia si colgono soprattutto nel ceti di cultura e reddito superiore, nelle categorie dei liberi professionisti, degli studenti e degli impiegati di livello più alto. La difendono, invece, operai, commercianti, pensionati e, in misura inferiore, gli impiegati di livello piti basso. Naturalmente maschi e tendenzialmente maturi. Il sondaggio, infine, evidenzia un fatto abbastanza preoccupante: la totale incomunicabilità fra il mondo del non cacciatori e quello del cacciatori. I primi, infatti, si limitano a condannare la caccia per principio, senza specificare le ragioni della condanna, come un fatto di moralità elementare. All'attività della caccia viene associato un senso di colpa, un sentimento di violazione del l'ordine e di conseguente angoscia. I favorevoli, invece, la difendono costenendo che si tratta di uno sport: una motivazione che può sembrare strana se non la si intende, appunto, nel quadro della cultura del cacciatore che giustifica la sua attività come forma di necessita, di sfida, di competizione. La seconda parte del sondaggio analizza come voterebbero gli italiani nell'ipotesi di un referendum. Il 56,1 per cento degli intervistati voterebbe per l'abolizione; il 24,6 per cento si pronuncerebbe per una riduzione del calendario venatorio (ribadendo in tal modo la propria disapprovazione dello stato attuale delle cose). Soltanto 11 10,6 per cento voterebbe invece a favore, mentre il 6,2 per cento non parteciperebbe al referendum. Analizzando questi dati si può Ipotizzare che se si dovesse votare oggi 11 referendum avrebbe un esito sicuramente favorevole all'abolizione della caccia, anche se il numero degli astenuti sarebbe certamente piti alto di quanto dice il sondaggio. Risulta anche che la propaganda elettorale avrebbe scarsa incisività sulle opinioni emotive del votanti e sul risultato della competizione elettorale: ognuno, Infatti, su questo problema fa delle considerazioni e dà delle valutazioni che non hanno nulla a che fare con le proprie idee politiche. E' facile prevedere, perciò, che la posizione dei vari partiti sull'argomento sarebbe molto elastica. La terza parte del sondaggio tende a rilevare quali sarebbero secondo gli intervistati i fattori responsabili dell'estinzione di alcune specie animali. Dalle risposte emerge che per la maggior parte non è la caccia 11 più grande responsabile: soltanto 11 14 per cento degli intervistati la pone, infatti, al primo posto. Per il 43,2 per cento, invece, la colpa è dell'inquinamento atmosferico, per il 18,2 per cento dell'uso di concimi e prodotti chimici nell'agricoltura, per l'I 1,2 per cento della' distruzione dei boschi e della vegetazione e per il 18,2 per cento delle spe rimentazioni atomiche. Francesco Fornari

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