Il teatro, riposo dalla fatica di vivere

Morgan Morgan cela» pirata Il teatro, riposo dalla fatica di vivere Tg ore 12. 13,30: 17; 20; 22,25; 23.35 10 30 Un certo Harry Brent, sceneggiato 11.30 Taxi, telefilm 12.05 Pronto, chi gioca?, giochi a premi, interviste e varietà con Giancarlo Magalli. Per partecipare ai giochi telefonare al numero 06/8302 13.55 Tg1 Tre minuti di.... attualità 14— Pronto, chi gioca? • L'ultima telefonata. varietà 14.15 Heldl. cartoni animati 15 — Speciale Parlamento, attualità 15,30 Lunedi sport 16— La violenza: quinto potere, di Florestano Vancini, con Enrico Maria Salerno, Gastone. Moschin. Riccardo Cucciolla. Italia drammatico 1972 18 — L'ottavo giorno, attualità 18.30 Parola mia. gioco a premi condotto da Luciano Pispoli Con Anna Carlucci. Per partecipare telelonare al numero 011/836.666 19.40 Almanacco del giorno dopo 20.30 Diritto di cronaca, di Sydney Pollack, con Paul Newman, Sally Field. Melinda Dillon. Usa drammatico 1981 22,35 Appuntamento al cinema, i film che vedremo sul grande schermo «Sono molto intransigente sulle scelte di lavoro: mi concedo un unico, grande lusso, quello di rifiutare» Mi sono perso colei che, dal video, si è guadagnata il titolo di: «Donna più sexy degli Stati Uniti', si precisa nella motivazione: -Unica erede legittima di Marilyn Monroe», e in una postilla conclude: «Titolo che per la prima volta viene assegnato ad una star della tv». Dev'essere successo già da qualche tempo visto che ha 35 anni, ma è caso mai un'aggravante. Perché io Morgan Fairchild, non avevo mai sentita nominare. Se l'ho letta nell'elenco degli attori, certo l'ho scambiata per il caratterista che interpretava il killer di Gei-ar o il portaborse di Alexis (sarebbe Joan Collins), che Morgan per me resta nome da pirata che può essere: «terribile', «all'arrembaggio mie belve del mare', «tutti in pasto agli squali', mai e poi mai ••il più sexy». Leggo nell'ultimo elegante forum dei rotocalchi, che Morgan è invece: «autoironica, saettante nella battuta. dialetticamente brillante, charming nel fare da bersaglio», ma soprattutto: «croccante bellezza» e (e son mica storie, perché cito il P. Calcagno dal tomo: «Come nasce una peccatrice») capace di: «scuotere la sua vaporosa femminilità quando la conversazione approda al suoi ruoli di strega incantatrice del video». Non potevo dunque toppare in modo più clamoroso. Se l'avessi incrociata sulla spiaggia di Santa Monica e non l'avessi degnata, potreste anche capirmi. • Sono una nanerottola, ma la gente crede che sfiori il metro e ottanta» (son parole sue). «Sembra fatta di plastica, una bambola probabilmente col naso rifatto» (gli specialisti dello star-system). Ancora lei: «Sono timida e insicura, gentile, ipersensibile, vulnerabile». Il quadro è quello di una nana frustrata che finge di affogare per avere il primo bacio dal bagnino che le fa la respirazione bocca a bocca. Invece no. Morgan Fairchild era la sgualdrina della soap-opera «La prima vo/ra di' Sarah», l'assassina paranoica della telenovela «Aspettando domani-, l'amante di un gangster in un episodio del tenente Kojak, essenzialmente la perfida, malvagia, sensuale Constance di • Flamingo Road-. Dallasdipendenti mi fanno sapere di non averla assolutamente notata quando ricattava Bobby, il fratello del famigerato texano che uno esita sempre a definire Larry Hagman. Gli esperti di comunicazione di massa hanno evidentemente molta dimestichezza con questa Constance. Il giorno dopo la puntata, ne parlano come fanno il lunedi mattina della Carrà e la Juventus i metalmeccanici. Ne esaltano la mentalità vincente e vituperano il destino, ma in fase interlocutoria, stigma lizzano i comprimari; nel caso di Constance, l'odiosa odiosità del marito che è già