Il sogno di Sanremo non è la canzone nazional-popolare

Borgna e la storia del Festival: un'analisi che lascia perplessi Borgna e la storia del Festival: un'analisi che lascia perplessi Il sogno di Sanremo non è la canzone nazional-popolare Dopo tredici ediz gonisti, lettura del contenuto delle canzoni, rilievi tecnici sull'aspetto musicale delle composizioni, pareri personalissimi e brutte fotografie. La parte più giornalistica, che va a rivangare episodi dimenticati delle cronache dell'epoca e altri ne aggiunge sulla base di testimonianze raccolte da alcuni protagonisti, è senz'altro la più interessante e' divertente, ma paga lo scotto di divenire scontata quando ci si avvicina ai giorni nostri. Gli excursus strutturali (ricavati da Kogan, Mack Smith e da crude statistiche) sono ridondanti, economicistl, sovente senza senso (ad esemplo, dobbiamo sorbirci una pagina intera sul problema di Trieste, che dovrebbe introdurci all'ardua decifrazione, in una riga, di « Vola colomba»). Ma è proprio l'Indagine delle canzoni, cioè il dichiarato centro del libro, a costituire la parte più debole Il più delle volte Borgna non ci dà una lettura Il loo izioni, Amilcare Rambaldi lascia la rassegna strutturale e neppure uno svelamento di sensi riposti, ma un giudizio politico-morale di tipo veterocomunista. 'Aveva un bavero», dato che parla di un'epoca che non è più, sarebbe una canzone passatista e reazionaria. «Lo sai che i papaveri» diffonderebbe una morale rinunciataria perché dice: «Sei nata paperina, che cosa ci vuoi far?». Ma se la paperina avesse voluto diventar papavero, sarebbe stata più di sinistra, o sarebbe stata solo più cretina? Non pago del vetero-comunismo, Borgna si mostra vetero e basta sul plano del gusto musicale. Punto sul vivo dalle critiche alla sua Storie della canzone italiana, per la quasi totale omissione di rilievi strettamente musicali, questa volta si fa assistere da Giovanna Marini e chiama questo contributo 'analisi musicale dei testi». I suggerimenti della Marini si rivelano letture di spartiti più che critica musicale in senso stretto e Borgna vi si muove con evidente impaccio, prendendo quota solo quando si tratta di scagliarsi contro il luogo comune, in nome ovviamente di luoghi comuni »di sinistra» altrettanto radicati. Ad esempio, il giro di Do sarebbe «una successione di accordi banalissimi», quasi che fossero banali gli accordi di per sé, eppure ci sarà bene una differenza tra »Blue moon» e un qualsiasi brano di Toto Cotufmo! Altro invincibile luogo comune: il ritmo contro la melodia. Spontaneo, quasi obbligatorio, schierarsi dalla parte della melodia, anche se non ci viene spiegato il perché. Infine, a supremo coronamento, il terrore dell'elettronica, fondato, come ogni terrore, sull'ignoranza. Si legga la seguente perla: »In "Rie" della Berte le macchine elettroniche sono usate con intelligenza, senza far finta che siano strumenti veri, anzi, si insiste sulle loro sonorità "marziane"». Avete indovinato: Gianni Borgna insegue il modello di una canzone 'nazional-popolare» fondata su questi stereotipi: linguaggio raffinato ma non ermetico (persino all'Endrigo deH'.Arca di Noè» si tirano le orecchie) altrimenti si perde l'aggancio con le 'masse popolari». Musica melodica, non banale, ma nemmeno troppo ostica da memorizzare, per lo stesso motivo di cui sopra. Suoni il più possibile naturali, anzi acqua e oSSSfflfe C«ntenutl,.mai^> '." a'curldi piiiari e progress?-' vi, non fino alla provocazione magari e neanche cosi espliciti da sembrare costruiti (vedi le Infinite cautele nel giudizio di personaggi come Eros Ramazzotti e Vasco Rossi). Insomma, il sistema noto come: «un po' più, un po' meno», sistema con il quale non si vincono le rivoluzioni e neanche i festival. I veri cambiamenti, anche per Sanremo, arriveranno dai satelliti. Che ne sarà allora della manifestazione del Teatro Ariston? Borgna non fa previsioni, forse perché brucerebbe il suo prossimo libro. Una cosa però ce l'ha già chiarita: il sogno di un futuro 'nazional-popolare», questo si. è soltanto una »grande evasione». Gianfranco Manfredi k di Anna Oxa al Sanremo '85

Luoghi citati: Sanremo, Trieste