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Esce il primo volume dell'epistolario. Autoritratto da Casarsa a Roma Esce il primo volume dell'epistolario. Autoritratto da Casarsa a Roma Pasolini si svela nelle lettere fra tormento e idillio Tuttolibri Settimanale di attualità culturale letteratura scienza arte spettacolo UNA vita, violenta, disperata, golosa, attraverso le lettere agli amici, ai maestri. E' quella che scrisse Pier Paolo Pasolini, dagli anni dell'adolescenza fino alla terribile morte, nello squallore dell'Idroscalo di Ostia, in una notte mal chiarita il 1° novembre '75. Le ha raccolte e ordinate con cura affettuosa il cugino dello scrittore, Nico Naldini, e le pubblicherà Einaudi in due volumi, a fine mese uscirà il primo, nella sua nuova collana •Biblioteca dell'Orsa» (pagine XXXH-738 lire 42.000). Con Lettere 1940-1954, si apre l'epistolario di una delle figure intellettuali più complesse nella cultura del nostro dopoguerra. Poeta, studioso di letteratura popolare, romanziere, regista, polemista, Pasolini ha offerto di sé una girandola di volti e interessi, una febbrile volontà di capirsi e capire, usando una mobilità di strumenti, dal ' cinema alla poesia, dal romanzo all'invettiva giornalistica, davvero atipici , nel panorama" culturale *;ii^iark: •,;;.^.;:/-. Naldini è andato alle radici della sua inesausta irrequietezza, in quel pae' saggio petroso del Tagliameli to, di là da Vaga, fra Casarsa, Versuta, Rarauscello, dove l'adolescente • Pasolini, giorno dopo giorno misurava speranze e delusioni nei confronti della realtà; dove, attraverso fitti scambi di lettere, cercava di allargare il breve orizzonte friulano. Pendolare fra Bologna, Parma, Conegllano, Belluno, per la carriera militare del padre Carlo Alberto (11 «colonnello attaccabottoni*, come più tardi lo chiamerà Oadda), è' Casarsa, paese della madre, che Pasolini, diciottènne, sente come «nido» e «radice» e il Tagliamento come «incanto» e «segreto»: «Ho voglia di essere nel Tagliamento. a. lanciare i miei gesti uno dopo l'altro nella lucente concavità del paesaggio... Un torrente enorme, sassoso, candido come uno scheletro', scriverà agli amici. Oli amici di quegli anni, Franco Farolfi, Luciano Serra, Francesco Leonetti, Luca Cavazza, si vedono arrivare lettere di bruciante passione intellettuale. Pasolini si infiamma su HOlderlin, legge Strindberg e Kleist, legge il Montale de Le Occasioni, scrive: «mi è piaciuto ma non mi ha entusiasmato»; lancia Invettive: «brucerò le chièse, i teatri, le abitazioni»; ha momenti di grande depressione: «La mia vita a Casarsa si è stecchita». Pronuncia il nome di una ragazza, Emilietta, e aggiunge: «io sono d'acqua e di pietra quando mi avvicino a lei». Sono gli anni degli studi a Bologna, della grande ammirazione per Longhi, della sua passione per la pittura («idolatro Cefaline», scrive), che procede accanto a quella per la poesia. Naldini, come un controcanto alle lettere, ha scritto anno per anno una ««'ortologia», un rac:. coiitò. dtìtj;'le:, lega lé*unfr: alle altre, colmando gli inevitabili vuoti, chiarendo le tante illusioni, modellando le lettere a ritratto, aiutato dai quaderni ' inediti dello scrittore, gli stessi dal quali Pasolini ricavò Atti impuri. Il ragazzo Pasolini, che ascolta Beethoven, sente «forte Ungaretti» e «coltiva Freud», spedisce agli amici ritagli di giornali sportivi, locali, dove sono fermate le sue imprese di calciatore; chiede colóri «rosso indiano», dibatte con gli amici Serra, Leonetti, Roversi, 11 progetto di una rivista, gli Eredi, che, mai attuata, diventerà anni e anni dopo Officina. Le sere imbarlumide di Casarsa lo vedono al tavolo a scrivere di cinema e di teatro, ad ascoltare il dialetto veneto della piccola borghesia paesana e il re un'ora di alta distrazione. Si immagini che lo leggevo a letto, l'altra sera, ma ho dovuto alzarmi e, per frenare il batticuore, passeggiare su e giù per la camera». E proprio a Contini con grande asciuttezza e lealtà, Pasolini vorrà confessare i motivi del suo trasferimento a Roma, in una lettera del novembre '50: -Io e mia madre siamo fuggiti, letteralmente, da Casarsa e arrivati a Roma. Mio padre — come mi pare di averLe accennato — era tornato dalla prigionia con una "sindrome paranoidea", alcolizzato, e insomma tale da rendere intollerabile la vita di mia madre. (Prenda tutte le mie parole nel loro significato letterale e assoluto) e, già da tempo la convivenza con lui era impossibile. Poi è successo II mio rovescio: una denuncia a mio carico di corruzione di minorenni, per un mio amore con un ragazzo di un paese vicino a Casarsa, Ramuscello». A Roma il Rimbaud •senza genio», con la