senatore eppura la sposa per i soldi e poi la trascura per una mezzana. Abbastanza da stupire Dumas, eppure io non l'ho mai notata. Morgan Fairchild dice che fin da ragazzina, dopo la prima- parte ottenuta in teatro dove faceva la ragazzina cieca dell'Esercito della Salvezza (testuale) è stata costretta «a fare la sgualdrina». Ma 'allora com'è, che non mi ha trasmesso quel senso del peccato che ha fatto la sua fortuna? Guardo una sua foto: non ci credo; se fosse cosi, non sarebbe sfuggila al mio macho telecomando, lo non so che cosa mi abbia fatto la tv; forse l'ho inconsciamente vista com'è dietro i trucchi dello star-system e non era il mio tipo. Ma non disperi l'introversa e ormai zitella piccoletti in sospetto di naso rifatto che si cela dietro Morgan Fairchild. (riesoo ormai a scrivere il suo nome senza consultare gli appunti), perché una volta che camminavo per Central Park, io vidi quella signora che lei cita sempro a proposito di glamour, look e miti. Era un allampanato fagottone di pelliccia che tirava via spedito, beandosi del gelo polare di quando a New York fa freddor Se non fosse stato per i piedi avrei detto che era Liedholm, invece c'erano quelle estremità affusolate eppure smisurate. Ed era Greta Garbo. Forse, se a uno che guai da la tv tutti i giorni, è sfuggita «la donna più sexy degli Stati Uniti», c'è una morale per tutti quelli come lui. -Afa lo sa, lei, che Jack Lemmon mi ha mandato un telegramma di congratulazioni? Nel film interpretava il mio stesso personaggio, naturalmente al maschile- le ultime sillabe si perdono, ingoiate da una delle sue caratteristiche risate di gola, rauche e contagiose. • E Iosa che a Modena, dove abbiamo fatto la prima, è stato un successo strepitoso, inaudito? Chi se lo sarebbe mai aspettato, un successo cosi?» e ride, ride battendo le mani, in un gran spumeggiare di capelli biondi. Incredibile, fantastica Monica Vitti! Sempre fedele a se stessa, con la sua bella faccia intelligente e intatta, quasi gli anni non l'avessero neppure sfiorata; con i suoi stupiti candori e i suoi entusiasmi immutabili, quasi la vita non l'avesse neppure sfiorata. E piena di voglia di fare, sognare, giocare, osare, lottare, ricominciare da capo. Tutta impennate improvvise e improvvisi cambiamenti di direzione. Come lasciare di punto in bianco il cinema, per il teatro: dovs è Fiorenza accanto a Olivia-Rossella Palk ne La strana coppia di Neil Simon diretta da Franca Valeri. Questo ritorno al teatro, perché? • E' un ritorno che meditavo da tempo: ogni anno c'era un tentativo di seduzione da parte dei produttori più importanti, frustrato dal problema di avere a disposizione cinque o sei mesi liberi da impegni cinematografici. E poi, i testi. Io ho lasciato il teatro vent'anni fa in piena gloria, ricordo ancora la folla che aspettava per applaudirmi davanti al Carignano: logico che volessi tornarci con un testo valido, ma anche contemporaneo, perché troppo spesso il teatro è avulso dalla vita, mentre io in questo momento avevo bisogno che si mescolasse alla vita, mi spingesse di nuovo a ridere e a far ridere. Insomma, che mi garantisse almeno due ore al giorno di riposo, dalla fatica di vivere». E vi ha trovato quello che si aspettava? .Devo dire che mi ha aiutato molto perché in quelle due ore che sto sul palcoscenico mi calo in una storia che non è la mia e, soprattutto, devo cercare di far ridere gli altri. E' come se prendessi un ricostituente, a base di vitamine comiche: una ogni sera, due la domenica, chissà che non mi rimettano a posto». Come mai ha scelto proprio 11 personaggio di Fiorenza, l'opposto di quello che lei è, nella realtà? «Confesso di essere stata a lungo dibattuta nel dubbio. Poi ho pensato che proprio perché era ai miei antipodi, il