SHULTZ VOLEVA DIMETTERSI Reagan lo convince in extremis

E* rientrata la crisi ai vertici dell'amministrazione statunitense E* rientrata la crisi ai vertici dell'amministrazione statunitense SHULTZ VOLEVA DIMETTERSI Reagaii lo convince in extremis H segretario di Stato era stato tenuto all'oscuro delle trattative con il governo di Teheran: armi contro ostaggi cisivo il colloquio con il presidente - «Il dialogo con l'Unione Sovietica è più importante della vicenda iran c .WASHINGTON — II segretario di Stato Shultz «ha contemplato la possibilità* di rassegnare le dimissioni sulla vicenda delle forniture militari clandestine all'Iran, tanto che il New York Times le ha date ieri per probabili in un articolo di.prima pagina. Ma a quanto riferito da un suo amico, l'ex presidente della Commissione Esteri del Senato, il repubblicano Lugar, che lo ha incontrato al suo ritorno da Parigi, Shultz ci ha ripensato e ha deciso di restare al suo posto. «Gli ho parlato ieri e non medita assolutamente gesti di rottura» ha dichiarato Lugar in un'intervista alla televisione. «Ansi, mi è parso su di morale-. Avvicinato dai giornalisti, il segretario di Stato ha rifiutato di fare dichiarazioni. Sembra che il capo della diplomazia Usa abbia avuto un colloquio chiarificatore col presidente Reagan. che anche oggi rimarrà a Camp David, nel Maryland, per riposarsi delle fatiche elettorali, e che esso si sia concluso in maniera positiva. U conflitto interiore di Shultz, manifestatosi già all'inizio della scorsa settimana, ha segnato comunque l'inizio di una crisi dagli sviluppi imprevedibili. Come ha detto lo stesso Lugar, è infatti in discussione l'esercizio clandestino del potere da parte della Casa Bianca, che esautora non solo il Dipartimento di Stato ma anche la Cia, i servizi segreti. La nuova maggioranza democratica al Senato intende aprire un'inchiesta, e questa volta con l'appoggio di alcuni repubblicani, tra cui l'autorevole senatore Dole. Quando il New York Times ieri è apparso nelle edicole — numerose copie erano già in distribuzione alla mezzanotte di sabato — Washington ha temuto davvero che Shultz si dimettesse. «Le tensioni all'interno del governo sono cosi forti — ha scritto U quotidiano — che i principali collaboratori di Shultz accennaalleventualità delle sue dimissioni-. «Essi hanno confermato- ha proseguito il quotidiano «che gli è stato ordinato di non discutere pubblicamente l'Iran e che Shultz è infuriato per essersi esposto alle critiche dell'opinione pubblica, con il suo atteggiamento rigido nei confronti dei terroristi, mentre la Casa Bianca negoziava alle sue spalle-. In particolare, 11 segretario di Stato americano si sarebbe risentito perché ancora il primo ottobre aveva assicurato ai ministri degli Esteri arabi che gli Stati Uniti non fornivano armi al regime iraniano. Che la minaccia di dimissioni del segretario di Stato rientrasse è diventato chiaro allorché la televisione ha intervistato il suo predecessore più illustre, Kissinger, un altro suo amico. •A mio parere- ha affermato Kissinger «Shultz e l'altro ministro che ha mosso obie sioni alle forniture militari all'Iran, Weinberger, erano almeno parzialmente al corrente di ciò che accadeva. Essi si sono dissociati dalla Casa Bianca. Ma avendolo fatto, non vt è motivo per cui oggi dovrebbero dimettersi-. Quali considerazioni hanno indotto 11 segretario di Stato Shultz a rimanere? La prima, ha asserito il senatore democratico Nunn, uno dei massimi esperti di disarmo americano, «è che non si abbandona il Presidente quando è sotto assedio-. Seconda, ha aggiunto «é che Shultz è l'architetto del dialogo con l'Urss, assai più importante della questione iraniana-. Kissinger ne ha citata una terza. «Dietro le forniture miMari all'Iran- ha osservato •ci sono ragioni umane e politiche che Shults capisce benissimo. Ronald Reagan è un uomo emotivo, nonostante le apparenze, e cerca veramente di aiutare le famiglie degli ostaggi; inoltre si rende conto che in Iran Stati Uniti e Unione Sovietica combattono una partita decisiva per il futuro nell'Asia centrale-. Proprio quest'ultima considerazione — che con le sue dimissioni sarebbe crollata la nuova strategia americana nel mondo islamico — deve avere indotto Shultz al ripensamento. La partita nell'Iran è decisiva per la stabilizzazione sia del Golfo Persi co che del Medio Oriente. Al di là del rilascio degli ostaggi americani in Ubano, 11 suo obiettivo è di garantire che i moderati e non i fondamentalisti subentrino a Khomei ni. - Non gioca la partita solo l'America, ma anche la Francia. Il Washington Post di Ieri ha sottolineato che fin dallo scorso marzo, quando mandò a Teheran l'ex inviato di Le Mond, Eric Rouleau. 11 gover¬ no francese tiene aperto il dialogo con 11 regime iraniano. Nel complesso scenario islamico, Francia e Stati Uniti hanno trovato un alleato Inatteso nella Sirla, e ciò spiega sia l'insistenza del premier francese Chirac a discutere con essa, sia l'esitazione del presidente Reagan a penalizzarla, nonostante i vari moniti. Ancora il Washington Post ha sottolineato che il presidente siriano Assad spera di neutralizzare i gruppi terroristici e le milizie sciite In territorio libanese, che minacciano di dissanguare 11 vicino. Collabora con la Francia e gli Stati Uniti — ed è emerso con chiarezza, nel giorni scorsi, alla defenestrazione del potentissimo ministro del Petrolio Yamanl anche l'Arabia Saudita, che è riuscì- ta cosi ad assicurarsi la cessazione degli attacchi alle navi nel Golfo Persico, e aperture da parte iraniana a Paesi come il Kuwait. A rendere pubbliche le. forniture militari americane all'Iran, nel tentativo di screditare 1 moderati che le avevano concordate, è stata la fazione fondamentalista dell'ayatollah Montazeri, il potenziale successore di Khomeini. Ma il capo spirituale Iraniano Khomeini sembra essersi schierato contro di essa: la scorsa settimana, ha ordinato ben duecento arresti nelle sue file. Ciò non significa tuttavia che prevarrà la strategia reaganiana. I fondamentalisti sono ancora in grado di bloccare sia il Ravvicinamento Teheran-Washington sia il rilascio degli ostaggi americani e francesi. Il Congresso Usa pare deci- n Decana» so inoltre a fare un capro espiatorio del colonnello North, il membro del Consiglio di Sicurezza nazionale della Casa Bianca, che ha presieduto a tutte queste operazioni. North, 43 anni, è considerato il «Rambo» di Reagan. Ideò l'intercettazione dell'aereo di Abu Abbas a Sigohella. Intanto, si attende oggi sul Washington Times la pubblicazione del testo Integrale dell'intervista di un'ora del direttore del giornale Arnaud de Borchgrave al premier francese Chirac. Un'Intervista clamorosa che ha scatenato un tempesta tra Parigi e Bonn: Chirac avrebbe attribuito al cancelliere tedesco Kohl l'informazione che responsabile del fallito attentato a un aereo della El Al non era la Siria ma il servizio segreto di Gerusalemme. Ennio Caretta