Un Rinascimento di numeri, senza idee

"Ditto libri "Ditto libri Il saggio di Roberto Vacca, «manifesto tecnocratico» che ignora le scienze umane Un Rinascimento di numeri, senza idee BOLOGNA — .Dal crisantemo al computer»: è l'immagine scelta per il convegno chiamato a discutere le .prospettive del Giappone verso un futuro tecnologico», apertosi ieri all'Istituto Gramsci di via S. Vitale 13. Oggi interverranno Mario Losano, Inumani Kit7.uo, Alessandro Valota. Franco Gatti, Stefano Bellieni; domani Massimo Raveri e Imamura Kazuhiro. Le loro relazioni esamineranno i rapporti tra innovazioni tecnologiche e tradizioni culturali, discuteranno come l'informatica sta influenzando l'organizzazione del lavoro, gli atteggiamenti sociali e le scelte politiche, la mentalità di massa. abbia esercitato, alla fine, un effettivo controllo di qualità sulla produzione di ciascuno. Alcuni esperti hanno infatti rifilato al non-autore dei pezzi che non stanno alla pari con gli altri. Tra questi ce n'è uno, ad esempio (che sia lo stesso Vacca? Ma di norma i managers dirigono, non producono direttamente), il quale scrive cose di grande Interesse sul fatto che i sistemi economici, tecnologici e culturali sempre più complessi, in cui tutti siamo coinvolti, non si possono più né conoscere né governare con tecniche elaborate nel passato. Accanto alle note di questo autentico professionista spuntano però —sempre stringate e perentorie come foglietti da un block-notes: son forse le nuove tecnologie della comunicazione — le considerazioni di un esperto il quale deve aver ricevuto, alle medie, un 2 in filosofia da un insegnante antipatico, e da allora ce l'ha a morte con i filosofi; di cui, giurò allora, mai più avrebbe aperto un libro. Ecco come può capitare che Hegel si becchi dell'ignorantone, per lo meno come fisico (p. 157). e i filosofi in blocco (ma portino pazienza: sono in compagnia di storici, sociologi e politologi) l'accusa di essere pretesi sa¬ TRA le proposte di Roberto Vacca intese ad affrettare l'rrivo d'un nuovo rinascimento c'è anche quella di abolire gli autori di libri. Sono residui dell'epoca artigianale. In genere scrivono male, e nessuno controlla la qualità di ciò che producono. Dovrebbero essere sostituiti da squadre di professionisti, guidati da buoni managers. Preso dal fascino della proposta, Vacca deve averla applicata per primo a se stesso, sospetta il lettore. Le cose potrebbero essere andate cosi. Il — come chiamarlo? — non-autore in pectore non aveva molto tempo per scrivere, né riteneva di possedere le conoscenze necessarie per affrontare temi che vanno dall'amministrazione aziendale alla politica, dall'istruzione al terrorismo, dalla religione all'editoria e allo sviluppo del terzo mondo. Si è quindi accordato con un gruppo di esperti, ciascuno dei quali gli ha fornito in breve i propri appunti, nel quali esponeva succintamente la propria visione d'un particolare problema. Messi in ordine i fogli d'appunti, ecco pronto il libro. Peccato che il general manager non abbia selezionato con maggior cura la sua squadra, o quanto meno non pienti, cattivi maestri, e d'aver prodotto, parecchi di loro, «quasi esclusivamente stupidaggini irrilevante (p. 156). Nessuno, ovviamente, può pretendere di avere presso ogni tipo di esperto un alto Indice di gradimento. Presso gli esperti della squadra di Vacca non ce l'hanno nemmeno i politici. Per farli uscire dalle fumosità delle loro promesse elettorali, afferma infatti quello che nel libro si occupa di politica, gli uomini politici -dovrebbero essere obbligati a comunicare solo mediante diagrammi di flusso, (p. 245): quel grafici fatti di rettangoli e rombi che servono per descrivere con precisione sequenze di azioni, in specie per chi scrive programmi di elaborazione dati. Condanna al tempo stesso tanto severa, e tanto celestialmente lontana dalla natura della politica, da far provare al lettore, pur in questi tempi di disamore per tale classe, un vivo moto di simpatia per i politici. Per fortuna altri esperti della squadra mostrano di conoscere meglio il loro mestiere. L'esperto di elaboratori pone giustamente in guardia, con argomenti efficaci, dal credere che la cosiddetta alfabetizzazione informatica Le conferenze di Edgar Wind su «Ar possa consistere nell'insegnare ai ragazzini, o agli adulti, un po' di tecniche di programmazione. Bisogna Invece insegnare a tutti che i computers servono per decidere, e solo se gran numero di persone partecipa al lavoro e alla discussione da cui derivano i meccanismi decisionali essi gioveranno al benessere generale. E l'esperto di problemi del terzo mondo, anche se poi conclude alquanto lapalissianamente che 11 problema principale è umano, presenta dati e argomenti utili per riflettere su di essi in modo non semplicistico. Come in ogni manifesto tecnocratico, dall'inizio del secolo a questa parte, se si cerca di sceverare nel libro di Vacca il grano del tecnologo dal loglio dei suol schemi culturali, non rimane forse molto: ma con il bisogno d'Informazione adatta all'età tecnologica che si avverte in giro, anche quel poco può servire. A condizione che il lettore si sia vaccinato prima mediante robuste iniezioni di filosofia, storia, letteratura, e perché no sociologia. Luciano Gallino Roberto Vacca, «Rinascimento prossimo venturo», Bompiani, 287 pagine, 18.500 lire. convincimento (ancora diffuso) che l'artista -deve lavorare soltanto come gli detta il cuore, senza lasciarsi disturbare dalle nostre richieste, né scoraggiare dalla nostra indifferenza». Abbandonato a se stesso o, se volete, divenuto padrone assoluto delle sue scelte, grazie alla regressione compiuta verso il margine della vita, l'crtista moderno incoraggia e cede a ogni disfrenamento dell'immaginazione, formando un ampio e splendidamente variegato orizzonte. Ma il luogo lontano, slegato dalle preoccupazioni quotidiane, da cui la sua voce ci giunge fa sì che questa si presenti e offra più come occasione di curiosità che come impegno di conoscenza. E tante voci si accavallano, nella loro varietà e insieme ripetitività, e tutte vengono accolte, l'uno valendo l'altra, in una totale neutralizzazione dell'energia creatrice. «E' forse immaginabile trovare oggi una sola persona che, messa di fronte a un linguaggio pittorico per lei insolito, si permetta dj deriderlo, come se.fosse lc5 scherzo di un buftomtfej La risposta è scontata: tutto è accolto, tutto è consumato: perché nulla fa più male. Dove è finito il sacro terrore dell'immaginazione denunciato da Platone? Un'arte che non è più pericolosa, che non richiama la minaccia (aborrita) della censura, non corre il rischio di sparire definitivamente dalle necessità dell'uomo? Angelo Guglielmi Edgar Wind «Arte e Anarchia», Adelphi, 230 pagine, 22.000 lire. Arte e anarchia»

Luoghi citati: Bologna, Giappone