risultato avrebbe dovuto essere più divertente: inoltre, mi ricordava mia madre D'altronde, se è vero, com'è vero, che la commedia Finalmente, la leggenda è ora su disco. Un disco quintuplo, dal vivo, che cronologicamente comincia il 18 ottobre 1975, con una versione acustica, struggente, disperata di «Thunder Road», una magnifica visione di provincia americana da cui fuggire via: •£' una città piena di perdenti, e io me ne sto tirando fuori, per andare a vincere». C'è tutto: la desolazione/disperazione della provincia, le fantasie di un rocker in erba, la non rassegnazione di accettare un destino anonimo, e la rabbia di chi non sa né come, né quando, ma cne vuole Un futuro diverso. ' | «B/uce Springsteen e The. E StreetBand Live/1975-1965» è un "disco importante. Prima di tutto. 40 brani ma per lo più già noti in un colanetto che costa la bella cifra di 50 mila lire (o 40 dollari che sia), che al primo giorno vende un milione e mezzo di copie solo negli Usa, anche se nessuno dei nostri corsivisti socio-culturali se ne accorto, è un vero e proprio avvenimento. Non solo commerciale. E' un clamoroso gesto di amore, una scarica di feedback emotivo tra un artista e il suo pubblico assolutamente unica. E come dirsi reciprocamente «Tuo. per sempre-, al di là di tutto. I concerti di Bruca Springsteen sono da sempre ammantati di leggenda. Infiniti dischi pirata sono stati venduti (quasi quanto i dischi ufficiali), nel tentativo di catturare quel qualcosa in più, quella particolare energia, e soprattutto quel rapporto di estasi beata, sudata e dagli occhi sgranati, che invece di scemare con il successo, ha continuato a crescere anno dopo anno, con platee sempre più vaste. Un disco «live», quindi, era invocato da sempre, e da sempre rimandato. II saggio Destino ha invece voluto che la I raccolta sugle Springsteegio («Amalfipresentazionfale, fatto dcoerenza esmusicali: solAmerica porto corposa nMa questoperché vienprofondamedare e ricevlivello spirituni continuerqueste emoreale con l'aun giorno inun giradischni «i snoda ragazzo diveDiventare Up*. Bruce e sorelle, snella piccolales. E con ico, si mettestorie & vitadel suo shotema della v sue famose paure? Macché. Ho paura del buio, dell'ascensore, della macchina, dell'aereo, del fulmine, della scossa elettrica, del terremoto, della guerra. Insomma, ho paura di tutto». E' vero, come hanno scritto, che in compenso non ha paura della vecchiaia? «E chi l'ha detto? Io non so se ho paura o no della vecchiaia, perché non ci ho mal pensato. Può darsi che di qui a qualche anno mi faccia paura anche quella, oppure no: sono molto imprevedibile». In occasione del suo ultimo film, «Francesca è mia», lei ha dichiarato che si trattava di un personaggio fuori dalle solite corde, perché? .Perché abitualmente nel miei film sono un personaggio, per cosi dire, di attacco: qui, invece, subisco. E poi perché è la prima volta che interpreto una donna della mia età, che accetta le debolezze della vita. Ho avuto una madre molto dura che mi ha impartito un'educazione di ferro: per lungo tempo sono stata molto intransigente, soltanto da poco ho cominciato ad ammettere e scusare i difetti. Questo mi ha aiutata specialmente in amore, facendomi capire che l'amore come lo si sogna è irrealizzabile; bisogna accontentarsi dei surrogati che la vita ci offre». E l'intransigenza inculcatale da sua madre, a cosa la applica? «Al lavoro: sono molto rigorosa nelle scelte, non potrei mai accettare una parte in cui non credo o fare un film per soldi. Basta vedere il numero di film che ho girato nella mia lunga carriera: 34 in tutto. Adesso, per esempio, per fare teatro ho rinunciato a due film, ma non me ne importa nulla, sono abituata a vivere con poco, non guido la macchina, non