II lavoro di occhi e cervello per vedere i cartoni animati

II lavoro di occhi e cervello per vedere i cartoni animati II lavoro di occhi e cervello per vedere i cartoni animati li nostro collaboratore Ruggero Pierantoni sta per pubblicare presso l'editore Boringhieri il saggio «Forma fluens», U cui tema, come chiarisce il sottotitolo, è «il movimento e la sua rappresentazione nella scienza, nell'arte e nella tecnica». Anticipiamo qualche pagina ili questo libro coraggiosamente interdisciplinare, scritto in quello stile elegante che affascinò già Italo Calvino. Pierantoni ha lavorato all'Università della Florida, al Max Planck Institut di Tubinga, al Caliceli. Attualmente è ricercatore presso il Cnr. Tra i suoi libri, «Riconoscere e comunicare» (1977) e «L'occhio e l'idea» (1981). MAX Wertheimer nel 1912 pubblica un lavoro che in meno di sessanta pagine rivela un nuovo mondo comunicativo e introduce in psicologia, ma soprattutto nella vita comune, un nuovo tipo di moto: il moto apparente. L'esperimento classico è molto semplice, i risultati sorprendenti e tuttora oscuri. Due luci, A e B, sono sistemate lana accanto all'altra su una superficie verticale. Un soggetto siede a una distanza tale per cui l'angolo sotto cui vede le due luci sia di circa 5 gradi. La sequenza di accensione (ON) e di spegnimento (OFF) delle luci è la seguente: A ON (0,1s) B OFF A OFF B OFF (0,3 s) A OFF B ON (0,1s) In questo modo non c'è mai la condizione delle due luci accese simultaneamente: o è accesa A oppure B, oppure nessuna delle due. Ciò che viene percepito non è un alternarsi delle due luci ma una. cosa .radicalmente diversa, ossia si vede Solo se è duro l'eser tende a non muoversi a impulsi ma con continuità, non scompare e riappare continuamente, infine luci lampeggianti a un decimo di secondo sono del tutto assenti. Questa è più o meno la tessitura visiva del mondo in cui ci siamo evoluti, ossia il mondo degli ultimi tre milioni di anni: i pochi attimi susseguenti sono irrilevanti per le modificazioni specifiche. Ma, benché irrilevanti sulla scala dei milioni di anni, sono determinanti nel nostro comportamento: tutta la nostra vita è adesso condizionata appunto da ■ ciò che prima era assente: immagini bidimensionali in movimento, moti apparenti, luci lampeggianti, forme simboliche, apparizioni e scomparse istantanee. Basta un miserabile remote control della TV per riempirci alla nausea di emozioni percettive del tutto inedite negli ultimi milioni di armi. Quindi la scomparsa e la ricomparsa di A non sono «accettate» dal cervello che escogita una via per salvare 11 principio della persistenza. Se A scompare e B compare in sua vece ciò vuol dire che A è diventato B, ossia si è spostato nella posizione B. Con questo «trucco» il cervello ci assicura (si rassicura?) sulla persistenza del reale. Se viene fornito un sottile suggerimento sulla possibile traiettoria da seguire per portarsi in B (l'arco grigio) allora il cervello incanala A lungo quella via e la conduce vittoriosamente in B. Ma, se la strada è troppo lunga, se l'arco da percorrere è troppo ampio e quindi la velocità di percorrenza risulterebbe «eccessiva», allora A non ce la fa a raggiungere B e ricade indietro. Wertheimer aveva già notato questo effetto durante le sue prove quando, fermo restando l'intervallo tempos raie tra lo spegnersi'df'A- e'! l'accensione di B; 'èglfaù^3 mentava la loro distanza fi¬ la luce A che si muove verso B di un moto continuo e forse uniforme. Ma questa percezione, che è coercitiva (ossia non possiamo fare niente per controllarla o deviarla), si realizza per un breve e caratteristico intervallo del tempo di separazione tra lo spegnimento di A e l'accensione di B. Se questo intervallo di buio diviene troppo breve si vede proprio ciò che «è», ossia due luci immobili e lampeggianti, se si abbrevia ancora si vedono due luci sempre accese. Se il tempo è «troppo lungo» si vede ancora una volta la «verità», ossia due luci che si succedono nella sequenza di accensione e di spegnimento (...). Una recentissima (1983) variante sull'effetto Wertheimer condotta da Roger Shepard e Susan Zare illumina un aspetto profondo di questa percezione e ne trae una «spiegazione» che può chiarire a posteriori un po' tutto quello che abbiamo incontrato sinora. Shepard e Zare sono ripartiti precisamente da dove Wertheimer aveva finito, ossia hanno ripetuto inizialmente lo stesso identico esperimento. Due luci A e B separate da una certa distanza si alternano con la legge prevista sino a che si trova l'optimum di intervallo, ossia quel magico lasso di tempo necessario per permettere ad A di trasferirsi su B. A questo punto s'inserisce la variante geniale. Un terzo elemento luminoso viene introdotto oltre le due luci, si tratta di un breve arco di luce debolissima che raccorda tra loro A e B, un po' come fa un ferro di cavallo o una lettera greca omega maiuscola. La sequenza adesso è la seguente: In breve ciò che la tabella indica è che ancora una volta solo un elemento per volta è acceso, la luce A oppure l'arco oppure la luce B. Vi sono momenti in cui tutti e tre gli elementi sono spenti simultaneamente. La percezione che si sperimenta è singolare ma anch'essa incoercibile: si vede A che lungo un arco si sposta su B. Cioè, la traiettoria che A segue per portarsi in B non è più quella che Wertheimer aveva descritto e cioè la linea retta che congiunge i centri delle due luci, ma la luce segue il cammino «suggerito» dal brevissimo lampo dell'arco appena visibile. Se il percorso apparente lungo l'arco tra A e B aumenta troppo allora A «non ce la fa» a raggiungere B e ritorna indietro lungo la sua traiettoria ricurva. Non a torto, con una certa soddisfazione Shepard e Zare commentano: «Per quanto ne sappiamo, questa è la prima descrizione del moto apparente di uno stimolo in sé medesimo». Ma quello che maggiormente ci interessa qui sono le conclusioni, l'Intelaiatura generale di pensiero, la portata culturale che gli autori esprimono per «spiegare» il fenomeno. Lo spegnimento di A corrisponde cognitivamente con la «scomparsa» di A, l'accensione di B con la sua «comparsa». Si tratta di due oggetti luminosi che ora ci sono e ora non ci sono più. Tutto il mondo fisico in cui ci siamo evoluti è sostanzialmente il mondo della stabilità e della persistenza: a parte pochi elementi fluttuanti la cui forma si modifica nel tempo, nuvole onde ombre riflessi, la grande maggioranza delle cose sta stabilmente in un certo posto, ha e mantiene una sua forma, ON (0,1 s) ARCO GRIGIO OFF OFF ARCO GRIGIO OFF OFF ARCO GRIGIO QN.(0,005 S) OFF ARCO GRIGIO OFF. u'' OFF ARCO GRIGIO OFF' nnqo B OFF B OFF (0,15 s) B OFF B OFF (0,15 s) fi'ON (0.1 s) ercizio fisico risolleva I

Luoghi citati: Arco, Florida, On