De Crescenzo: che miniera di diamanti

De Crescenzo: che miniera di diamanti De Crescenzo: che miniera di diamanti MENTRE la filosofia scende dagli alti lidi professorali alle edicole per opera degli stessi filosofi Luciano De Crescenzo, attore, mattatore televisivo, regista, ex ingegnere, scrittore, ne ha fatta un 'altra. Di Storia della filosofia, naturalmente («Storia della filosofia greca - Da Socrate In poi., Mondadori, pagina 231, lire 18.000). La precedente, dedicata ai presocratici, ha superato le quattrocentomila copie in Italia, a cui si aggiungono le traduzioni in quasi tutta Europa e anche negli Stati Uniti e in Giappone. Pensa di ripetere quel successo? «Quante volte me l'avranno detto i miei più accaniti oppositori Tu hai scritto un libro che può essere venduto come un detersivo. Eh no, non è vero! ». E Luciano De Crescenzo agita come una bandiera la copia della Storia della filosofia greca in giapponese. «Qualche dubbio lo avevo anch'io che a forza di andare in televisione mi fossi talmente autopubblicizzato da aumentare in maniera spaventosa le vendite. Invece le traduzioni e il fatto che in Germania sono al nono posto nella classifica dello Spiegel con Cosi parlò Bellavista dimostrano che la pubblicità proprio non c'entra. I miei libri vanno bene perché piacciono e perché convincono il lettore. Dopo il boom del primo libro, però, come si dice a Napoli sono "entrato In paura". CI ho messo tre anni per scrivere 11 secondo. Ho cercato di semplificarlo il più possibile». Ma non ha ecceduto in questo senso? Si leggono frasi come questa: «Fisicamente Socrate rassomigliava a Michel Simon, l'attore francese degli Anni Cinquanta, e si muoveva come Charles Laughton nel film "Testimone d'accusa"». Non le sembra di avere esagerato arrivando alla banalizzazione? •Ma no. SI tratta di gentilezza, di garbo nel porgere la materia. Lo sa quali sono i miei lettori più assidui? I ragazzi sui 15-16 anni Le vendite della Storia della filosofia greca raggiungono le punte più alte a settembre, quando inizia la scuola. L'atteggiamento dei professori di filosofia, come risulta dalle numerose lettere che mi scrivono, è benevolo. Il "De Crescenzo" non è un manuale, ma può essere una lettura propedeutica alla "vera" filosofia». Che ne pensa del suoi quasi colleghi, di coloro che scrivono la «vera» storia della filosofia? «Per aver studiato una materia cosi difficile, hanno perso 11 contatto con la realtà e soprattutto con il linguaggio dei gióvani che cambia anno per anno. Però vedermi ostili i filosofi autori di testi che ho amato mi dà dolore. Gabriele Giannantoni, per esemplo, lo considero il mio maestro. Leggere le sue critiche, come quelle che mi ha rivolto su Rinascita, è stato un vero colpo al cuore. Oppure Mario Vegetti, che non mi ha concesso nessuna dimostrazione di stima. O Pier Aldo Rovatti che su Repubblica ha parlato di "filosofia a fumetti". Anche se poi sono sicuro che il mio libro non l'ha letto. Gianni Vattimo lo apprezzo molto. Ma proprio non lo capisco. Vorrei incontrarlo per strada e farmi spiegare bene come funziona questo pensiero debole! Sono convinto che alla fine 1 filosofi mi accetteranno. Lo dico sempre: "Severino è Severino e io sono Per-Severino". A forza di insistere diventerò un classico». Non crede di avere trovato diffidenze nel mondo della filosofia perché e'è un limite anche all'esemplificazione? «E un limite alla complicazione, c'è? Sono colpevole io o loro? Mi tacciano di sacrilegio. DI aver violato un luogo intoccabile: 11 sacrario della filosofia. Ma lei cerchi un po' di ricordare la differenza tra Anassimandro, Anassimene, Anassagora. Ecco, vede, non' lo sa, perché nessuno ha dato loro una fisionomia, nessuno ci ha mai detto che faccia abbiano. Invece Raskolnlkov ce lo ricordiamo e come! Ci è stato descritto, è un personaggio della nostra memoria. E io non esemplifico, dò colore a quello che è grigio, neutro». La filosofia deve far ridere? «Aristotele, come è noto, era un grande umorista. Ed è il lettore, e non il critico, che misura la qualità. L'Europeo, per esemplo, ha pubblicato un supplemento con i cento romanzi del nostro secolo, curato da Giovanni Raboni Che ha escluso perché "non ha qualità letteraria" il più bel libro da me letto negli ultimi dieci anni: TI nome della rosa. Vorrei proprio sapere da Raboni cosa intende con questa affermazione». Ma in fondo lei le critiche le prende molto allegramente. Non la preoccupa il giudizio degli esperti? «Non troppo. Quante migliaia di lettori ha un critico e quante ne ho lo? E quanti telespettatori mi seguono alla televisione? Comunque non posso fare a meno di essere divertente. E poi io non sono un divulgatore, ma un traduttore di linguaggi: da quelli scolastici alla lingua comune. Sarà d'accordo con me sul fatto che la mia storia della filosofia è un grande affare economico. E* come se avessi trovato una miniera di diamanti. Mi chiedo perché altri non l'hanno scoperta prima. Forse per mancanza di coraggio». Pensa di continuare a scavare nella sua miniera? Di proseguire con una terza puntata? •No. Anche perché dovrei andare avanti tutta la vita sulla Storia della filosofia. Vorrei passare alla matematica. Oppure mi resta l'autobiografia. E' la cosa più facile. Conosco la materia». Un'interpretazione della «Scuola di Atene» rn.se

Luoghi citati: Atene, Europa, Germania, Giappone, Italia, Napoli, Stati Uniti