Così Calvino mi scriveva dalla Città visibile dell'America

Nella testimonianza di Giulio Einaudi le lettere sconosciute da New York Nella testimonianza di Giulio Einaudi le lettere sconosciute da New York Così Calvino mi scriveva dalla Città visibile dell'America Pubblichiamo l'intervento su Italo Calvino che Giulio Einaudi ha tenuto ieri al convegno di Sanremo, per sua gentile concessione. VI aspettate forse una testimonianza dell'amico, dell'editore che ebbe la fortuna di una consuetudine, quasi quotidiana, con Italo Calvino, durata un quarantennio. Ma ripescare nei ricordi; raccontare il primo incontro col giovane, che vedeva già come un mito quella che sarebbe stata la sua casa editrice, richiederebbe una coralità di testimonianze: come Vittorini, Calvino era diverso con ognuno dei suoi amici o compagni. Mentre scriveva ad un giovane scrittore parole consolatorie, contemporaneamente poteva esprimere il più lucido giudizio si di esso nelle sedute di lavoro. Ma su una cosa Calvino è stato sincero, nella descrizione di sentimenti e situazioni, nei suoi bellissimi racconti, nelle fiabe fantastiche. Questa mia vuole essere una breve testimonianza su come Calvino immaginava e viveva la Città; vi leggo un breve passo tratto dalle Città invisibili, un libro del '72 e alcuni brani di lettere del novembre 1959 che descrivono una città reale, New York. Leggo da Le città invisibili: -Se toccando terra a Tm.de non avessi letto il nome della città scritto a grandi lettere, avrei creduto di essere arrivato allo stesso aeroporto da cui ero partito... Perché venire a Trude? mi chiedevo. E già volevo ripartire'. A New York Calvino arriva dopo un lungo viaggio in transatlantico: «Cosa mai ho fatto a non prendere l'aereo? — si domanda —. Sarei arrivato in America pervaso dal ritmo del mondo dei grandi affari e della grande politica, invece vi arriverò gravato da una già forte dose di noia americana, di vecchiaia americana, di povertà di risorse vitali americane'. Ma ecco descritto l'arrivo: «La noia del viaggio è largamente ripagata dall'emozione dell'arrivo a New York, la più spettacolare visione che sia data di vedere su qusta terra. I grattacieli affiorano grigi nel cielo appena chiaro e sembrano enormi rovine di una mostruosa New York abbandonata di qui a tremila annU (una visione quasi apocalittica?). Ma Calvino intravede poco a poco colori diversi e dal deserto immaginato incomincia a vedere scorrere le auto. Le auto sono una Idea fissa di Italo: «Le auto sono tutte enormi, non è che ci siano le piccole e le grandi, sono enormi in maniera da far ridere... sono molto tentato di affittare subito una macchina grossissima, anche sema usarla, ma solo per il senso psicologico di dominio sulla città'. Calvino è anche entusiasta delle macchine calcolatrici, dei computers, e ne descriverà minutamente il funzionamento. Vorrebbe lì manifesto di Flavio Costantini pche tutti mandassero i loro figli ad imparare ad usarle. Tutto ->uesto nonostante che 11 primo impatto con le nuove tecnologie sia stato per lui contrastato. Le ragazze della Bandom House (la casa editrice americana che gli aveva pubblicato II barone rampante) raccontano che sono successi dei pasticci nella distribuzione del suo libro; due calcolatori si sono guastati sicché piccole librerie di villaggio del Nebraska hanno ricevuto dozzine di copie del libro mentre importanti librerie della Fifth Avenue non ne hanno avuta neanche una. Ricordate che Calvino, de¬ stodYnpinuiadttsgnlris scrivendo Trude, una delle tante città del mondo di oggi, come arriva pensa già di ripartire? Invece a New York, dopo soli quattro giorni, fa un sogno, un incubo: pensa di essere già tornato