Eurythmics: serata di passione

Ugo e lo spot Ugo e lo spot Eurythmics; serata di passione Forse la miglior musica sentita negli ultimi tempi: novanta minuti di tensione continua Viene avanti solenne reggendo un vassoio d'argento: è un cameriere imponente e impeccabile. S'inchina a servire una celebra china ad una bella sconosciuta ed a Ugo Tognazzi che, al contrario di lui, con l'età sembra coltivare un altero quanto laido distacco cosi, malgrado sia perfettamente rasato e indossi una immacolata giacca bianca, la sensazione è di barba lunga, occhio cisposo, casual da insonne. Il cameriere di ristorante (c'è un pianista), indossa un frac un po' troppo attillato, ha il viso imbellettato ed è vagamente gonfio, come se reggesse un vassoio dal peso mostruoso. Somiglia a Edmond Purdom, mi dico. Mentre lo spot pubblicitario televisivo passa veloce, mi torna in mente la dolce vita degli Anni Sessanta In cui l'attore fu qualcuno. Edmond Purdom: più di trenta film di nessun rilievo ma frequentati, soprattutto un matrimonio con la vedova Linda Christian che durò un anno, una specie di protosuocero di Al Bano che ovviamente, in omaggio alla sua Romina, in quel ruolo riconosce soltanto il compianto Tyrone Power. Lo spot si ripete tante volte ed io lo spio. C'è una seconda versione dove riconosco subito Ugo Tognazzi (e l'errata sensazione stavolta è che abbia dimenticato di nettarsi il mento unto col tovagliolo) che però sta a casa sua dove la sconosciuta lo raggiunge con un ghepardo che s'è mangiato il pianista forse. Il cameriere viene promosso maggiordomo, ma è sempre Imponente, Impeccabile e sotto sforzo. Ammicca da guitto sapiente, se ne va. E' lui, Edmond Purdom. Non me n'era mai importato niente prima, ma adesso che ha sessant'annl e ricompare nella pubblicità, mi immalinconisce. E' inglese e forse ha cominciato la carriera in teatro con l'ineluttabile parte che comprende un'unica Interpretazione: .Signori, II pranzo è servito; ora gli tocca di finirla più o meno con la stessa battuta. Al suol tempi Anita Ekberg ebbe il apio merito di fare_yn_ bagno, firmato nella fontana di Trevi, ma ha avuto più gloria eppure era vestita. Nel gioco pubblicitario delle parti, non ci sono divi che tengano. Chi ha riconosciuto Peter Fonda in quella specie di generale Custer, appiedato con i leggendari cavalleggeri, che chiede notizie dei suoi cento e passa cavalli ad una ragazzina presumibilmente parigina per via che si sporga dal finestrino di un'auto francese? lo no, l'ho letto da qualche parte che era lui, ho rivisto quello spot paradossale un sacco di voi- ' te: non l'ho riconosciuto. Nel gioco perverso della televisione, con quell'andare e venire dei divi attraverso II tempo (in una stessa serata li vedi con trentanni di meno o con vent'anni di più), non c'è posto per I ricordi. Morsi Bucholtz, tenero aspirante pistolero dei 'Magnifici selle-, martedì scorso è finito declassato tra I • Charlio's Angela» (replica della prima serie). E l'altra domenica, in •Miami vice*, c'era da scoprire nella parte di un generale boliviano in esilio, parte che durava due minuti scarsi, nientemeno che Tomaa MIHan. Lo stesso che, simulando un carico, di pidocchi sotto una berrétta di maglia calcata su capelli nuri e forforosi, barbacela e turpiloquio romanesco nonstop, ci ha bombardato di vicende cinematografiche nostrane da quando è cominciato l'autunno. Sull'altra sponda dall'oceano. Invece, si ò mostrato com'è. Stempiato e brizzolato com'è, elegante ed educato com'è, intelligente al punto da imporre Un