Quando la gente ti rifiuta perché non camminerai più

Quando la g&mtm ti rifiuta perché non camminerai più Quando la g&mtm ti rifiuta perché non camminerai più Gino Lapucci, 18 anni, è costretto in carrozzella dopo un incidente - Soffre più per «l'ipocrisia e l'incomprensione» di quanti non lo considerano «uguale» •Perché alla difficoltà, al dramma di vivere una condizione fisica dimezzata, o ancora più. ridotta, l'handicappato, l'invalido, deve anche aggiungere l'amarezza di essere considerato un "povero infelice" da compatire, si, per la sua disgrazia, ma da evitare, da rispettare a parole ma da tenere a distanza nel concreto dei rapporti.qvotidiani? Perché tanta gente, all'apparenza così disponibile, così.attentati,questi problemi, appena rischia di essere coinvolta personalmente, magari solo "di striscio", nella vita di queste persone, si ritrae, si defila, quando addirittura non manifesta chiaramente il proprio rifiuto?: A parlare è Maria Domenica Lapucci, madre di Gino, 18 anni, paraplegico e costretto, a vivere in carrozzella da quando un automobilista pirata, 17 mesi fa, ha investito la sua moto mandandolo a spezzarsi la colonna vertebrale contro un albero. Da allora la vita della famiglia — i Lapucci vivono a Volvera — è naturalmente cambiata: ma non sono le difficoltà pratiche, la lotta contro la burocrazia Usi e le «barriere architettoniche», a far paura alla madre, donna energica e combattiva che ha affrontato la situazione senza mai arrendersi allo scoramento, lottando ostinatamente contro l'inadeguatezza delle strutture sanitarie e assistenziali No, non è questo a suscitare la «rabbia» di Maria Domenica Lapucci, che le sue parole traducono In modo anche troppo morbido: »E' l'atteggiamento della gente, l'ipocrisia, la vigliaccheria, linserisibilità, che ci fa male. E' l'incapacità, non di tutti s'intende ma di molti, di capire, accettare l'idea che chi è privo dell'uso delle gambe, delle braccia, della vista o dell'udito, conserva capacità fisiche é soprattutto intellettuali in grado daìÀiero di renderlo uguale ai cosiddetti nor-modotatt, sema riserve o distinguo... ». E cita alcuni episodi significativi, che definire vergognosi è poco. Episodi del «vissuto» del figlio, un ragazzo pieno di voglia di vivere nonostante quelle ruote che sostituiscono le sue gambe, che sembrano Impossibili in questi anni percorsi da una crescente sensibilizzazione su questi lom'i" A cominciare da quell'Infermiere del Cto, ora sotto inchiesta da parte della commissione di disciplina dell'Usi 1-23, che durante il ricovero di Gino Lapucci nella fase acuta della paralisi, ha detto alla fidanzata del ragazzo che •era paraplegico e tale sarebbe rimasto tutta la vita» e che perciò ^avrebbe fatto bene a lasciarlo in quanto troppo giovane per rovinarsi l'esistenza: Per proseguire con i genitori della ragazza che, appreso di quale incidente Gino era rimasto vittima, «l'hanno obbligata a non vederlo più, in pratica segregandola in casa». Comportamento imitato da altri genitori, • quelli delle ragazze che fre¬ quentano tuttora mio figlio, ragazze molto giovani, come lui. Persone della buona borghesia di Volvera, Orbassano, Pinerolo, persone che si dicono religiosissime, di ottimi principi, ma che appena scorgono nelle figlie un interesse "eccessivo" per Gino, qualcosa che potrebbe andare oltre l'amicizia, impongono loro dietim averci piitchi? fare. E notili sfiotóveppure il pensiero di essere^olijiitieqrudeli, incivili».' E che dire di quel signore attempato che a Orbassano, per una banale questione di parcheggio, ha prima cercato di malmenare il ragazzo solo sull'auto con i comandi adattati, poi, avvisato della sua condizione da amici presenti, ha bofonchiato un «c/li se ne frega» e tamponato volutamente con il suo fuoristrada l'Audi di Gino? «Si chiama Piero Delfino, i testimoni sono Davide e Sergio Porporato, Claudio Cavallo, Davide Rocca. Lo scriva pure». Le tappe della vita di questo ragazzo attraverso l'handicap sono costellate di momenti amari di questo genere. E lui sulla carrozzella ci vive appena da un anno e mezzo. Se basta un tempo cosi breve per vivere e raccontare la «diversità» che l'handicap comporta, anche se cosi in un mondo civile non dovrebbe essere, avvilisce pensare a quanto hanno certamente da dire coloro la cui esistenza non ha visto altro. Per anni, per decenni. Per sempre. Maurizio Spatola ri in una settimana per la mostra ospitata nella Mole Le vincite al gi

Persone citate: Claudio Cavallo, Davide Rocca, Gino Lapucci, Lapucci, Maria Domenica Lapucci, Maurizio Spatola, Piero Delfino, Sergio Porporato

Luoghi citati: Orbassano, Pinerolo, Volvera