Dalle Crociate allo spirito di crociata

Dalle Crociate allo spirito di crociata Dalle Crociate allo spirito di crociata Claudio Magris «Le crociate ieri e oggi» -è-ft-tema del convég'n~ó7' promosso dal Centro culturale -Giuseppe Toniolo-, che si conclude oggi a Torino al Centro Incontri della Cassa di Risparmio. Tra i numerosi relatori, interviene anche lo storico Franco Cardini, autore di saggi sulla cavalleria medioevale e sulle crociate. Gli abbiamo rivolto alcune domande. — E' giusto parlare «delle» crociate? O si dovrebbe piuttosto parlare «della» Crociata? •Quando diciamo le crociate, alludiamo soprattutto alle varie spedizioni in Terrasanta tra XI e XIII secolo; viceversa, dicendo la Crociata (e discutendo di uno "spirito di crociata", di un"'idea di crociata" e cosi via), indichiamo lo spirito sottostante a tutte quelle spedizioni, l'idea di fondo che le animava, le prospettive tanto ideologiche quanto spirituali di quel movimento di lunga durata». — Quanto lunga? •Senza dubbio molto. Anche se è soltanto nel Duecento che i canonisti definiscono statuto e caratteri giuridici della crociata, il movimento aveva origini lontane — per certi versi risalenti agli scontri contro i musulmani nell'età carolingia — e si sarebbe prolungato addentro nell'età moderna. La I classici nazionali ROMA — A Palazzo Venezia si inaugura oggi la mostra bibliografica .Le edizioni nazionali». Vi sono esposte le .opera omnia» dei più importanti nostri scrittori, realizzate sulla trascrizione critica di tutti i manoscritti conosciuti, secondo i più rigorosi criteri della moderna fiiologia.Tra gli altri figurano: Dante Alighieri, Francesco Petrarca, Torquato Tasso, Galileo Galilei, Cesare Beccaria, Carlo Cattaneo, Nicolò Tommaseo, Ugo Foscolo, Giacomo Leopardi, Alessandro Manzoni, Giovanni Verga, Gabriele D'Annunzio, Benedetto Croce. La mostra, che resterà aperta fino al 30 novembre, è stata organizzata dal ministero per i Beni culturali, nell'ambito della «Rassegna Libro 86», che espone diecimila volumi in rappresentanza di 150 case editrici. FIRENZE — -Una casa editrice tra società, cultura e scuola- è il titolo che La Nuova Italia ha dato alla mostra e al catalogo preparati per festeggiare i suoi sessant'anni di vita. Un titolo appropriato che introduce il lettore — e 11 visitatore dell'esposizione appena inaugurata a Palazzo del Folclore a Roma — nello spirito e nello spazio che questa impresa editoriale ha occupato, e occupa, nel Paese. Un Itinerario complesso da quell'agosto del 1926 nel quale Elda Bossi e Giuseppe Maranini, con un capitale di centomila lire, fondarono al Lido di Venezia la piccola casa editrice. Il primo libro pubblicato fu -L'eredità di Vittorio Alfieri-, di Giovanni Gentile e a stamparla fu la tipografia Stianti, di San Casciano Val di Pesa, che inviò a Firenze le prime seicento copie -per mezzo di un ba- Una mostra a Ro battaglia di Lepanto, la 11"Ber&sró'fte di Vienna' U&" parte di Jan Sobìetzki nel 1683, le campagne di Eugenio di Savola nei Balcani risuonano ancora di valori crociati. A tratti, pare che — con molti equivoci e strumentalizzazioni — lo spirito di crociata addirittura risorga: si pensi alla guerra della Vandea tra 1793 e 1796, alla guerra del «cristeros» in Messico, a quella civile spagnola nel 1936-'39, allo stesso uso intensivo che del termine «crociata» si è fatto durante la seconda guerra mondiale, sia nella campagna dell'Asse contro l'Unione, Sovietica, sia in quella angloamericana contro la Germania nazionalsocialista». — Tuttavia questi equivoci, queste strumentalizzazioni, provano che la crociata è tutt'altro che qualcosa di definibile una volta per sempre, di chiaro, di compatto... •Appunto. La genesi del movimento crociato e della mentalità collettiva crociata è una lunga sequenza di spostamenti di significato, di malintesi, di contraddizioni. Nata come pellegrinaggio armato per la riconquista e il mantenimento dei Luoghi Santi, la crociata si sviluppa successivamente in più direzioni e