Nostalgia: come Dior, più di Dior

Nostalgia: come Dior, più di Dior Nostalgia: come Dior, più di Dior LA loro caratteristica principale era quella di lasciare scoperte le spalle, sottolineare 11 petto e strizzare la vita per poi sfogarsi In ricche gonne che lasciavano scoperte le caviglie e parte del polpaccio. Fu Dior a inventare negli Anni Cinquanta questi abiti cosi femminili ed eleganti che ancor oggi fanno sognare migliala di donne. Erano abiti preziosi con bustini sorretti da sapienti gueplères incorporate in grado di mitigare i difetti fisici ed enfatizzare i pregi di chi li indossava. Una precisa tendenza dell'alta moda per quest'autunno-inverno e per la prossima primavera si rifa alle migliori espressioni sartoriali di quell'epoca, unendo l'eleganza al sex appeal. Giorgio Armani. affascinato dall'operazione nostalgia, riserva alle giova¬ delltcptoggiav ■ Ma il best-seller invernale, robusto e aggressivo, che quest'anno fa sognare 1 nuovi «esploratori» è l'anfibio, In cuoio marrone bordato di nero con punta rinforzata (Randers) di Ispirazione nordica o genere mili- nissime debuttanti top elasticizzati a nido d'ape e ampie sottane in lamé luccicante. Dal canto loro Gianfranco Ferré e Rocco Barocco, servendosi del bianco e del nero, realizzano spolvenni-redingotte in raso o faille dalle ampiezze ridondanti, solcate da spacchi davanti e dietro che scoprono stretti tubini coordinati. Il tema mare, con costume e gonnellone abbinati, viene ripreso Ironicamente dall'americana Donna Karan (come per il modello nel disegno) e da Alberta Ferretti. Quest'ultima dedica gran parte della sua collezione primaveraestate agli Anni Cinquanta, riscoprendo la seduzione degli abiti da cocktail con generosi scolli sulla schiena, delle gonne fluttuanti in taffetas accostate a boleri dal taglio Inconsueto. a. aro. tare (Dockstep)'da'-portare Ironicamente: con giacca Husky e pantaloni di velluto a costa grossa. ,•' La scarpa stringata stile inglese, in camoscio o pelle con suola di gomma, resta un classico a cui pochi uomini sanno rinunciare. I più raffinati scelgono quella prodotta-dalia--Churcli, mentre i giovani si orientano su modelli riveduti e corretti dal vago sapore nostrano, ohe intercalano spesso ai mocassini ColeHaan in cuoio grasso, dotati di frange e nappine. le, rosse — sullo sfondo del velluto. Dalle vallate della Carnia le fabbriche si sono spostate verso le colline moreniche, attestandosi nel Sandanielese. La crescita sociale, il boom, la scoperta di nuove tecniche hanno relegato lo stafet a scarpa da camera, soppiantato, poi, da calzature industriali d'importazione, comunque più banali. Ora la produzione è ridotta, la richiesta limitata ad amatori, tuttavia «molto numerosi, dentro e fuori del Friuli», secondo Zaele Quendolo, che vende le ' pantofole a Udine, dietro piazza San Giacomo (oggi piazza Matteotti), a fianco della roggia di via Zanon, una delle ultime che attraversano il vecchio, elegante centro della città. «Ma quanti sforzi, quanta fatica», . sottolinea Zaele, «per convincere gli ultimi artigiani a garantirmi le forniture. Ordino 500 paia, me né arrivano 50. Mi dicono che le ciabatte rendono poco e costano molto in tempo e fatica». A Udine e in Friuli si vendono sulle 10 mila lire il paio (28 mila quelle ricamate, tipicamente femminili). La novità della Lotus si -chiama-Learning by nature: sono scarpe con tomaia^ e fodera in pelle, suola In gomma ad alta resistenza' con battistrada autopulente e sistema ammortizzante. Antonella Amapane Prezzi più alti a Torino, Milano, Firenze e Roma, dove lo stafet (soprattutto quello ■ nero, impreziosito dai ricami) compare sempre più spesso nelle boutiques e per le strade, al piedi di tante liceali, che ne fanno simbolo della loro primavera. A Venezia si vende nelle calli, su allegre bancarelle, ma viene presentato ai turi- sti come «ciabattina veneziana». E questo perché la pantofola friulana è in balla di se stessa. Non c'è, alle spalle degli ultimi artigiani, un ente che 11 tuteli (e che li stimoli). Il Made in Friuli, inventato dalla Camera di commercio di Udine per difendere e sostenere l'originalità di numerosi '• prodotti regionali, potrebbe e dovrebbe intervenire anche a favore degli ultimi cucitori di stafets. Il loro lavoro, il loro Ingegnoso prodigarsi fanno fa parte del patrimonio, della storia, della cultura e della, rabbia di una regione. Mancando questo supporto, trovano spazio prodotti che vengono ■ da lontano, dall'Estremo Oriente o dall'Europa, ma che alla pantofola friulana hanno tutto da Invidiare. Renato Romanelli

Persone citate: Alberta Ferretti, Antonella Amapane, Donna Karan, Gianfranco Ferré, Giorgio Armani, Renato Romanelli, Rocco Barocco