personaggio in due minuti scarsi com'è sempre stato. Irriconoscibile insomma. Non è dunque solo questione d'età, ma anche di metamorfosi sballate. Al rimpianto però, si mescola subito una sorta di nostalgia Impietosa, crudele. Guardavo •Pietro il grande- e non nego di aver cercato nella segaligna nobildonna mezzana interpretata da Elke Sommer, quella biondina morbidona che, neppure un' mese fa, mi aveva Incantato Insieme all'ispettor Cluseau in • Uno sparo nel buio-. Force i giovani telespettatori, non ricordano nessuno dei nominati divi e non conosceranno mal queste angosce. Chiarisco per loro: è come se tra vent'anni, tra gli orchestrali di •Hamburger serenade-, nel vecchio ebreo che suona II clarinetto, credessero di riconoscer" Woody Alien. E sarà davvero lui. ROMA — La cernlerona lampo bianca che tiene unita la similpelle nera del due semisipari è un'apertura di grande'effetto. Lentamente, mentre una voce registrata tipo annunci aeroportuali diffonde messaggi appena percettibili nel frastuono che cresce, e il giro ritmico di 1984» sale inesorabile, la Grande Zip si schiude. Dall'alto in basso, dal buio alla luce bianca accecante, viene offerta una serata di passione, fisica e mentale, in bianco e nero. Consigliati: abiti in pelle, camicie bianche, e sotto, per le signore, reggiseni rossi con cui rimanere, magari verso il bis. Almeno sul palco. C'è qualcosa di più di uno scenario che si schiude: la pelle nera è dai tempi del Selvaggio- di Marion Brando, la seconda pelle preferita dei rockers e del punks, dei poeti maledetti alla Jim Morrlson e del cerebrali Tecno. Evoca immediatamente fisicità. Ma quella cerniera bianca, evoca sfacciatamente materiale plastico: è qualcosa che sa di grandeur sintetica, un tono ironicamente minaccioso che si apre sulla pelle bianca, immacolata dì Annie Lennox. Che avanza, a passo di marcia, occhi verde-laser che come nei fumetti giapponesi o nei videogames inceneriscono gruppetti di incauti sulla sua strada. Ma se si vuol cercare un segno, questo bizzarro sipario (usato peraltro anche come tendina elettronica nel loro video «Missionary Man») può andar benissimo. Nati nei primi Anni Ottanta con que sto nome abbastanza programmatico di una via euro pea verso il ritmo, e passati attraverso una'fase elettronica da manuale («Touch», 1983) negli ultimi due album Annie Lennox e Dave Ste wart sono svoltati con gran determinazione verso il loro ne di coppia (di attori): lei sempre al centro, lui defilato, a volte addirittura nella parte del voyeur-con-telecamera (versione tecno del vecchio guardone da parcheggio). Lei fredda In apparenza ma vulnerabile, di ghiaccio nel suo look sul filo del travestitismo, ma in fondo angelica e gioiosa, almeno fino alla prossima volta. Insomma, la collezione dei video degli Eurythmics fra bizzarrie e colpi di scena ha gU elementi per evocare anch'essa (Annie e Dave come Vanoni e Gino Paoli?) una soap-opera, più tecno questa, non c'è dubbio, ma altrettanto Intrigante. «Lui la ama ancora, è chiaro... ». E quando, sul finale di «Right by your side» sono usciti insieme abbracciati, è esploso un uragano di applausi. Ci sta un po' tutto, come avrete capito, in questo concerto, forse il migliore di questa stagione. Una grandissima tensione che non si allenta mal per novanta minuti. Un muro di suono potente quanto la voce dura, metallica e levigata della Lennox: anche se alle prese con qualche problema, e quindi limitata sugli acuti, retti a dovere dalla corista nera Jamicson, non ha perso la sua urgenza, la sua forza, e