Novara in polemica con Torino strizza l'occhio alla Lombardia di Gianfranco Quaglia

Novara in polemica con Torino strizza rocchio alla Lombardia Novara in polemica con Torino strizza rocchio alla Lombardia Riaffiorano dissapori e re città lombarda» - H NOVARA — .Se Torino vuole tornare a essere la capitale politica d'Italia, Novara aspira a diventare una città (se non una provincia) lombarda*. Questa frase, pronunciata in tv dal sindaco di Novara Armando Riviera con 11 sorriso sulle labbra e forse una punta di veleno durante la trasmissione «Italia mia», scatena la polemica. Il programma ludico-culturale vede di fronte squadre di ragazzi accompagnati dagli amministratori. Quando tocca a Torino e Novara riaffiorano antiche ruggini. Alla battuta di un assessore torinese il sindaco novarese replica secco. E dopo la trasmissione rincara la dose: -Gli amministratori di Torino sono arroganti e presuntuosi e non hanno il senso delle proporzionU. E' cronaca di alcune settimane fa, ma il dibattito si trascina. Cosi sul cai po della polemica e delle s: gazioni •diplomatiche» sono scesi politici, uomini di cultura, stori¬ incomprensioni - Una battuta del sindaco in tv: «Aspiriamo a diventa presidente (novarese) della Regione interviene per attutire lo scontro ci, imprenditori, anonimi cittadini. Ed è nato il «caso Novara». Se la battuta del sindaco ha acceso la miccia, in realtà 11 fuoco covava sotto la cenere dei secoli. Dice il presidente dell' Amministrazione provinciale, Adelmo Brustia: >£' esagerata l'esasperazione della polemica ma una cosa è certa: il capoluogo piemontese viene incontro soltanto in parte alle esigenze novaresi. Insomma Torino dimostra difficoltà a recepire, per usare un termine amministrativo, i nostri problemi*. E Vittorio Beltrami. novarese di Omegna (Lago d'Orta). presidente della Regione, si è affrettato a precisare in un incontro a Novara che il «Piemonte e l'ente regionale guardano a questa provincia con grande attenzione». Beltrami, figlio di una terra che per estrazione culturale-geografica si sente più lombarda che piemontese, afferma: «Ho firmato un documento che a mio avviso ha valore storico ed è la convenzione Regione-Università per la facoltà di Medicina a Novara. Non si dimentichi che l'anno scorso, in un momento di ribellione, il Novarese aveva cercato di legarsi, anche se era giuridicamente impossibile, con l'Università di Milano». Novara «costretta» a stare con Torino, ma con l'occhio strizzato a Milano? La seconda città piemontese «figliastra» di una «matrigna»? I pareri sono discordi. C'è chi si schiera con la «lombardesità» di questa provincia che s'allunga tra Ticino e Sesia; chi rivendica l'autonomia: chi auspica il separatismo e qualcuno che invita a riannodare i legami con il Piemonte subalpino. Nel «bisticcio» molti temono che il Novarese rischi di essere un'area periferica del Piemonte e tagliata fuori dalla pianificazione della Lombardia. Una Novara ibrida, insomma, proprio nel momento in cui da più parti si ribadisce il ruolo di questa città cerniera sull'asse MI-TO e di vertice del triangolo ideale «Tecnocity». Le spinte a una maggiore considerazione del territorio e al «far da sé» vengono soprattutto dall'Alto Novarese, il Verbano-Cusio-Ossola, un altro triangolo geografico, ma contrassegnato da una crisi economica profonda. Da anni amministratori e abitanti si battono per ottenere la loro provincia. Nella disputa per fortuna qualcuno sdrammatizza, come l'avvocato Giulio Carlo Genocchio. presidente della «Famiglia nuaresa», il sodalizio che raccoglie i paladini della novaresità: «Piemontesi? Lombardi? Nulla da spartire né con gli uni né con gli altri. E' risaputo — e la storia è II a dimostrarlo — clte Novara ha sempre rivestito l'aspetto e la funzione di una "marca di frontiera" in apparente equilibrio fra le due etnie, la pedemontana e la lombarda, die fatalmente tendono a fronteggiarsi ed è altrettanto noto come Novara sia stata coinvolta nei contrasti insorti fra i due "blocchi"*. E Dante Graziosi, ex presidente dell'Istituto commercio estero, scrittore, autore della «Topolino amaranto», ha rispolverato un documento napoleonico per ribadire la novaresità della sua terra, estranea a Torino ma anche a Milano, il Buonaparte chiese a un suo fedele, Carlo Nibbia di Granozzo (Novara), se si sentisse piemontese o lombardo. E lui: «Sono novarese, di quella terra delimitata da due fiumi, Sesia e Ticino». Poi l'intervento dell'ex presidente della Provincia, Franco Fornara, che dal Lago d'Orta lancia la proposta provocatoria e curiosa: «Perché non fare del Novarese il 27° Cantone svizzero?». Novara lontana da tutti e contro tutti? Non è proprio cosi. Il presidente della Regione attutisce i termini della polèmica: «Si è vero, 'neila Tniazona, quella dell'Alto Novarese, 'non ho registratocele sensazioni di recupero economico che invece trovo nelle altri parti del Piemonte. Occorre ridisegnare le grandi linee di sviluppo di una provincia con un asse di 180 chilometri. Ma nell'era del cosmopolitismo, a portata di volo charter, appare infantile guardare al Ticino, quasi come nell'ode manzoniana, quale frontiera fra due popoli che hanno troppi interessi in comune». E sulla stessa lunghezza d'onda è l'avvocato Giuseppe Brocca di Domodossola, presidente della comunità italosvizzera del Gottardo: «Teniamoci cara la nostra Torino. Anclie se siamo più vicini a Milano non me la sentirei di cambiare casa». Gianfranco Quaglia

Persone citate: Adelmo Brustia, Armando Riviera, Beltrami, Buonaparte, Carlo Nibbia, Dante Graziosi, Franco Fornara, Giulio Carlo Genocchio, Giuseppe Brocca, Vittorio Beltrami