madre Susanna («manimetta», «Pitinicia», -cicciona», come*amorevolmente sia chiama), andrà incontro a nuove delusioni, ma anche a l'elici incontri: Penna, Caproni, Bertolucci, Gadda, Bassani. Ma soprattutto ad un mondo, quello delle borgate, che diventerà il suo nuòvo «inferno» da tradurre in parole ed immagini, nei romanzi Ragazzi di vita, Una vita violenta, nei versi Le ceneri di Gramsci e La religione del mio tempo, nei film .Accattone o La ricotta. Un inferno da affrontare «scandalosamente» perché «sinceramente», e senza l'aiuto di una religione cattolica o marxista, come confidava, nel '54, a Carlo Betocchi: «La mia posizione è di chi vive un dramma: sento in me svuotate le ragioni borghesi e ridotto a puro irrazionale e amore cristiano». Ma se intorno ci sono affettuose amicizie femminili, come Giovanna Bemporad, o la musicista Pina Kalc, o la stessa Mauri, Pasolini cerca i giovani che cantano litanie in chiesa, scrive: «Vorrei gettarmi sugli altri, trasfigurarmi, vivere per loro» e confessa: -Uscivo in bicicletta nelle prime ore del pomeriggio, e mi allontanavo dal paese, facendo lunghi giri per le borgate circostanti: cercavo, ripeto, l'amore, anche la libidine. Con l'ingenuità di un ragazzo cresciuto in città, cercavo le mie "divine" presènze di ragazzi disposti a peccare E' una giovinezza che apre ferite profonde: i dis-' sapori fra i genitori, la malattia mentale del padre più tardi, la morte del fratello Guido, antifascista, ucciso dai gappisti: «...l'unico pensiero che mi conforta — scriverà — è che io non sono immortale; che Guido non ha fatto altro che precedermi generosamente di pochi anni in quel nulla, verso il quale io ■nAavvio. E che ora mine ,jco4 familiare? la terribile oscura lontaiianzà'p'ammanità dèlia morte mi si è cosi schiarita da quando Guido vi è entrato. Quell'infinito, quel nulla, quell'assoluto contrario ora hanno un aspetto domestico...». L'autore di Poesie a Casarsa continua a studiare, a insegnare, ad inseguire le proprie fantasie, dopo quel libro che gli è valsa l'attenzione di un critico della fama e solidità di Gianfranco Contini, corrispondenza con Sereni, Sciascia, Betocchi, Spagnoletti. Verso Contini ha un affetto, una ammirazione e rispetto profondo; è, forse 11 padre che desidererebbe. Gli scrive: «Lei che è il Modello, la mia Ninfa Egeria» o -questo biglietto mi è stato proprio strappato dal Suo Tommaseo, che mi ha fatto passa¬ Di sicuro, questa è l'epoca delle incertezze e delle deleghe; è il momento degli esperti, veri o supposti tali. Che gran comodità sapere che non è il caso di perdere tanto tempo, che con cinquanta dischi si ha in .,JG@po la .storiaudélla nasica,. ch& %c^g»atp finanzi perché cenro, poif^ifìfialcto^ letteratura italiana. Basta con tutto questo stampar libri a vanvera. Visto che la formula ha tanto successo, si potrebbe anche provare ad applicarla a qualcosa di meno ovvio del successo. Non sarebbe molto più interessante catalogare anche gli immergenti, i sommersi, gli sconfitti, i dimenticati, cioè coloro che saranno oggetto del culto di domani, tutto sicuramente e rigorosamente rétro e revivalistico? Invece di parlarci di Gadda e di Landolfi, di De Benedetti e di Romiti, i cui meriti sono a tutti noti, non sarebbe più utile fornire un autentico pubblico servizio, redigendo degli accurati repertori di nemici della patria? Perché non segnalare i 50 scrittori che propongono un'idea rigorosamente falsa e kitsch delta letteratura? Perché non selezionare i 20 aitici più oscuri e corrivi? Bramerei un bell'elenco dei cento uomini che hanno . rovinato l'Italia, dei duemila politici più corrotti e più pasticcioni, dei dipendenti dello Stato da licenziare per provata incapacità, dei clinici da evitare, degli architetti da fuggire, degli inquinatori da arrestare, dei giudici che non li arrestano... Cari redattori dei settimanali, ecco un'occasione storica per smentire le brucianti accuse del collega Pansa. Ernesto Ferrerò Pier Paolo Pasolini nella casa di Casarsa con la madre friulano della riva destra del Tagliamento, i suoni e le figure che entreranno nelle poesie dedicate al paese e de Lo meglio gioventù. Casarsa 'non è solo lo spazio dell'Idillio. Per Pa¬ solini è anche il luogo del dolore, della scoperta della sua -teta veleta», della sua non felice omosessualità. Lo scriverà più tardi, dopo la fuga a Roma con la madre, ad una cara amica. Silvana Mauri: -Io ero nato per essere sereno, equilibrato e naturale: la mia omosessualità era in più, era fuori, non c'entrava con me. Me la sono sempre vista accanto come un nemico, non me la, sono mai sentita dentro». Nico Orango

Luoghi citati: Belluno, Bologna, Italia, Parma, Roma