Garibaldi, sei grande ti racconto a dispense di Angela Bianchini

Torna la biografia del «Generale» scritta da Jessie White Mario la rivoluzionaria inglese che lo seguì dappertutto Torna la biografia del «Generale» scritta da Jessie White Mario la rivoluzionaria inglese che lo seguì dappertutto Garibaldi, sei grande ti racconto a dispense sa Sonzogno, a stampare a Milano, a dispense, prima in un'edizione modesta, poi in un'altra, di lusso, con illustrazioni di Eduardo Matania, celebre disegnatore dell'epoca. La vita di Giuseppe Garibaldi di Jessie White Mario. Ristampata e ampliata, poi, anche nel titolo che divenne Garibaldi e i suoi tempi, questa Vita ebbe enorme successo e risonanza fino nei primi anni del nuovo secolo. Dopo alcune edizioni anastatiche recenti, fra le quali la più nota è quella pubblicata per il centenario della morte di Garibaldi, a Napoli, presso De Doniinicis, con prefazione di Giovanni Spadolini, la troviamo ora in forma assai maneggevole, per 1 tipi di Studio Tesi, con una viva- IL 7 settembre 1860, Garibaldi fece un ingresso trionfale in Napoli, «acclamato e sorretto», in veste del «figlio del popolo», «dai cinquecentomila abitatori, la cui fervida ed irresistibile volontà, paralizzando un esercito Intiero, li spingeva verso la demolizione d'una tirannide, all'emancipazione del sacri loro diritti». La visione che Garibaldi ebbe di se stesso quale Eroe e Raddrizzatore di Torti si trova nelle Memorie e non va presa come forma di vanità, bensì come segno di quel gusto f euilletonlstico da cui il Generale non andò mal esente, neppure nella sua produzione romanzesca. Del resto, le stesse Memorie garibaldine ebbero molte stesure e subirono molti cambiamenti, basti pensare che, nel gennaio del 1860, a Fino Mornasco, dove Garibaldi era degente per una caduta da cavallo, piombò addirittura Alessandro Dumas, alla ricerca di me: .-morie re>j{U.;'8jfcre. notigiei-riirette. Con*: vintosi, dopo 1 contatti con Garibaldi e-1' con la sua fedele amica inglese, la giovane Jessie White Mario, moglie del garibaldino Alberto Mario, che le gesta del Generale costituivano il feuilleton principe, o meglio, la realtà diventata feuilleton, Dumas decise di unirsi alla spedizione dei Mille, risalendo metà della Penisola al seguito di Garibaldi A Napoli, dunque, in quel settembre del 1860, si trovavano due personaggi che non poca parte ebbero nel creare il mito di Garibaldi dalle «qualità umane» che si manifestarono ad ogni momento dell'avventura straordinaria della sua vita: la giornalista Jessie White Mario, vivandiera, infermiera, a cui venne affidato il compito di supervisione negli ospedali napoletani, e Dumas, nominato da Garibaldi stesso direttore del Musei e delle AntichitàMolto criticato per le bizzarrie compiute in questo ruolo, a lui certamente poco adatto, l'autore del Conte di Montecristo e del Tre Moschettieri, le compensò trasformandosi nel più abile propagandista europeo dell'epopea garibaldina. Non erano infatti passati quattro giorni da quel fatidico 7 settembre che Dumas aveva già fondato un giornale, L'Indipendente, zeppo di notizie, di commenti, di interviste, e, naturalmente, di romanzi d'appendice: più famoso di tutti, quel Borboni di Napoli che narravano le malefatte del passato regime. Ma c'è di più: proprio sull'Indipendente fu Iniziato al giornalismo quel giovane intellettuale napoletano, Eugenio Torelli Violi lor che sedici anni più tardi avrebbe fondato a Milano, con criteri e metodi assolutamente moderni (tra 1 quali, il feuilleton in prima pagina), il Corriere della Sera, strumento insostituibile nella faticosa vita intellettuale dell'Italia Unita, punteggiata, oltre che dai giornali, dalle prime, gloriose case editrici. E fu una di queste, la Treves, più prestigiosa ormai della antica e glorio¬ Adams