Olio, torna all'antico per migliorare

Olio, torna all'antico per migliorare Il prestigioso extravergine del Garda lavorato coi vecchi frantoi di pietra Olio, torna all'antico per migliorare DAL NOSTRO INVIATO RAFFA (BRESCIA) — L'olio di oliva è uno dei prodotti chiave di quella «dieta mediterranea» che ha avuto un notevole spazio nel rilancio del «made in Italy». Il riscontro dell'export dimostra chiaramente come, sotto il profilo qualitativo, il nostro olio sia considerato il migliore in assoluto: persino su un mercato difficile come quello degli Usa è riuscito ad imporsi superando la concorrenza greca e spagnola. L'olio di oliva è dunque un prodotto che «tira» senza problemi? In linea generale si. gii italiani ne consumano circa 10 chili a testa l'anno e la produzione non basta a coprire la richiesta, tant'è vero per riempire questo «buco» di mercato ne facciamo arrivare dai nostri concorrenti mediterranei circa 2,5 milioni di quintali. Ma in realtà le ombre non mancano, a partire dal danni conseguenti alle gelate (per molti anni rimarrà il segno lasciato dal terribile gennaio 1985). Poi c'è la propensione della Cee a considerare con maggior benevolenza le produzioni continentali e la stessa scarsa dinamicità di alcune regioni nell'utilizzare 1 fondi a disposizione per sostenere l'olivicoltura. Oltre a ciò ci sono più sottili problemi di mercato che tolgono spazio alla fascia più alta della produzione. E' il caso, ad esempio, degli uliveti del Garda. •Sulla sponda bresciana del lago — dice Achille Colombo, reggente dell'ufficio territoriale agricolo di Salò — ci sono circa 480 mila olivi, ma il 15%, 72 mila piante, sono abbandonate'. C'è aria di esodo: «Dopo le ultime gelate — spiega Colombo — le richieste di intervento alla Regione sono state per 4000 piante contro le 40 mila danneggiate: Perché si rinuncia? •Perché il rapporto costo-guadagno è decisamente sfavorevole — dice ancora Colombo — rispetto alle zone di pianura; qui raccolta e potatura non si possono eseguire a macchina'. L'olio del Garda riesce però a spuntare prezzi superiori alla media nazionale per la sua estrema gradevolezza, per il suo alto grado di digeribilità, per la sua limpidezza. E' un prodotto che ha le carte in regola per conquistare i vertici del mercato «ma bisogna che i nostri coltivatori cambino mentalità', conclude Colombo. Uno che lo ha fatto è Franco Venturelli, che con i suoi due fratelli si è dedicato alla •missione' di aprire una strada per l'olio del Garda. «Senso la specializzazione — sostiene Venturelli — la nostra produzione diventa debole, viene assimilata e confusa con quella delle altre regioni italiane. Bisogna puntare sulla qualità, il discorso prezzo è secondario; i consumatori hanno cominciato a capirlo, devono capirlo anche i produttori'. Per Venturelli qualità vuol dire tradizione 'tornare indietro per andare avanti'. dice, ed è fedele ai suol principi; l'olio lo fa ancora con le mole di pietra perchè la frangi gramolatrice è troppo violenta e «brucia» le olive, anche se fa risparmiare manodopera. Sta tentando addirittura colture senza l'uso di prodotti chimici, senza operazioni legate alle moderne tecnologie. •Abbiamo una strada da seguire — aggiunge Venturelli — o/io e vino sono due prodotti in linea con la vocazione locale, bisogna portarli al massimo delle loro possibilità; questo garantirebbe continuità di occupazione, tutela dell'ambiente e fermerebbe l'esodo verso altre attività. La qualità premia, ma bisogna avere il coraggio di puntare su di essa». Vanni Cornerò

Persone citate: Achille Colombo, Franco Venturelli, Vanni Cornerò, Venturelli

Luoghi citati: Brescia, Salò, Usa