Il «mestiere» più antico Com'è cambiato in Italia
Un libro del sessuologo Caletti: «Rapporto: prostituzione oggi» Un libro del sessuologo Caletti: «Rapporto: prostituzione oggi» Il «mestiere» più antico Com'è cambiate in Italia Le «donne di vita» sono più di 300 mila - Stanno scomparendo i protettori, mentre compare la «sfruttatrice» - Il degrado umano dei «clienti» BOLOGNA — Ai nomi volgari o eufemistici (prostituta, meretrice, puttana, mondana, donna di strada), hanno aggiunto quelli che oggi Indicano i «nuovi» modi di esercitare il «mestiere più antico del mondo»: ragazze squillo, call-girls. .hostess», «modelle fotografiche», «massaggiatrici», accompagnatrici sociali. Poi, ci sono le «insospettàbili»: donne modello in casa, prostitute «nscoste» fuori. Quasi la meta di loro ha incominciato a «vendersi» sotto i 18 anni e l'80 per cento si dichiara «credente» di fede cattolica, anche se «frequenta poco». Figlie di operai e contadini, sono scese sul marciapiede soprattutto per l'ansia di denaro e adesso si dividono tra chi dice di guadagnare molto (48,4 per cento) e chi invece si lamenta (33,5). Alle spalle hanno spesso una violenza carnale subita nell'infanzia o nell'adolescenza, da un parente o da un conoscente. Del sesso hanno un'idea «disgustosa» o «indifferente*. Non vorrebbero cambiare «mestiere- e ritengono giusto organizzarsi per rivendicazioni «sociali» e «sanitarie». Hanno abortito almeno una volta e quasi il 40 per cento di loro ha contratto una malattia venerea. E' questo il ritratto della prostituta italiana o meglio di un campione di 622 «donne di vita» che hanno accettato di rispondere alle 540 domande di un questionario (due ore per leggerlo e dare le ri poste scritte) predisposto da un equipe di esperti e studiosi (medici, sessuologi, giuristi, sociologi e psicologi) coordinati dal professor Giovanni Caletti, il «Kinsey italiano», «padre» della sessuologia nel nostro Paese. Per sei anni le ricercatrici del gruppo hanno girato l'Italia cercando di avvicinare e di convincere alla collaborazione centinaia di prostitute. Adesso, i tasselli di questa analisi sono stati raccolti in uri libro di 173 pàgine stampato a Bologna dall'editore Calderini: «Rapporto: prostituzione oggi». Qual è il principio che ha ispirato questo lavoro? -La prostituzione è una sociopatia. TI perpetuarsi di un simile commercio urta contro il senso della dignità umana, crea occasioni di seduzione, di corruzione di giovani donne, irretite da mezzane o da magnacci nel mondo della delinquenza comune — scrivono gli autori —; A noi sembra che in nessun caso la prostituzione debba divenire una soluzione valida a risolvere vicende esistenziali anche se gravi e pressanti... A noi sembra questa una pigrizia mentale, egoismo di comodo, affinché tutto resti com'era nel tempo passato, com'è ora». Ma che rappresentatività ha il campione esaminato da Caletti e dai suoi colleghi? Dati precisi, ricavabili dagli archivi delle forze dell'ordine e dei presidi sanitari «dermosifilopatici» non sono ritenuti attendibili o mancano del tutto. C'è chi parla di 300 mila donne prostitute, chi arriva a 500 mila. Non meno difficile è stato il lavoro delle ricercatrici del •Rapporto». «Bro necessario accattivarsi la simpatia e l'interesse di donne particolari, indifferenti, spesso emarginate, che quasi sempre disprezzano tutto ciò che "è regolare e normale".. L'Indagine è stata svolta su tutto il territorio nazionale suddiviso in Nord, Centro e Sud con le Isole: sono rappresentate tutte le grandi città, oltre naturalmente ai centri minori. Tra cifre e proiezioni, si fanno strada volti e brutture di un modo segnato dal degrado umano, dalla violenza e dalla intimidazione. La prostituta italiana è una «puttana bambina» o quasi: il 13 per cento ha cominciato sotto i 15 anni, il 29.1 sotto i 18 anni. I titoli di studio più diffusi sono la licenza elementare (37,9) e quella media (37,6). Ha In famiglia un padre alcolizzato (24,7); prima di passare al mestiere faceva la casalinga (46,9) o comunque lavorava (47,4). Non è sposata (62,6) e solo il 9 per cento ha scelto di convivere con un protettóre. B 24 per cento delle ragazze poi finite sui marciapiedi sono state violentate, mentre il 79 per cento ha avuto 11 primo rapporto sessuale tra 1 12 e i 18 anni. L'«idea» del sesso (il 44 per cento è «indifferente», il 32,5 è «disgustata») conferma le analisi di donne che non riescono a provare piacere con i «clienti» e che riflettono que sta situazione anche nelle re¬ lazioni «normaii». Al «mestiere» sono arrivate per lucro (49,2 per cento), per delusioni amorose (25,2), per problemi familiari (33,0). Ma chi sono i loro clienti? Una domanda fondamentale, secondo Caletti e 1 suoi colleghi, per capire il fenomeno: Il mercato, in larga misura si basa sulla domanda, la quale alimenta l'offerta. E' un grossolano errore raffigurare il mondo della prostituzione diviso fra persone normali, i clienti, e soggetti anormali, le prostitute». Non sono esseri spensierati, viziosi e festaioli, ma infelici e frustrati. Di solito sono persone solitarie, introverse e con complessi. Dei circa 10 milioni di rapporti sessuali che si svolgono ogni giorno in Italia, quelli con prostitute dovrebbero essere il 10-15 per cento. La maggioranza dei «clienti» è di sposati (85 per cento), mentre i celibi sono il 46,6: militari (36.1); operai (47,4); commercianti (39.7) e professionisti (30,9), compresi tra i 26 e 45 anni di età (71,6%). Alle prostitute chiedono soprattutto rapporti «normali» (83,7 per cento), preferiti alla masturbazione (28,9) e al rapporto «orale» (23,2), ma si abbandonano a confidenze su famiglia, lavoro, difficoltà sessuali. Profondamente cambiata, infine, la figura del protettore. C'è una presenza «femminile» (13 per cento), mentre nelle grandi città si è trasformato in una sorta di «esattore» per conto di grosse organizzazioni (mafia e camorra) che controllano le prostitute. Le «nuove puttane» (callgirls, massaggiatrici ecc.) non ce l'hanno più, ma sono costrette a pagare tangenti ad altri personaggi inseritisi in questo mondo: taxisti, por¬ tieri d'albergo, portinai, padroni di casa, delinquenza comune). I «magnaccia» tradizionali sono operai, artigiani e disoccupati (21 per cento) ma anche professionisti (avvocati, medici: 4,5). Dalla donna pretendono tutto il guadagno (13,4) o la metà (21,6). . Una realtà «nera» che può cambiare? Ecco la risposta di Caletti: «Ove esiste prostituzione la donna vive in condizioni sicuramente inferiori al maschio... Ne consegue una degradazione della figura femminile che il consumismo ha ancor più. alimentato... La prostituzione è vecchia come il mondo perché il mondo è sempre stato regolato dai maschi... Il problema sta nella mancanza di equilibrio: se continua a prevalere il potere maschile, fra le altre storture, rimarrà la prostituzione». Ettore Boffano
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