il papato tende a monopolizzarne la gestio¬ si sviluppano in coincidenza' cól "se non in rapporto al movimento crociato; le strutture sia pratiche e quotidiane, sia spirituali e devozionali del pellegrinaggio: l'immensa letteratura direttamente o indirettamente dipendente dalla crociata (cronache, diari di pellegrinaggio, trattati giuridici, prediche, trattati teorico-strategici). Anche a livello archeologico c'è molto da fare: basti segnalare l'imponente linea di difesa dei castelli crociati lungo la depressione del Giordano dalla Sirla fino al golfo di Aqaba, ancora insufficientemente studiata e bisognosa di grossi lavori di restauro». — Tutto ciò, però, spiega l'interesse che gli storici provano per le crociate. Ma il grande pubblico? «Per questo interesse da parte di un pubblico più largo, che effettivamente sembra in crescita, le ragioni sono evidentemente di due tipi. Da un lato c'è il fatto che nel mondo contemporaneo la crociata è effettivamente (pensiamo anche all'uso frequentissimo che di questa parola si fa a livello giornalistico) una specie di linea spartiacque ideologica. Voltaire e gli illuministi hanno in genere indicato nelle crociate un frutto caratteristico del fanatismo e della barbarie; al par.e elei Turchi ottomani che minacceranno la stessa Europa, la crociata muterà di nuovo aspetto e si trasformerà nel "problema turco"». — Ma accanto a questi grossi problemi di storia politica, diplomatica, militare, giuridica e della mentalità vi sono altre questioni storiche inerenti alla crociata che debbono essere ancora messe a fuoco? «Certamente. Molto si è fatto, molto resta da fare. Vanno ad esempio approfonditi i problemi relativi agli insediamenti fondati nei territori conquistati dai crociati e la relativa organizzazione di altrettante "società coloniali" (l'espressione è ripresa dallo studioso israeliano Joshua Prawer); i rapporti economici e culturali tra Oriente e Occidente quali ne e a dirigerne il flusso. Presto si faranno crociate contro i Greci scismatici, gli eretici catari, poi addirittura contro i nemici politici del papa. Intanto, lo schema crociato con le relative caratteristiche giuridiche, si adatterà alle guerre contro i Mori di Spagna e alle spedizioni tedesche contro gli Slavi e i Baltici del Nord-Est europeo. Nel corso del Trecento, mentre Gerusalemme era ormai perduta, la crociata era diventata un colossale affare di gestione di tasse (le «decime»), di amministrazione di indulgenze e di commutazione venale dei voti, di organizzazione del consenso attraverso la predicazione, la diffusione di racconti di miracoli e di reliquie, la pratica del pellegrinaggio. Più tardi, con l'invasione dell'impero bizantino da ma per i 60 anni della casa editrice LA. e J h contrario, il romanticismo ha esaltato le guerre combattute per la fede. D'altra parte, oggi la crociata è i>.rse «alla moda» in quanto si assiste un po' da ogni parte a una sorta di revival religioso, che a qualche coscienza laica può forse richiamare la febbre che precedeva l'esplosione dell'entusiasmo crociato ai tempi di Pietro l'Eremita e di Bernardo di Clairvaux. Anche in questo caso, la tensione attuale è piena di aspetti interessanti: ad esempio, i musulmani non hanno mai perdonato le crociate agli occidentali e sostengono che Israele — accampata in territorio arabo come il regno crociato fra XI e XIII secolo — è destinata al pari di esso a venire sconfitta dall'Islam. Anche fra gli storici, oggi, ci si interessa molto a come nel Medioevo gli arabi intendevano la crociata: in quel modo di intenderla, forse in quei fraintendimenti, vi sono almeno in parte le radici di problemi scoppiati soltanto ai giorni nostri. Oggi tutti sappiamo più o meno che cos'è lo jihad, la «guerra santa, musulmana: e capita spesso di pensare che la crociata fosse lo jihad cristiano. Sono paragoni grossolani, antistorici, pericolosi: ma nei mass media circolano tranquillamente». 1.1. Un viaggio sentimentale dalle sorgenti del grande fiume al Mar Nero.