in Italia, •sento il bisogno urgente di ritornare subito in America... mi prende una angoscia folle, un desiderio dell'America che non è legato a nessuna immagine particolare, ma è come fossi strappato alla vita... mi sveglio tremando, ritrovarmi nella squallida camera dell'albergo americano è come ritrovarmi a casa». Alcuni di questi appunti sono scritti a Daniele Pon- sa, una maglietta' bianca sotto un vestito scuro a doppio petto, scarpette da tennis. Con lui tutto un seguito di beatniks ancor più barbuti e sporchi, tutti spostati da San Francisco a New York-. Con Calvino in America era giunto anche Arrabal, uno spagnuolo che viveva a Parigi: • Uno scrittore di pièces teatrali che nessuno ha mai voluto rappresentare'. Quella sera Ginsberg vorrebbe che Arrabal assistesse ai suoi amplessi coi barbuti. 'Trovo Arrabal tornando in albergo spaventato e scandalizzato perché volevano sedurlo. Lui che è venuto in America per scandalizzare è tutto sbigottito del primo incontro con l'avanguardia americana e improvvisamente si rivela il povero ragazzetto spagnuolo che fino a pochi anni fa studiava da prete: Ancora uno scrittore, James Purdy, di cui Einaudi su suggerimento di Calvino pùbblica nel '63 17 nipote: •E' un tipo molto patetico, di mezza età, grasso, grosso e dolce, biondo rossiccio e imberbe vestito seriamente, una specie di Gadda senza isteria, tutto dolcezza'. Calvino vorrebbe fare con lui discorsi sul capitalismo e il socialismo, ma osserva: «Qui il capitalismo avvolge e permea di sé tutto, l'antitesi ad esso è una sparuta, fanciullesca rivendicazione sprirituale senza linea né prospettiva; a differenza della società sovietica in cui l'unità totalitaria della società è tutta basata sulla co- per il «Convegno intemazionale su Italo Calvino» di Sanremo chiroll, cui chiede tassativamente di metterli tutti in una cartella, a disposizione degli amici e visitatori che abbiano voglia di leggerli, e si raccomanda di conservare la cartella •in modo che il tesoro di esperienza che accumulo sia un patrimonio di tutta la nazione'. Riaffiora qui l'ironia di Italo, però, quanto di vero si legge in queste pagine: descrizione di ambienti, di un mondo intellettuale e soprattutto una testimonianza, intelligente e curiosa di una New York del 1959. Vediamo cosa dice ad esempio di Alien Ginsberg: « Una barbacela nera schifo¬ scienza continua dell'avversario, dell'antitesi, qui invece siamo in una struttura totalitaria di tipo medievale, basata sul fatto che non esiste nessuna antitesi né coscienza di una possibile antitesi se non come evasione individualista' Calvino si ri' il . edere scrittori, agenti letterari, editori, si diverte a visitare la Ibm: •Bellissime macchine con cascate di fili di bellissimi diversi colori, con effetti di grande pittura astrattista; ma si rammarica che pur essendo l'ambiente molto bello e funzionale, le macchine perfette, • le donne siano tutte grasse, tutte brutte...'. Calvino non va mai al cinema perché alla sera ama vedere gente, ma è stupito che nessuno parli mai di film: 'Questa è una caratteristica di New York-Manhattan... un caso unico al mondo di una' società del nostro tempo per cui il cinema non conta assolutamente niente... si parla tutt'al più di vecchi silent movies che danno tutti i giorni al Museum of Modem ArU. Non va al cinema, ma spesso, almeno una volta alla settimana, va all'Actor's Studio che è •in una specie di tugurio nella zona del porto'. Ci sono sempre molti attori, qualcuno anche famoso, e directors che siedono intorno, e ogni volta mettono su un breve play o una scena, per studiare dei problemi, e poi discutono e criticano e ognuno dice la sua. Centro di tutto è Lee