regge magnificamente la spinta di tutto 11 gruppo. Una voce che al tempi del tecno sembrava sensuale e calda, "e che ora in territorio negroide appare per la vecchia legge della relatività certamente più dura, più votata a trascinare che ad avvolgere. Una festa danzante per quasi quindicimila di età e look diversissimi, grandiosa di comunicativa immediata, nel grande catino post-colosseo del Palaeur di Roma: si direbbe (alla Erica Jong) uno «zipless party», una passionale festa senza chiusura lampo. Cl Mii A Venezia secondo anno di vita, 6 un laboratorio di Jazz e blues con otto mesi di seminari e concerti (nell'edizione precedente tra gU ospiti c'è stato Steve Lacy e tra gli Insegnanti Tiziana Ghiglione ed Alberto Negronl) e che ha impegnato 200 allievi da giugno a novembre. A parte i già citati Pollini, Arrau e Stern, ecco l'elenco degli ospiti della prima trance della Musica dell'Imperatore che si concluderà 11 10 giugno: Quartetto Alban Berg (che hanno «aperto» giovedì scorso con 11 quartetto in sol maggiore opera 18. 2 «dei Complimenti. di Beethoven), American Strings Quartet, Quartetto Julliard, Giovane quartetto italiano, Quartetto Takacs, Franco Rossi, Piernarciso Masi, Jorge Bolet, Yefim Bronfman, Quartetto Bartok, Eugen Istomin, Quartetto Allegri, Brigitte Fassbaender, Irwin Gage, Trio di Fiesole, Piero Farulll, Franco Petrocchi, Alexander Lonquich, Jullan Bream, Robert Holl, David Lutz, Quartetto Guarnleri, Murray Perahia, Mario Brunello, Massimo Somenzi, John Shirley-Quirk, Rudolf Jansen e Pietro De Maria. p. sor. fluidi e danzabili), anche se poi l'elettronica di per sé era ridotta al minimo. Appena il gusto di avvolgere con inquietanti tappeti di sequen cers vecchi classici come «Sweet Dreams», che diversa non si può proprio fare. E l'esperienza video (Dave Stewart, oltre a essere gran compositore e produttore, è anche un regista video molto Interessante, e si porta dietro una gran modella/interprete, naturalmente) ha anch'essa una rilevanza non da poco. Attraverso i video si sono costruiti una strana dimensio¬ VENEZIA — Maurizio Pollini, Claudio Arrau e Isaac Stern: questi 1 big della stagione di musica da camera curata dall'assessorato alla Cultura di Venezia. Il tema del biennio (ricordiamo che il programma è stato impostato sull'arco dei 700 giorni) sarà: la musica dell'Imperatore, da Haydn alla scuola di Vienna. Dice il prof. Paolo Cossotto, responsabile del settore musica: •Abbiamo pensato di concludere un ciclo inieiato nel 1984 con i Lied del "Canta della terra felice", (continuato con "L'età di Proust" e con "Russia, Russia") che ha riscosso un grande successo a costi molti bassi (200 milioni per V87? 88) per una città come Venezia che può contare soltanto su 66 mila "clienti" possibili.. H cartellone prevede 48 concerti con tre sedi Istituzionali: La Fenice (3), 11 teatro Goldoni (14) e la chiesa di San Giovanni Evangelista (6). Per l'anno prossimo i nomi di richiamo saranno: Salvatore Accardo, Uto Ughi, Tom Krause. Shlomo Mintz e Bruno Canino. Gli vecchio oggetto oscuro del desiderio, la musica nera americana. Hanno lasciato alle spalle 1 climi sintetici e ipnoticamente ripetitivi, quella loro capacità di scivolare fra 11 romanticismo e il tenebroso o addirittura ossessivo che raggiunge chi sa impadronirsi delle possibilità, che di per sé non sono né calde né fredde, dei neostrumentl elettronici. Hanno abbandonato il tecno-soul per puntare diretti verso la forma originale, quella di Aretha e di Stevie Wonder (loro ospiti nell'ultimo album), e