Che banda di gatti: scava sottoterra e finisce all'Inferno

Che banda di gatti: scava sottoterra e finisce all'Inferno Che banda di gatti: scava sottoterra e finisce all'Inferno Handke, geologo i gdel sentire in un mondo di cose I racconti di Fracchia Di Umberto Fraccliia. uno scrittore che cercò assiduamente una via d'uscita al dissidio nazionale tra scrittura e pubblico, il pubblico d'oggi ricorda assai poco. Un'occasione per saperne di più è data dall'edizione a cura di Anna Maria Tosi di due volumi di Novelle e racconti (Salerno. 219 e 188 pagine, 38.000 lire). Fracchia nacque a Lucca nel 1889 da padre piemontese e madre ligure e mori a Roma nel 1930. Fu nazionalista, interventista e meditò poi su un suo ritorno all'ordine. Fu orfico e -a modo suo» strapaesano legando provincia ed Europa (tradusse Saint Pierre. Balzac. Rostand). Fondò e diresse fino al 1928 -La Fiera Letteraria.. In Novelle e racconti sono ristampate due raccolte: Piccola gente di città, che è del 1925. e Gente e scene di campagna, già pubblicato a capitoli sul .Corriere della Sera., dopo l'approdo di Fracchia alla campagna materna di Bargone. vicino a Sestri Levante. Si tratta di un percorso letterario che va dalle pene anonime della gente dai gesti inutili fino alla scoperta concreta dei luoghi, dei personaggi dai gesti sodi e sicuri. (g. t.) dici che Handke ha fatto ripetutamente nella sua opera, sa che U nucleo del vecchio continente è presente solo come mitologia, come il sogno di una lucidità trascorsa che ha poi generato sgomento e orrore. Il ritorno, descritto con lentezza e minuzia, è archeologia di Sè. il trattato sugli .Spazi, che il protagonista scrive è il cogliere oltre la memoria il farsi di una struttura. Si scopre cosi una ferita che non si rimargina se non attraverso una scelta epica. Handke ritrova nella coscienza modzrna lo spirito dei classici; il suo .romanzo di formazione, tipicamente tedesco si svolge con l'intensità dei gra;idi cicli di separazione dell'Odissea e dell'Eneide, in una dimensione .senza tempo., nella quale natura e storia si corrispondono nella legge degli .spazi., nelle loro gerarchie e nei loro divieti. Credo che Handke vada proposto al lettore per la necessità che impegna ogni sua pagina, segno sempre di letteratura autentica, senza preoccuparsi di darne un giudizio o di offrirgli un punteggio o un posto in graduatoria. Giuliana Morandini Peter Handke, -Lento ritorno a casa». Garzanti, 175 parine, 16.000 lire. dei campi della (sua) infanzia.. Da questo orizzonte Sorger approda alla costa occidentale, alle rive del Pacifico, dove il paesaggio è cornice di città automatizzate, e dove pesa un senso di immobilità, anche nella zona sconvolta dal sisma. E'poi la volta di New York, stazione che precede il rientro in Europa, alla ricerca delle origini, degli spazi antichi. Nelle luci di Manhattan, nei riflessi dei grattacieli, nell'affaccendarsi silenzioso delle masse metropolitane, si delinea l'ultima fase del viaggio. Il volto dell'Europa affiora nel tessuto alienato eppur dolcemente familiare di New York, sotto una patina lieve di neve. L'accordo del mondo interiore con i paesaggi è reso con cura: nel Noid accanto a Sorger si muovono un compagno di lavoro indifferente e una donna indiana .liscia, e silenziosa negli affetti. Sulla costa del Pacifico le sette attraggono nei loro deliri cosi come una famiglia lo coinvolge appena e l'allontana. A New York Sorger incontra uno sconosciuto europeo in un caffè o è colpito da volti che l'accostano nelle hall degli alberghi, nelle uscite delle subway. Ma verso quale Europa si volge il ritorno? Chi ha presente l'accusa delle ra¬ raltro di scarso rilievo rispetto al Quintino della Collina. Di più: a un certo punto anche questi gatti, fino a quel momento assai convincenti, vanno a finire sottoterra, in un intricato sistema di budelli oscuri dove un popolo di schiavi è