I sonnambuli di Broch camminano sul vuoto della società

La trilogia dello scrittore austriaco molto studiato, ma poco letto La trilogia dello scrittore austriaco molto studiato, ma poco letto I sonnambuli di Broch camminano sul vuoto della società ROBERT Musil vedeva il proprio, connazjonanv« '> ••te. è ociiega Hermann, Broch un po' come il fumo negli occhi. Il suo nome doveva restar fuori dal Parnaso della Mltteleuropa: gli era semplicemente insopportabile, come ha raccontato il comune amico e discepolo Elias Canotti. Poteva andargli bene il Broch industriale tessile (attività ereditata dal padre, che questi svolse fino agli Anni Venti) o 11 cultore di matematica e filosofia. Per lo scrittore Broch, che debutta a quarantacinque anni nel 1931 con la trilogia dei Sonnambuli, Musil prova fastidio, non riesce a prenderlo sul serio. E se lo cita è per criticarlo o rinfacciargli di aver plagiato il suo work in progress, quell'enciclopedia del frammento che è L'uomo senza qualità. Nonostante talune affinità tematiche e la comune riflessione su un'epoca di vuoto e di siacelo dei valori (si veda in proposito lo splendido saggio brochlano su H. von Hofmannsthal), tale giudizio appare oggi più che mai ingiusto. Né si può accettare che uno del più significativi scrittori austriaci di questo secolo ristagni in un limbo d'indifferenza da cui non sono riusciti a cavarlo nemmeno le mode culturali e l'intenso clamore intorno a Cacania. Verrebbe da credere che l'idiosincrasia musiliana si sia diffusa a macchia d'olio per uno strano maleficio, generando disinteresse o esclusivi pruriti scientifici. Perché Broch, si badi bene, viene ampiamente studiato e tradotto, ma non letto. O sono stati forse gli intellettuali a leggerlo, 1 lettori più sofisticati e attrezzati? Non è improbabile se si pensa a quella scena della Notte di Antonini in cui Monica Vitti tiene in mano / sonnambuli. Questo romanzo della crisi, radiografia di una civiltà che tenta di dissimulare la propria corsa verso il nulla, poteva anche funzionare nel film come citazione, dettaglio di una situazione di ampio disagio. Certo non esprimeva una moda culturale. Broch è rimasto in disparte e attende ancora i suol lettori. E sia ben chiaro che i malumori di Musil qui non c'entrano. Forse il primo responsabile è l'autore stesso e il suo progetto di fondo: imprimere alia scrittura e alla metafora letteraria un valore conoscitivo, trasformare il romanzo nello specchio di una disinte¬ grazione e di un'urgenza di nuova totalità ;N"Siajni^[cosl alla soglia del romanzo sperimentale o del romanzo-saggio, oltre lo struggente incanto dell'epica dispiegata di J. Rotti e l'impalpabile sortilegio dell'ironia musiliana. E ci troviamo nel bel mezzo dei Sonnambuli, che l'editore Einaudi ha ora meritevolmente ristampato in tre volumi separati nella sempre affascinante traduzione di C. Bovero, con un limpido saggio di C. Magris e una nota di C. Sonino. Broch nutre gravi preoccupazioni per l'epoca moderna: sa che è ormai irriducibile ad un valore unitario e portante, ne riconosce dolorosamente il volto sfatto e informe. Occorrono complesse tecniche narrative per ridisegnarc la mappa di una realtà disordinata ed eterogenea: l'unica epica possibile è quella dello spaesamento, dei contrapposti punti di vista. Nel tessuto narrativo emergono storie e riflessioni del tutto autonome come quelle di Hanna Wendling o del muratore Godicke nella terza parte della trilogia 1918. Hugue- nau o il realismo, dove distruzione dell'io e sfacelo epocale si .richiamano :YÌOfin- • devolmente. Può darsi che tutto ciò getti un certo scompiglio nel lettore che cerca di riconnettere le tessere del mosaico. Ma la sua fatica è ampiamente ricompensata, giacché con / sonnambuli Broch ha scritto un'opera di intensa meditazione non solo sul nascondimento della verità affossata fra le tragedie del secolo, ma soprattutto sul baluginio della speranza sul vociare della vita e i suoi silenzi, sul giorno che incede riscattandosi dalla tenebra. Poeta contro la sua volontà lo ha definito H. Arendt: e tale espressione sottolinea anche l'incessante lotta che nella prosa di Broch si combatte fra il narrare, i epico fluire delle forme e il programma teorico e filosofico di fondo. Broch è scrittore ai massimi livelli quando diluisce la sua filosofia della storia o la teoria della dissoluzione dei valori nel trepidante coro dell'esistenza nel gesti tenui o trionfali dell'amore come negli abissi dell'angoscia umana. Hermann Broch Spirito profondamente religioso, alla ricerca di una trascendenza ora esiliata e nascosta l'ebreo ' viennese Broch offre con la trilogia dei Sonnambuli la labirintica discesa agli inferi dell'uomo moderno: verso 11 punto zero della creatura, in cui l'abiezione e il male denunciano il tota'e affrancamento da ogni insidiosa illusione e l'eroe negativo Huguenau, affarista, disertore, omicida appare sospeso in uno spazio neutro propizio alla vera redenzione. Affascinato dal messianismo, per altro evidente proprio sul finire del romanzo, Broch delinea nella trilogia tre momenti centrali del processo di dissoluzione dei valori, riflessi non nella storia austriaca, ma nelle vicende dell'epoca guglielmina dal suo Inizio nel 1883 al crollo del 1918. In essa vagolano 1 suoi sonnambuli. E tali sono coloro che chiudono gli occhi di fronte al vuoto e all'abisso spalancatosi sotto 1 loro piedi, riparando in realtà fittizie: 11 giovane ufficiale Joachim von Pasenow, per esemplo, che si rintana nella propria uniforme e in una tradizione ormai anemica, per rintuzzare ogni insicurezza Ma anche il contabile Esch, nella seconda parte, che muove contro una realtà dominata dall'anarchia e dal disordine: il suo misticismo erotico lo spinge al più fra le braccia della solida ostessa mamma Hentjen, ma certo non l'aiuta a far tornare 1 conti nel mondo. Nell'affresco della trilogia ricco di rimandi e riprese come una partitura musicale, Broch ha intonato un canto di speranza, trasformando la parola come nel vecchi testi biblici, in profezia. Egli, che sapeva respirare meglio di noi, come ha ricordato Canettl, ha inteso da lontano l'acre odore di venefiche apocalissi. Resta un suo grande merito, di fronte alla propria kafkiana consapevolezza dell'insufficienza della scrittura, l'aver alimentato tale tensione : l'Impazienza del conoscere, oltre poesia e linguaggio, l'impazienza della vita oltre la disperazione. Luigi Forte I tre volumi dei «Sonnambuli» di Hermann Broch si trovano nella nuova edizione Einaudi: «1888. Pasenow o il romanticismo» (159 pagine, 15.000 lire); «1903. Esch o l'anarchia» (190 pagine, 16.000 lire); «1918. Haguenau o il realismo» (352 pagine, 20.000 lire).