Daniels, tradotto in italiano per Mursia, Milano, nel 1977), a lei toccò una formazione assai speciale. Nata sul mare, vicino a Portsmouth, nel 1832, da una famiglia di fabbricanti di navi, Jessie era, però, nipote, per parte di madre, di un americano di New Orleans che aveva liberato i suoi schiavi fin dagli Anni Venti. La sua fu dunque un'eredità di indipendenza trasformata poi in volontà di emancipazione, quale vibrava, In quell'epoca, tra le donne più sensibili del mondo anglosassone. Andò a Parigi a studiare filosofia, appena ventenne, e 11, per caso, attraverso una certa Emma Roberts che era innamorata di Garibaldi, conobbe il Generale in Sardegna, e divenne appassionata della causa italiana. Già prima, del resto, era emersa nel gruppo delle donne devote a Mazzini, a Londra, e sembra proprio su di lei sia basato il perjemminile della «neofita delpolitica», nel romanzo Vittoria di George Meredith. La devozione alla causa garibaldina fu sigillata dal matrimonio con Alberto Mario, conosciuto a Genova nel 1857; con lui, e più a lungo di lui, firn in prigione e si sposarono più tardi, in Inghilterra, dando allora inizio a una vita randagia, tutta stenti, battaglie, avventure, spostamenti che ben poco rassomigliava al comfort tipico dell'epoca vittoriana. A New York andò nel 1858, a propagandare la causa italiana, segui poi la spedizione del Mille a cui partecipò Mario. Fu con Garibaldi ad Aspromonte, andò a recuperare il cadavere di Enrico Cairoli ucciso a Villa Glori, e, in dissenso perfino con Mario, venuto ormai gradualista, positivista, federalista e soprattutto repubblicano, segui addirittura Garibaldi sui Vosgl. Rimasta sola dal 1883, quando il marito le mori a un anno di distanza esatto da Garibaldi, essa per necessità, e per passione, oltre che a insegnare, seguitò a scrivere: soprattutto sulla Wattora diretta da E. L. Godkin. con il quale aveva stabilito contatti fin dal 1858, a New York. . «Autrice di una copiosa e analitica produzione», come disse Giovannella Morghen, fu certo ripetitiva, ma sempre autentica, con materiale di prima mano, e attenta alle motivazioni più segrete della situazione italiana che studiò fino alla morte, sopravvenuta nel 1906. Esemplare, per questa sua sensibilità, il saggio La Miseria in Napoli, pubblicato da Le Monnler nel 1877, dove, piegandosi sui.mali di Napoli sembra ricongiungersi alla «napoletaneltà» di Mastrtani e di Matilde Serao. La prefazione di Guido Gerosa. pur piena di ammirazione per la Mario, sembra sottolinearne soprattutto gli aspetti eccentrici, di rivoluzionarla appassionata, di innamorata di Garibaldi che il Generale cercò In tutti 1 modi di tenere a freno, e si concentra particolarmente sul periodo garibaldino. Due o tre incertezze o sviste vanno poi indicate: il feuilleton di Garibaldi ha per titolo esatto Clelia o il governo dei preti, la Natìon che, alla 'sua morte, encomiò Jessie è quella di New York, e non quella di Buenos Aires. E non si comprende perone la maggior fonte delle notizie sulla Mario, dee la biografia della Daniels, sia appena accennata en passant e non compala né in bibliografia né nelle note. Giustamente osserva Gerosa che la Vita di Garibaldi, «con tutu i suoi limiti d'ingenuità e di mistica risorgimentale, merita 11 grande favore che la ha sempre accompagnata». Aggiungiamo poi che, fin dalla sua scansione a dispense, voluta dal Treves, essa sembra possedere una Qualità fuori dal tempo e che con il tempo si rinnova Chissà, dunque, che nei prossimi mesi, quando arriverà sui nostri schermi televisivi il film di Luigi Magni dedicato a Garibaldi, al pubblico non vecada di ricordarsi anche di Jessie White Mario, la giovane inglese che, attraverso la dedizione alla causa dell'indipendenza italiana, trovò in se stessa una dimensione di «donna nuova». Angela Bianchini