La Giulietta di Berlioz s'innamora dei colori dell'orchestra

Direttore Muti, interprete Jessie Norman Direttore Muti, interprete Jessie Norman La Giulietta di Berlioz s'innamora dei colori dell'orchestra UNO stuolo di mitici virtuosi del pianoforte, quasi tutti grandi estinti la cui scuola, cultura e tecnica affondano radici nell'Ottocento, rendono omaggio a Liszt, del quale due furono perfino allievi, eseguendone pezzi per pianoforte sullo Steinway che appartenne a Wagner e che Liszt suonò. Com'è possibile? Semplice: con il mezzo più antico e artigianale di riproduzione del suono, con il plano meccanico, ovvero con 11 rullo di carta perforata su cui tanti autori, non solo interpreti, lasciarono incise le loro note (Busoni, Debussy, Grieg, SaintSat'ns). Oggi, con elaborate macchine applicate a moderni gran coda (tastiere felpate «in negativo», sovrapposte alle tastiere del nuovo strumento), è come riavere tanti cari estinti in salotto, come in un film da Edgar Allan Poe. L'album della Emi (digitale e Dmm) è un reperto incredibile di pezzi rari, il vinile e sforna un album D.O.C., effervescente naturale, sensa coloranti né additivi, un rock metropolitano sfersante, a tratti agghiacciante per potenza e cruda sensualità. In cabina di regia per questo Blah blah blah (A&M) ci sono volti noti, garanzie di spessore internazionale, da David Bowie che per rinverdire un sodalizio antico ha scritto cinque canzoni, ha mirato e prodotto il disco, a Steve Jones (ex Sex pistols) che ugualmente ha firmato altre composizioni, giostrando poi alla chitarra. Già in copertina Mr Osterburg sembra voler ribadire che nulla è cambiato e nella tenuta da »rude boy», jeans, maglietta scura, sguardo rabbioso e ciuffo ri¬ •*«-*!"P'"«tir Un'illustrazione ottoc 'Visione» risucchia, nel suo forrice fantomatico, la concretessa di personaggi e situazioni. Strumento impareggiabile di questo procedimento e protagonista della 'Sinfonia drammatica» è ovviamente l'orchestra che in Romèo et Juliette Héctor Berlioz tratta con un virtuosismo estremo. Nell'orchestra si realizzano i due elementi fondamentali della caratterizzazione musicale: il gesto e il colore. Non più temi ma gesti, evocatori di mille significati che il timbro strumentale, nelle continue sfumature dei suoi colori, realizza con stupefacente abilità: nascono Un'incredibile s entesca di «Romeo e Giulietta» o a i o o cosi episodi dove l'elemento portante non è più la 'melodia» ma il movimento puro di un'orchestra tentacolare, colorata in un certo modo. Per realizzare tutte le intenzioni di Berlioz, l'esecuzione dev'essere di supremo splendore virtuosistico e quella offerta da Riccardo Muti con l'Orchestra di Filadelfia risponde in pieno alle esigenti aspettative. Dalla magica partitura Muti tira fuori probabilmente tutto: l'ebbrezza romantica delle sonorità ma anche l'inquietudine moderna della forma nuova, il senso sottilmente ambiguo e vagamente inquie¬ erie di pezzi rari tante che il grande lavoro trasmette nelle sue frantumazioni formali. Sotto la bacchetta di Muti questa musica si dilata non nel tempo ma, si vorrebbe dire, nello spazio, quando le note lunghe, tese con vero spasimo, spalancano immense aperture prospettiche (vedi l'inizio della seconda parte). n gigantismo di Berlioz è realizzato distinto: l'ascoltatore »vede» i grandi spazi notturni illuminati dalla luna, la sala da ballo, il cimitero, ma senza mai avvertire alcun senso di pesantezza: nell'immensa scena inquadrata dall'orchestra si susseguono come in un caleidoscopio particolari anche minuti, elettrizzanti seghettature ritmiche, fulgide scintille di timbri acuti, o sinistri, o lievemente tlnnanti. Sorretti da questa orchestra i cantanti Jessye Norman, John Alex e Simon Estes sono naturalmente portati ad esprimere il massimo ed il Westmlnster Choir istruito da Joseph Flummerfelt non è da meno: si ascolti l'introduzione con mirabile dialogo tra il contralto e il coro e si avrà l'idea di quali fantasmi passassero per la mente di Berlios nel 1839. Paolo Gallarati Berlioz: «Romèo et Juliette». Con Jessie Norman, John Aler, Simon Estes. The Westmlnster Choir, The Philhadetphia Orchestra, diretti da Riccardo Muti, 2 Lp EMI. Il sapore di antico e d'autentico lo dà il timbro di quel pianoforte che ancora arreda la casa di Wa- ; gner. Il' sapore" di nuovo lo dà invece la vivezza incredibile del suono, il realismo dell'esecuzione, riprodotta con un plano meccanico Welte Mignon, brevettato in Germania nel 1906. e perfezionato poi in modo da «leggere» nelle perforazioni anche l'intensità della forza loro applicata, dunque la dinamica originale. Il Welte Mignon non è il primo dei sistemi a rulli di pianola ad aver avuto l'onore della fotografia discografica: L'Oiseau Lyre ha in catalogo tre preziosissimi volumi di Rachmaninov pianista, tre di Josef Lhévinne e uno di Moritz Rosenthal nella serie Ampico, che appunto prende nome dal terzo brevetto, americano, in ordine di tempo. Mentre dal secondo, il Duo Art, lanciato negli Stati Uniti nel 1913, Michael Tilson Thomas ha •tirato» la parte solista della Rapsodia in blue con Gershwin al pianoforte, registrata dalla Cbs diversi anni fa: grazie a un rullo inciso da George stesso nel 1925 per due pianoforti, dove con pazienza si sono tappati i buchi corrispondenti alla seconda tastiera (l'orchestra) per avere filologicamente Gershwin solista di se stesso. Cosimo Steffani a arrabbiato

Luoghi citati: Filadelfia, Germania, Stati Uniti