A Porta Portese «svendono» la storia sulle bancarelle tante lettere del duce

Una casa d'aste triestina batterà documenti e cimeli acquistati sul mercato romano Una casa d'aste triestina batterà documenti e cimeli acquistati sul mercato romano A Porta Portese «svendono» la storia sulle bancarelle tante lettere del duce Tra i pezzi in off ROMA — Un cartoccio di storia, un pizzico d'Italia venduto a Porta Portese, poi offerto all'asta. C'è da domandarsi che mai ne facciano nel •Palazzo» delle scartoffie, degli appunti annotati in fretta, magari durante una riunione di gabinetto, al Consiglio dei Ministri. Se buttano ogni cosa nel cestino, è probabile che poi qualcuno, vuotandolo, ne soppesi con cura il contenuto,forse da intenditore o, magari, semplicemente pensando che con il tempo tutto «diventerà buono». E' successo e a Porta Portese è stato venduto materiale importante, cimeli autografi di Mussolini, ma anche di De Gasperi, note di Andreotti, la scelta è ampia e l'acquirente non ha che da farsi avanti. Quanto costa la storia al grammo? Fra pochi giorni si vedrà come gli appassionati se la contenderanno questa storia, in gran parte cronaca di ieri, anche se «maturata». Il 6 dicembre una casa di Trieste che batte all'asta per conto terzi oggetti da collesione, offrirà alcuni pezzi interessanti anche per chi collezionista non è. Andavamo alla ricerca per un amico di un autografo di Voltaire e ci siamo trovati fra le mani una erta l'ordine di dimette lettera di Maria Teresa d'Austria che il 5 novembre 1758 scriveva da Vienna a un'amica, e una da Varsavia di Stanislao II Augusto Poniatowski, re di Polonia, datata 20 gennaio 1770. D'improvviso la macchina del tempo ha fatto un balzo in avanti ed abbiamo scoperto una benedizione apostolica tracciata di pugno da Papa Benedetto XV l'8 ottobre 1915, poi' un pacchetto di lèttere, firmate da padre Agostino Gemelli, su carta -intestata dell'Università Cattolica di Milano, quindi salta fuori Mussolini. Siamo nel 1925 e il •duce» comunica ad Arpinati il programma sul Congresso del Fascismo a Bologna. Una cartolina colpisce la fantasia: è del movimento futurista, firmata da Marinetti. Tali documenti paiono avvolgersi nel turbine della battaglia di Adrianopoli. Arpinati scrive ancora a Mussolini e questi gli chiede senza tanti complimenti, siamo al V maggio 1933, le dimissioni da sottosegretario agli Interni: «Caro Arpinati, si è determinata una situazione per cui ti prego di rassegnare le tue dimissioni...» In cinque facciate fitte, Amicucci si confida con Galeazzo Ciano sul momento tersi spedito da Mus politico. 22 dicembre 1941. Tutto confidenziale, personale, oggi diremmo top secret. E come giudicare la lettera vergata da Galbiati. in partenza dall'Ambasciata germanica il 12 settembre 1943, a proposito della riorganizzazione delle forze fasciste? Poi una di ben none paginette, una autentica relazione, sempre del generale Galbiati. sul comportamento della Milizia dopo il 25 luglio 1943r Un'documénto che ci pare non irrilevante. Questa vendita all'asta, che avverrà all'ombra del Castello di Miramare, è un sacco magico da cui fuoriescono sorprese in continuazione ed è perciò tanto più diffìcile fermarsi. Si ha infatti la sensazione del crescendo, di ciò che può ancora venir fuori. Attesa appagata. Mussolini prese un foglio e con l'inconfondibile grafia buttò giù il telegramma per il maggiore Skorzeni, era il 12 settembre 1944, per ricordargli — «...con simpatia e gratitudine coi Vostri camerati del Gran Sasso...» scriveva — che un anno prima l'ufficiale lo aveva prelevato e liberato dal Gran Sasso. Unita vi è la copia dattiloscrìtta del documento. E' un telegramma, è stato sottolineato, a cui Mussolini teneva, come fosse un solini ad Arpinati il 1 talismano. Cosi se lo era portato per molto tempo appresso in una borsa. Ora è in vendita per meno di un milione. Domandiamo al signor Roberto Fragiacomo, marito della signora Liliana Carlon, la quale organizza queste aste a Trieste, come sia venuto fuori tale materiale. «Sono documenti autentici, garantiti, molti con il numero dell'archivio di Stata Furono comperati a■ Soma;-a Pòrta'Portese». C'è richièsta per'qèésti àoèuméntTàa'pariS del còlle-' zionisti? «Direi di si — risponde — le offerte stanno arrivando ogni giorno». Tra gli incartamenti troviamo un biglietto autografo in cui Giulio Andreotti domandava a De Gasperi nel 1946 spiegazione circa l'accettazione di un invito al Quirinale fatto dal Luogotenente del Regno Umberto. Vi è pure la risposta di De Gasperi con appuntato: «SI, il minimo che potevo fare in seguito alle insistenze...» Pare sbalorditiva la presenza di una cartella di documenti (all'asta si tratta del lotto numero 2389» relativi alla proclamazione dei risultati del referendum monarchia-repubblica, più due verbali ufficiali, una lettera, sette Inviti a membri del goverr ° maggio del 1933 no, 35 fogli dì «pratiche varie». Un'altra cartella contiene appunti, minute, lettere che si riferiscono a De Gasperi, questioni interne, internazionali e Consiglio dei Ministri. 120 fogli quasi tutti autografati. Chi mai sarà andato a vendere questa mercanzia a Porta Portese? Misteri delle aste. Tra l'oggettistica in vendita, vediamo offerto al prezzo base di centomila, tire un •portapolvert, arabo»: di.metà ■800 d'argento e ottone con la-' vorazione in rilievo, un elmetto cecoslovacco modello 1934 (130 mila lire), un cappotto tedesco della Feldgendarmerie marcato «Wien-1943*: senza spalline. Prezzo base 120 mila lire. Quale fantastica storia avrà mai da raccontare questo cappotto? Ma non è tutto. Un portacipria in ottone e smalti, con lo stemma della Raf, l'aviazione britannica, ha l'accattivante prezzo base di 10 mila lire. Una maschera antigas modello M33, con pacchetto per medicazioni, 15 niila lire. Un paio di stivali da Federale (lotto 3189), al prezzo di 40 mila lire. La sensazione, un po' triste, è di trovarsi davanti a frammenti di storia svenduta, quasi in liquidazione. Renzo Rossotti