I «Gronchi rosa» del fumetto

I prezzi per amatori al Salone di Lucca I prezzi per amatori al Salone di Lucca I «Gronchi rosa» del fumetto LUCCA — Nel Palazzetto dello sport lucchese il Salone dei comics offre la mostra mercato con i fumetti d'epoca: banchi stracolmi di ricordi accuratamente cellofanati, di sogni in quadricromia, di carte lentamente ingiallite e di 'prepotenti bisogni (spesso esauditi) d'evasione. Vent'anni fa, quando con ir Salone di Lucca nacque un nuovo interesse nei confronti del fumetto, alle curiosità intellettuali subito s'affiancarono le richieste commerciali: la gente riscopriva le storielle quadrettate finalmente senza sensi di colpa, e molte soffitte o cantine si svuotavano per riempire molte altre librerie o improvvisate scaffalature. E140-50enni di allora correvano a disputarsi «I corrierini» e gli «Avventurosi» delle loro braghe corte, a riconquistarsi qualche frammento d'infanzia. Scoperto il nuovo mercato, i fumetti d'anteguerra vennero valutati a suon di bigliettoni. E' famoso il caso dell'albo «Topolino contro wolp» (1934), rarissimo, che in breve divenne il mitico .Gronchi rosa» del fumetto e lo resta, tutt'ora. A quei tempi lo si valutava 250mila lire, una cifra che può corrispondere a un milione di oggi. Ma rimane più un fantastico punto di riferimento, lontano e inawiclnabile, che un vero termine di paragone per 11 resto delle valutazioni, molto più realistiche. Oggi il mercato delle pubblicazioni anteguerra è «lievemente immobile», secondo la poetica definizione che ce ne dà Antonio Bianchi, ferroviere di Lucca da sempre collezionista e da vent'anni mercante assiduo. Gli albi degli anni 30 che nel 1966 si vendevano a 30mila lire oggi arrivano al massimo a lOOmila, ma devono proprio essere «fior di stampa». Pubblicazioni più mediocri e popolari, viceversa, hanno mantenuto Inalterato — almeno nominalmente — il loro valore nel corso di questi due decenni; un albo di Dick Fulmine, per esempio, costava ornila lire allora e lo si paga 6000 lire ancora oggi, n continuo ricambio degli acquirenti, nel ruotare delle generazioni, rivolge via via l'Interesse a pubblicazioni sempre più recenti. Il primo numero di «Topolino» nel formato libretto (da allora non più cambiato) uscito nel 1949 al prezzo di 60 lire, oggi ne vale almento 200mila, e i successivi 10 numeri si mantengono sulle lOOmila; invece gli ultimi numeri del «Topolino» formato giornale, benché precedenti (1948-49) valgono solo Ornila lire a numero. E un mercato retto da leggi emotive più che razionali. Lo conferma un altro dato, che rileva Bianchi: le ristampe che si sono succedute nel frattempo, anche anastatiche, «diminuiscono il numero degli interessati, ma non il valore del pezzo». E si scopre cosi che qualcuno paga 11 primo numero di «Dlabolik» (1962) anche 200mila lire, pur esistendo una ristampa praticamente identica e che tuttavia 1 collezionisti sprezzantemente ignorano. Altri esempi? Ecco il primo numero di «Linus», 300 lire nel 1965, oggi 30mlla; l'annata intera, 9 numeri, lOOmila. Gli albetti a striscia di Miti o Blek, 15-20 lire nei primi anni 50, 15-20mila oggi. 1 ventinove numeri di «Tex. gigante, 1951. pur ristampati a più riprese nel frattempo, valgono ancora SO-lOOmila l'uno. I primi mitici Classici dell'Audacia Mondadori, 250 lire nel 1964 oggi sono quotati a 5mlla; ma il rarissimo n. 3 tocca le GOmila. La prima serie del popolarissimo Alan Ford, 1968-69, va quasi scandalosamente dalle 10 alle 30mila per numero. E l'amatissimo «Corriere dei piccoli»? Ha quotazioni minime, ci rispondono: un numero del 1922, per fare un esempio, si vende a sole 3mila lire. In troppe soffitte, in troppe cantine, ne esisto-. no ancora troppe copie, troppe annate. Ferraccio Giromini ROBERTO

Persone citate: Alan Ford, Antonio Bianchi, Dick Fulmine, Giromini Roberto, Gronchi

Luoghi citati: Lucca