oppresso e sfruttato da un tiranno, come, nel libro capostipite, avveniva nel dominio del coniglio dittatore. Solo che qui si va più Imontano. Il tiranno non è solo una manifestazione del male, è il Male incarnato, un enorme gatto satanico (sarebbe Grizraz Mangiacuore. uno dei tre mitici gatti delle origini) perpetuamente accovacciato su un cumulo di bestie semivive, mutilate, agonizzanti, come su un orrendo trono; i carcerieri e aguzzini sono creature inna¬ LA voga dei grossi romanzi avventurosi con protagonisti animali, lanciata una dozzina d'anni fa dall'enorme e imprevedibile successo de La collina dei conigli di Richard Adams. si è ormai assestata in un filone a sé. non molto folto, dignitoso in quanto al livello letterario, e ancora improntato così fedelmente a quel primo modello de provocare il commento che da un'opera all'altra la specie animale cambia ma la storia rimane più o meno la stessa. Con II canto di Acchiappacoda di Tad Williams è la volta dei gatti, semidomestici ma sovente vagabondi, in grado dunque di spaziare liberamente per i territori dell'avventura; e osservati con sufficiente attenzione nei loro movimenti caratteristici, il voltare la testa come per imbarazzo nel bel mezzo di uno scontro, la ricerca improrogabile di una pulce quale diversivo per allentare la tensione. Anche il linguaggio suona come un pastiche assai azzeccato, ricco di espressioni a misura di gatto quali -nell'ultima zampata di giorni-, -se fiutate quel che voglio dire., -a molti balzi di distanza.. La Luce che si diffonde è l'alba, l'Ora delle Ombre più piccole il meriggio, l'Occhio il plenilunio; .ho visto tre Occhi, significa dunque .ho compiuto tre mesi.. Tutto ciò è più di quanto William Horwood abbia fatto a suo tempo per le talpe della sua Foresta di Duncton (Rizzoli 1983), cosi poco caratterizzate da non risultare nemmeno cieche, che per una talpa è proprio il colmo. Tutti i libri appartenenti a questo particolare sottogenere di fantasy si possono confrontare solo tra di loro, data l'omogeneità del filone; e allora va detto subito che Watership Down, o La collina dei conigli, non è soltanto il primo, è anche di gran lunga il migliore. Adams ha veramente cercato di vedere il mondo con gli occhi di un coniglio e sentirlo con la sua pelle, ha saputo creare una plausibile e divertente mitologia conigliesca, ha dato l'impressione di conoscere dall'interno la vita come si svolge (o come potrebbe svolgersi se i conigli avessero intendimento e sentimenti umani) nell'intrico sotterraneo delle tane. n canto di Acchiappacoda non arriva a tanto. La fedeltà stessa con cui segue il modello lo pone nella categoria dei successi preconfezionati, costruiti su una ricetta già ben collaudata, vale a dire immaginati di seconda mano. Vengono riproposte puntualmente le citazioni colte poste in epigrafe ai capitoli; c'è il glossario, qui naturalmente composto di termini di una supposta lingua felina, c'è la cartina topografica del territorio in cui si svolgono gli eventi; e questi ogni tanto vengono interrotti dalla narrazione di qualche novella o mito delle origini; e non manca nemmeno l'extrasensitivo che prevede il futuro, figura pe¬ Peter Handke rienze giovanili sembrano nel loro fuoco sperimentale lontani dalla grande capitale asburgica ma poi ne continuano insensibilmente il motivo critico, riconoscibile nel peso filosofico persistente di Wittgenstein. Riflettere sulla struttura, sul linguaggio, è elemento fondante di ogni conoscenza e quindi di ogni pratica di scrittura. Il racconto è metafora di un percorso, umano e di stile. Nello scenario di pietre e fiumi del Nord comprendere le forme è l'unica attività possibile, un risalire alle fasi arcaiche della vita. .Gli toccava prendere sul serio il mondo intero in ogni minima forma... come solo un bambino sa prendere sul serio» e sempre il protagonista è intento a -descrivere le forme