Soldi, segreti e simboli chiusi in borsa

i, segreti e simboli chiusi in borsif i, segreti e simboli chiusi in borsif i ANTICHISSIMA, come il denaro e anche di più, di rigore nel Medio Evo per uomini e donne, dono rinascimentale fra gli sposi, povera o sontuosa, frivola o avventurosa, bizzarra o seducente nel nostro secolo, la borsa non ha avuto grande fortuna presso gli studiosi del costume, a parte la puntuale attenzione di Rosita Levi Pisetsky. E nemmeno con quelli di psicologia: eppure anche la borsetta offre spesso l'occasione ad uno di quei «segnali di barriera» per mascherare la tensione, di cui parla un esperto come Desmond Morris; né si riduce a mero contenitore di oggetti, bensì di segreti, di cose intime e personali. Ora, assunta alle vette della moda, complemento indispensabile dell'eleganza, protagonista prestigiosa del .Made in Italy», la borsa ha un libro tutto per sé. scritto da Maria Rosa Schiaffino per la collana «Piccoli Piaceri» di Idealibri. Il piacere di portare una bella borsa, a griffe evidente, è pari all'altro di conoscerne la storia: dalle scarselle, dalle bisacce delle botteghe fiorentine del cuoio ai borseri veneziani di «seta a diversi colori dì velluto cremisino o vergato» (e si ricorderà Giuliana Camerino), dalle oblunghe «tasche da signora» che decretano nel '700 il ritorno della borsa detronizzata un secolo prima da grandi abiti e maniche compiacenti, ai lussuosi esemplari in seta granata e perle d'acciaio, a mezzo Ottocento. Ma è negli Anni Venti e Trenta del nostro secolo che la borsetta primeggia e il suo destino si lega a quello di donne famose. Borse d'artista, di Erte, di Iribe, borse gioiello, firmate da Balla, una realizzata settant'anni dopo da Borbonese per la mostra di Palazzo Grassi con esemplare al Metropolitan Museum di New York: e dive del cinema, Marlene Dietrich, Gloria Swanson, che rendono ESISTE un'ideologia cristiana della natura? Ruggero Leonardi nel libro Sorella terra, il cristiano e la natura (Sei, pp. 206, L. 14.000). sembra propendere per una risposta affermativa, anche se è conscio della contradditorietà e pericolosità di certe interpretazioni globalizzanti. Leonardi cerca di individuare in alcune figure rappresentative dell'agiografia cristiana, dall'antichità ai nostri giorni, quell'atteggiamento misto di amore-rispetto-conoscenza-umile cordialità, che può considerarsi il requisito fondamenta- f adorabile sugli abiti-pullover la famosa borsa trapunta di Chanci: Elsa Schiaparelli che inventa la tracolla, Hermes che chiama Kelly la grande sacca, perché Grace di Monaco la tiene bene in vista, nella copertina di Life, per nascondere l'incipiente gravidanza. «Lavorare in borsa» è lungo e difficile e il racconto dell'orgogliosa passione dei pellettieri italiani non è parte meno affascinante nel libretto della Schiaffino. Che curiosando nella borsa scopre simboli e accessori e nel vocabolario un universo di voci, di proverbi che la riguardano, fino al neologismo «portaborse», detto di persona servile, poco simpatica, anche se ormai tutt'altro che rara. Asedici anni scopre di amare la matematica e per ritrovare la soluzione delle equazioni di terzo grado, le formule che Cardano aveva pubblicato nel '500. dimentica gli amici e «persino di uscire con le ragazze». Mark Kac, matematico polacco, non sa spiegare che cosa lo abbia spinto a scrivere la sua autobiografia, un libro «per il quale — dice — mi rincresce di avere speso tanto tempo, anche se devo ammettere die comincia a piacermi.. Forse il desiderio di chiarire, prima di tutto a se stesso, che cosa sia questo «furore matematico», questa malattia, come la definisce, che lo obbliga a dimenticare ogni cosa per inseguire la soluzione di un problema. Come accadde appunto nell'estate del 1930, quando per riuscire a dimostrare le formule di Cardano si alzava presto al mattino: «Spesso saltavo il pranzo e passavo le giornate riempiendo risme di carta prima di cadere esausto a letto a notte fonda*. E' impossibile che la ma- Lucia Sollazzo Maria Rosa Schiaffino, «O la borsa o la borsetta», Idealibri, 96 pagine, 14.000 lire. prattutto, fino ai protagonisti del dibattito contemporaneo) di ciò che sempre più universalmente, e non solo cristianamente, è oggi considerato un corretto rapporto uomo-natura. La prima parte del libro, che tratta in modo più diffuso l'atteggiamento francescano nei confronti del creato, risulta più unitaria e convincente. Nella seconda parte, dove si intrecciano necessariamente tutti i temi della filosofia della natura, dall'epoca moderna ai giorni nostri, la sintesi perde un po' del suo smalto e della sua chiarezza. m. t.

Luoghi citati: Monaco, New York