Quel prete che parlava di Dio a Fenoglio Chiodi e Pavese

Il teologo albese don Natale Bussi, amico di scrittori, filosofi e artisti Il teologo albese don Natale Bussi, amico di scrittori, filosofi e artisti Quel prete the parlava di Dia a Fenoglio, Chiodi e Pavese Quando mori l'auto DAL NOSTRO INVIATO ALBA — Beppe Fenoglio. poche ore prima di morire, lo volle al suo capezzale, in una camera delle Molinette di Torino. -Non riusciva più a parlare. Mi mise nelle mani un biglietto: "Don Bussi, ho dato disposizioni perché i miei funerali siano solo civili". Lo guardai per un attimo, poi risposi: "Quando uno ha trovato la linea verticale, quella orizzontale non conta più".. Lo scrittore albese si spense la mattina fredda di una ,domenica d'inverno. Era il 18 febbraio 1963. Due giorni dopo, la città dei suoi raccónti e delle sue amarezze accolse per l'ultimo saluto l'autore della «Malora». I funerali, come aveva scritto, furono «civili», ma le orazioni ufficiali videro anche un prete accanto a Italo Calvino. «•RiZerii quello che mi aveva detto la moglie Luciana. Mentre chiudeva gli occhi per sempre, Beppe aveva rivolto lo sguardo al crocefisso. Recitai anche "l'eterno riposo" e allora si alzò Calvino e disse: "Fenoglio è morto come uno stoico". Lui, però, non conosceva Beppe come lo conoscevo io... L'episodio del crocefisso lo raccontai anche a Davide Lajolo, in un'intervista televisiva, ma lui lo tagliò. Non ho mai capito il perché.. Quel sacerdote c'è ancora e vive sempre nella stessa stanza del seminario albese dove Fenoglio. studente, andava a discutere -della vita e della morte, di filosofia e letteratura e anche di Dio.. Ha il volto rotondo e le rughe profonde della gente di Langa, viene da Santo Stefano Belbo: don Natale Bussi, 79 anni, professore di filosofia e teologia, poi rettore del seminario, studioso di Maritain e Mounier e del personalismo francese, l'«anima cattolica» dell'antifascismo albese. Gli altri, «i laici», erano Fenoglio e Pietro Chiodi, il filosofo dell'Esistenzialismo: insegnava al liceo di Alba e intanto preparava gli studi e le traduzioni di Heidegger che gli valsero la cattedra universitaria a Torino. «Veniva anche lui in seminario. Mi leggeva i passi di Heideg¬ tore della «Malora» te ger e io le mie traduzioni dei teologi tedeschi.. A Santo Stefano, invece, don Bussi aveva conosciuto Cesare Pavese adolescente. -Abitava a Torino e arrivava d'estate in vacanza, io ero già chierico. Un giorno mi fermò davanti alla chiesa di Santo Stefano, quasi canzonandomi: "Ma insomma, cosa studi in seminario?". Cominciai a recitargli a memoria il "De Bello Gallico" di Cesare. Mi guardò stupito e borbottò: "Come, anche voi...?".. - Dopo, pavese e don Bussi si scrissero soltanto1 dèlie lettere. « Voleva dèi ragguagli sulle origini del mito, inteso come religione. Si stava occupando di quel problema. Nell'estate del 1950, un amico comune combinò un incontro. Ma io dovevo andare a Bologna e chiesi di rimandare di una settimana. Quando tornai, si era già ucciso..... H sole d'autunno filtra attraverso la vetrata che si apre su piazza del seminario. Alba è piena di gente e di Se estradato in te tenne, con Italo Calvin vita, don Bussi adesso parla con nostalgia: -Oggi è l'epoca della Ferrerò e della Miroglio, delle industrie che hanno trasformato la città. Allora c'era più tempo per pensare allo spirito e alla cultura..... Le mani del prete sono mani contadine, appoggiate a quella scrivania intorno a cui, trent'anni fa, si riunivano i suoi amici. Fenoglio, Chiodi. Leonardo Oocito, il professore di letteratura poi ucciso dai nazifascisti. Guido Sacerdote (oggi regista alla Rai),„il pittore. Pinot Galliano. Sono gli anni rieri del fascismo, don Bussi fa arrivare dalla Francia le riviste di Mounier e Maritain, ma la censura le blocca e gli controlla anche le lettere: -Tenevo conferenze di sera nella chiesa di Santa Cristina. C'erano anche i vecchi liberali a sentire le lezioni sul personalismo e mi dicevano: "Finalmente ascoltiamo una parola di libertà".. Pubblica lin libro, la «Persona Umanai che fa il giro d'Italia: i gesuiti tempo dalla Svizzera, o, l'orazione funebre di «Civiltà Cattolica» e padre Vaccari dell'Istituti Biblico di Roma lo attaccano: -Avevo scritto che i mali del mondo erano il razzismo, il comunismo ateo e il fascismo. Quest'ultima, parola non me la. perdonarono. Vaccari invece, si era risentito per un mio giudizio. Dicevo che certi biblisti trovavano nelle Scritture più pietre da scagliare contro i nemici che pane per nutrirci.. Il prete che conosce Kant e legge Heidegger fa paura: finisce" in carcere, il suo nóme è nella listai del sacerdoti albesi che le «brigate n'éPé» vorrebbero far tacere per sempre. Non ci riuscirono e dopo il 25 aprile Alba ritorna alla vita. Sono rimasti Fenoglio e Chiodi, don Bussi riprende le antiche consuetudini dei «ce nacoli» in seminario e delle conferenze. Insieme fondano il «Circolo Sociale», nascono i «martedì culturali». Il teologo venuto dalla Langa di Santo Stefano si confronta con Franco Ferrarotti, Giovanni deporrà a Torino re ai funerali civili Arpino, gli intellettuali amici di Chiodi («t/rm volta capitò in seminario e mi rivelò: "Ci sono stati dei momenti in cui, senza di lei, mi sarei ucciso".). Don Bussi sbalordisce 1 borghesi» per la sua schiettezza, per le sue idee: -Una sera si parla di prostituzione. Uno chiede di obbligare quelle donne al certificalo sanitario. Ribatto secco: "Si, ma obblighiamo anche gli uomini". Le signore in sala mi applaudirono.. Oggi, i.. suoi amici non ci sono più. -Tutti morti. Ma io. prego ogni sera anche per loro e ringraziò il Signore di averli conosciuti. Mi hanno dato molto, spero ■ di aver dato qualcosa anche a loro. Non erano credenti? E' un giudizio affrettato. Credevano nel supremo, in colui che gli illuministi chiamavano "quello die sta lassù". Erano uomini e gli uomini sono sempre superiori ai loro errori e inferiori alle loro verità. Sono stati i miei amici grandi.. Ettore Boffano