La fatica è un ansiolitico

La fatica La fatica è un ansiolitico GUARDANDO alla televisione qualsiasi altra prestazione sportiva, non solo si vedono sul volto degli atleti i segni della gioia, piuttosto rara, della vittoria o del dispiacere della sconfitta. Si vedono invece altre alterazioni del comportamento, compromesso dalla fatica: di rabbia, dispiacere, sconforto. Anche a) di fuori di queste manifestazioni strettamente connesse all'occasione agonistica, colui che si impegna in uno sforzo intenso di corsa o nuoto od altro, sembra esprimere ben più spesso sofferenza che gioia e benessere. Questi dati sembrano contrastare con le affermazioni di decine di studiosi soprattutto, americani, secondo i quali l'esercizio fisico purché protratto e gravoso, agisce come un ansiolitico, un rilassante, determina un miglioramento della cenestesi, un più sereno orientamento dell'umore, una netta riduzione dell'ansia, un'evidente attenuazione dei disturbi depressivi. E' vero che le immagini della televisione esprimono la fatica immediata, l'ansia dell'agonismo e spesso la disillusione della sconfitta, ma rimane netto e poco chiaro nelle sue origini il contrasto tra le accennate immagini di sofferenza e l'azione medicamentosa, anche se più lenta e meno drammaticamene vissuta, vantata dal correre o dall'andare in bicicletta fatti durare un'ora, due-tre volte alla settimana per qualche anno. Tutti i ricercatori sono d'accordo sul fatto che il carico di lavoro per essere utile dev'essere gravoso: U tennis, il golf, la pesca, possono aiutare ma non hanno l'efficacia della corsa (la più studiata), dell'andare in bicicletta, del nuotare, «tirati» sino alla fatica vera e propria. Minor accordo esiste sulla durata globale del tratta¬ mento: si va da 3-6 mesi, a uno-due anche quattro anni. E' evidente l'influenza di un fattore individuale non ben definito, che fa pensare che i processi in forza dei quali si instaura il benessere psicofisico terminale siano in realtà più d'uno, che agiscono in maniera percentualmente diversa da caso a caso. Alcuni fattori sono abbastanza chiariti: ad esemplo, durante l'esercizio il soggetto è distratto dai suol pensieri in maniera più marcata e terapeuticamente più utile di quanto possa avvenire guardando un film. E' certa anche l'Importanza del fattore socializzante, del vivere a contatto con molte persone, anziché chiusi nella rete dei propri pensieri. Ci sono naturalmente eccezioni: soggetti depressi fatti esercitare nel softball ebbero minori benefici di quanti furono avviati al più gravoso e solitario «running». Determinante — tanto da essere ritenuto l'unico reale motivo di miglioramento — è, secondo altri autori, il fattore fisiologico: attivazione del ricambio, riduzione del colesterolo nel sangue, maggiore secrezione di ormoni androgeni e corticosteroidi. Potrebbe anche giovare l'elevazione della temperatura corporea, connessa all'esercizio muscolare. Altri ricercatori hanno cercato spiegazioni più complesse, vedendo ad esemplo nell'esercizio fisico un equivalente (o quasi) di un trattamento elettro-convulsivante, in quanto nel soggetto si verificava un aumento di produzione di composti come le catecolamlne e la serotonina che agiscono come mediatori chimici dell'attività nervosa. Più complessa è l'osservazione secondo cui l'esercizio agirebbe in modo analogo alla soppressione del sonno REM (quella fase del sonno caratterizzata da rapidi e inconsci movimenti oculari, responsabile dell'azione n- storatrice del sonno). Tanto l'esercizio fisico quanto l'abolizione artificiosamente ottenuta dai sonno REM provocherebbero modificazioni analoghe nell'elettroencefalogramma e un aumento della produzione dei mediatori chimici cui si è accennato a proposito dell'elettroshock! Quasi certamente questa via biochimica è la più importante da indagare. Da un lato è certo che nei soggetti patologicamene depressi l'eliminazione urinaria — e quindi probabilmente anche la produzione — di alcuni composti come l'acido 5-idrossindolacetico, l'acido omovanilico, 11 3-metossi-4-idrossifenilglicole, è nettamente ridotta rispetto al normale. Tutte queste sostanze sono essenziali per la tra¬ smissione dell'impulso da cellula a cellula del sistema nervoso centrale, per cui un loro deficit può condurre a disturbi anche gravi. Alcuni ricercatori hanno dimostrato che nel ratti in cui si era artificiosamente bloccata la produzione delle sostanze indicate, l'esercizio della corsa per un'ora al giorno ripristinava la funzione bloccata, mentre secondo altri ricercatori l'esercizio determinava una maggiore eliminazione, e quindi produzione, del composti suddetti. Qualcosa di molto slmile è stato riscontrato in pazienti affetti da sindromi depressive, per cui anche se molto cammino è ancora da percorrere, sembra veramente 11. caso di gettarsi a fondo lungo questa pista. iti W pVittorio Wyss

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