La formula chimica della maratona

La formula chimica della maratona La formula chimica della maratona 110.000 metri dei Campionati Europei, la vittoria di Poli con il quarto posto di Pizzolato a Nuova York, fanno pensare che il gran «fondo» dell'atletica abbia abbandonato tanto la Scandinavia quanto l'Africa e si sia ormai stabilito definitivamente in Italia. La maratona (nome impregnato di mito lontano e di eroismo atletico moderno: Dorando Petri, la Gaby Andersen-Schieb, lo stesso Poli esausto da dover essere sorretto un metro dopo il traguardo) è considerata l'espressione più evidente delle capacità aerobiche dell'atleta. Questi può reggere per 42 e più chilometri di corsa solamente in quanto riesce a fornire ai suoi muscoli l'ossigeno necessario a far proseguire le reazioni chimiche che vi hanno sede senza che si formi e accumuli acido lattico. Questo annuncio pubblicitario non costituisce sollecitazione al pubblico risparmio nè offerta di pubblica sottoscrizione di FONDICRI2. Gli unici documenti cui far riferimento per le sottoscrizioni, sono i prospetti informativi di cui la Commissione Nazionale perle Società e la Borsa ha autorizzato in data 15 luglio 1986 la pubblicazione mediante deposito presso l'Archivio Prospetti al n. 380/381. passo, senza spingere troppo con l'arto rimasto indietro e poi frenare con l'arto anteriore che cade subito a terra. Il buon allenatore può vedere e quasi intuire molte cose, ma non tutte. Esistono però delle apposite indagini medico-sportive che filmano l'atleta mentre corre, misurano tutti i singoli movimenti del tronco; movimenti e sincronismi di braccia e gambe, ecc.), ne deteriinnario la spesa energetica globale, sino a determinare se e di quanto l'atleta in esame spende più energie rispetto al valore ottimale. Questi test di controllo hanno ottenuto ampia risonanza in campo atletico (almeno sulla base dell'esperienza maturata dall'istituto di Medicina dello Sport di Torino), anche se le organizzazioni sportive deputate a organizzare e migliorare lo sport sembrano non lazione tra la velocità massima mantenuta da maratoneti di élite, da buoni maratoneti e da discreti maratoneti e i corrispondenti massimi consumi di ossigeno risulta di quasi 0,80. La capacità di consumare molto ossigeno (e quindi di sviluppare un intenso lavoro di reazioni chimiche muscolari) è di grande, fondamentale importanza, ma non è l'unico fattore in gioco (se lo fosse, l'indice di correlazione, anziché 0,80 sarebbe 1). Infatti è importante èlle "ti corridore sappia utilizzare bene, cioè in maniera economica, l'ossigeno che consuma. Saper correre significa cosi correre in maniera stilisticamente corretta, senza sollevarsi troppo in alto a ogni passo, senza eccessive torsioni del tronco, senza inutili contrazioni dei muscoli non impegnati direttamente nell'esecuzione del Quanto più l'andatura è veloce, tanto più intense sono le reazioni chimiche muscolari, tanto maggiore è la quantità di ossigeno necessaria. Ne deriva che correrà più velocemente l'atleta che è in grado di acquisire più ossigeno con la respirazione e di veicolarlo poi, tramite la circolazione del sangue, sino ai muscoli. Infatti i maratoneti sono in grado di consumare sino a 65-75 mi di 02 per ogni chilogrammo di peso corporeo al minuto primo rispetto ai 40-50 del soggetto5 sedentario di pari età e taglia. I ciclisti su strada e i fondisti di sci di pari fama atletica raggiungono gli 80-90 mi/kg/min. La maratona dunque richiede una potenza (cioè uno sforzo per ogni passo) minore di quella esercitata per corrispondente unità di gesto, nel ciclismo e nello sci di fondo. Comunque l'indice di corre¬ aver saputo o voluto capirli. Oltre al correre in maniera energeticamente economica, c'è un altro fattore importante. Il massimo

Persone citate: Dorando Petri, Gaby Andersen, Pizzolato

Luoghi citati: Africa, Italia, Nuova York, Poli, Torino