Affamati di oro e avventura i conquistadores vinsero l'America grazie ai maiali

Affamati di oro e avventura ì conquistadores i i i Affamati di oro e avventura ì conquistadores i i i qvinsero l'America grazie ai maiali NEL presentare il suo dovizioso volume — quasi una gigantografia dei movimenti espansionistici spagnoli e portoghesi tra il 1492 e il 1700 — Lyle N. McAlister, dell'Università della Florida, dichiara con lodevole modestia di aver voluto offrire una sintesi pressoché didattica dei maggiori contributi apparsi negli ultimi decenni, piuttosto che una ricerca originale condotta sul campo. Deliberata riduzione di obiettivi, dunque; non però riduzione di meriti che a nostro parere risultano flagranti nel corso delle settecento pagine Ad esempio la ricchezza documentaria che finisce per assumere le attrattive di un plot senza nulla togliere al rigore delle fonti; l'attenzione rivolta al passaggio da una economia «naturale» a un'economia monetaria in un'Europa che cominciava ad accusare la scarsezza dell'oro e imponeva affannosi recuperi, lasciandoci indovinare il panico delle corti; lo studio delle matrici culturali che determinavano il comportamento dei «conquistatori» (sì, certo, spregiudicatezza picaresca, aspirazione al guadagno, alla fama, alla diversità; secolare cupidigia di mercanti catalani o andalusi nel promuovere scali commerciali transmediterranei in una precisa logica di concorrenza e profitto; ma. anche il misterioso richiamo del «Mare Oceano», il gusto dell'avventura derivato dai poemi cavallereschi, dalle leggende di San Brendano, dai miraggi dell'Isola dei Sette Vescovi, dalle interpolazioni fantasiose dei pescatori portoghesi che sin dalla metà del Trecento si erano spinti oltre le Azzorre). Con sottigliezza vengono esaminate le componenti dell'antefatto, ossia la Reconquista: sorta di prova generale entro i confini della madrepatria in cui si inscrivono le feroci lotte e le strategiche tolleranze della Croce e della Mezzaluna, l'arte mozarabica, i costumi moreschi, l'invenzione della guerriglia, le tecniche islamico-cristiane della scorreria, i monaci guerrieri dell'ordine di Calatrava e Alcantara, e soprattutto l'incremento di due fenomeni endemici che avrebbero trovato eccellente sbocco nel «Mundus novus»: la parentela o clan, e relativo compadrazgo (comparatico), e la clientela, nel significato che oggi non siamo davvero in obbligo di esplicare. Entrambi i sistemi — scrive McAlister — fornivano ai loro membri in Un impero americano, dai in una cronistoria di Franc ,I|M|1'"' ' '" 1 1 chero, sul sincretismo religioso, sui diritti della colonizzazione quali venivano rivendicati da re Giovanni intorno al 1S30, sempre che l'occas onale preferenza non si traduca in limitazione di interesse per le aree contigue di un continente che Tommaso Moro, a distanza e u caldo, immaginava degno di ospitare la repubblica di Utopia. E del resto basterebbero le pagine dedicate alle vicende messicane o cilene, ai Carabi, al coloni nord-europei, alla forza lavoro degli aborigeni, alle co-protagoniste (Inés'Suàrez, Isabel Rodriguez, Dona Marina...), alle rappresentanze metropolitane del governo coloniale: queste e molte altre nell'ampio spettro dei territori investigati, a darci conferma dell'enorme impégno storiografico sostenuto dall'autore. Questi, in ogni caso, sembra muoversi con invidiabile padronanza interdisciplinare scongiurando il rischio della saturazione grazie a un soffuso humor e a talune «curiosità» accortamente distribuite nella severa partitura. Cosi, quando parla del ruolo svolto dagli animali nella conquista, osserva: «Tutti conoscono l'importanza del cavallo o del cane addestrato ad attaccare gli indiani in battaglia... ma l'eroe non celebrato fu il maiale, di una robusta razza castigliana, in grado di adattarsi a qualsiasi clima e terreno. Il maiale badava a procurarsi da sé il cibo, si riproduceva regolarmente durante le marce e garantiva al conquistatori autosufficienza di proteine', mentre la pecora aveva stentato ad ambientarsi (le ci vorranno una cinquantina d'anni di pascolo selettivo e le cure di un rinomato allevatore: Antonio De Mendoza) facendosi superare dalla capra, dai polli, dalle galline faraone, dalle anatre, dagli asini, felicemente promiscui nel loro viaggi pionieristici, sia pure in forzata compagnia di ratti, topi e congeneri «clandestini» nelle stive dei galeoni. Rappresentanza forse umile, ma non trascurabile e anzi ben competitiva, della vecchia Europa educata a Salamanca e a Coimbra, se nelle mappe del dare e avere, alla voce «fauna», l'America risponde con un solo animale di indubbio successo: il tacchino natalizio. tempi tormentati «un senso di sicurezza fisica e psicologica che, generando fanatiche devozioni, spesso permetteva di superare le divisioni di classe per unire nobili, cittadini comuni ed ecclesiastici-. Potremmo Indicare i capitoli che riguardano il Brasile — specie le spedizioni nell'interno ad opera dei paultstas — come quelli più prodighi di notizie sulla convivenza di bianchi degradados, neri, indiani e meticci; sul boom dello zuc¬ Lyle N. McAlister, «Dalla Scoperta alla Conquista», II Mulino, 710 pagine, 60.000 lire. L9 ACCUSA principale , che gli accademici rivolgono ai divulgatori è quella di «antropomori izzare» il mondò animale, di attribuire cioè agli animali intenzioni, propositi, attributi che sono propri del comportamento umano. Per loro, parlare di bruchi astuti, di scimmie civette, di rondini gelose o di coleotteri truffatori è un vero e proprio abuso. E non si rendono conto che l'antropomorfismo è la carta vincente della divulgazione, è l'unico modo per captare l'interesse del lettore, per avvicinarlo ai protagonisti non umani dell'avventura vita. Il disamore della gente per gli animali, accentuato soprattutto nel nostro Paese, nasce probabilmente dal fatto che nella maggior parte delle scuole la zoologia è una materia terribilmente noiosa. Che barba fanno venire agli studenti questi insetti che sono esapodi (con sei zampe), respirano per trachee che si aprono all'esterno con gli stigmi, subiscono la metamorfosi, sono rivestiti da un esoscheletro di chitina, e via di questo passo. E magari dover imparare tutto a memoria, come si fa ancora in molte classi elementari e medie, con quei termini astrusi che il libro di testo mette ben in evidenza in grassetto. Ne nasce una vera fobia non solo per mosche e zanzare che magari ci danno fastidio, ma anche per farfalle e libellule, per cicale e formiche, per mantidi ed api e per tutto l'immenso pianeta degli insetti che rappresenta la fetta più cospicua della fauna vivente, con quasi due milioni di specie. Il risultato sarebbe ben diverso se invece si mettessero sotto il naso degli fumetti al cinema o Fossati '•• ••■ ! ■ . I9irù Giuseppe Cassieri Illustra/ioni di Forattini (da «Inse «Insetto sarai tu»,

Persone citate: Alcantara, Antonio De Mendoza, Calatrava, Coimbra, Dona Marina, Forattini, Giuseppe Cassieri, Isabel Rodriguez, Mezzaluna, Tommaso Moro

Luoghi citati: America, Azzorre, Brasile, Europa, Florida, Salamanca