amo i gioielli, porto un paio di scarpe sinché non cade a pezzi, mi vesto cosi come viene. Mi concedo un unico, grande lusso: quello di rifiutare». Come mai la sua immagine fisica è sempre la stessa da anni, a dispetto dei gusti e delle mode? «Chissà, forse perché sono veramente cosi. O forse perché mi ci sono voluti talmente tanti anni per accettarmi, che ho finito per affezionarmici. Per me è un riferimento. Una difesa». Quando pensa al futuro, che cosa la spaventa e che cosa. Invece, si augura? «Del futuro mi spaventa tutto e quindi preferisco non pensarci. Che cosa mi auguro? Di mantenere anche in vecchiaia il desiderio di amare, ma soprattutto, di riuscire sempre a ridere di me stessa». Donata Giancri Monica Vitti, partner di Rossella Falk a teatro si basa essenzialmente sull'esasperazione dei difetti, Fiorenza dovrebbe essere irresistibile, rompiscatole com'è, ricca di tutte quelle doti negative che autorizzano un uomo a lasciare una donna: una casalinga pedante e perfetta, maniaca della pulizia, perfezionista allo spasimo. Come le dicevo, mia madre». Vuol dire che Simon ha conservato tutti i difetti dei protagonisti maschili aggiungendovene dei nuovi? «Oh, certo, e in un crescendo parossistico: oserei dire che la commedia è molto più divertente vista al femminile che al maschile. E' la storia, un po' patetica, di due donne sole non educate a essere tali: del tutto incapaci, cioè a usare una libertà cui non sono avvezze, per cui, quando tentano di farlo come in questo caso, cadono teneramente nel ridicolo E per dare un tocco più corrosivo al tutto, la regia di Franca Valeri. •Eppure, guardandola, si direbbe che la vita le sorrida in continuità; o forse è lei, che sorride alla vita... •Io sono una che crede nel sorriso: per me ridere è una necessità salutare. Non pensi, con ciò, che io mi svegli allegra ogni mattina, tutt'altro: devo conquistarmelo a fatica, il mio sorriso quotidiano, Ma so che è la mia piccola ancora di salvezza e mi ci aggrappo con tutte le forze, sinché riesco a ve dere le cose con la giusta dose di umorismo». E questo humour, non l'aiuta ad annullare le I commenti di CARLO MASSARINI un'intera infanzia d'incomprensioni, di frustrazioni, di confusione di fede, c'è tutta la difficoltà e l'appagamento nel sentirsi diventato grande. E in quell'entrata della Band si condensa tutta la storia del rock, da Elvis a oggi, una visione completa di trent'anni di suono. Come, del resto, questo lungo viaggio di canzoni attraverso l'America contemporanea ci regala una visione aute-tica, vissuta, di un vasto Paese. In fondo, la signora Springsteen non era poi.cosi lontana, «dannata chi/arra»,a parto. Suo figliò, ha scritto, né più né meno di ur: grande romanziere, una grande saga americana. La storia di una generazione che non sapeva a che credere, se non nella musica. Che non sapeva come, ma che sentiva che doveva cambiare qc 'cesa, forse tutto. E che ci crede ancora, nonostante tutto. La storia di come, alla fine ogni ribelle, se ha una causa alle spalle, e la raggiunge, può diventare un grande eroe positivo — persino suonando rock 'n roll. E cosi, mentre la gente che «non conta- ricomincia a farsi sentire in America (perché qualche problemino con la disoccupazione obiettivamente c'è), Bruce il rokkettaro, quello che canta proprio per quelli là, che rifiuta gl'inviti del Presidente (e che rifiuta anche qualche decina di miliardi per vendere il suo inno patriottico «Born in the Usa-, ha una marca di auto per farne il jingle pubblicitario), vende cosi tanti dischi che nelle fabbriche di stampa hanno chiamato dei disoccupati per smaltire gli ordini. Non è una maniera molto significativa di chiudere una bella storia?

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