Zootecnia, anno nero
Zootecnia, anno nero Cernobil e afta hanno aggravato una situazione già difficile Zootecnia, anno nero All'assemblea dell'Aia il presidente Veruno ha tuttavia ricordato che gli allevamenti sono un settore portante dell'economia, con una produzione vendibile di 40 mila miliardi l'anno ROMA — 'Tra poche settimane si concluderà il 1986, un anno che l'agricoltura italiana si augura di dimenticare presto. Metanolo, Cernobil, l'afta sono le calamità che hanno concorso ad aggravare una situazione già pesante per cause interne e internazionali. Stiamo ora pagando lo scotto di tutti questi eventi, ma anche di allarmi ingiustificati, di ritardi'. Quest'amara, ma reale, analisi è di Carlo Venlno, presidente degli allevatori italiani, che ha diretto giovedì a Roma l'annuale assemblea dell'Ala (Associazione italiana allevatori). Ma Venlno ha avuto, subito dopo, parole di speranza, un'impennata di orgoglio professionale: -Una cosa deve essere ben chiara — ha detto — la continuità del settore, nell'interesse dell'economia nazionale e della bilancia agroalimentare, dipende dal permanere degli allevatori nella loro attività'. Che il settore sia importante lo confermano le cifre: la zootecnia Italiana da una produzione lorda vendibile di 25 mila miliardi l'anno che con l'Indotto supera i 40 mila miliardi; le imprese zootecniche garantiscono il lavoro a due milioni di persone. Malgrado la capacità dei nostri allevatori, l'Italia è costretta a importare ogni anno carne, latte, animali vivi per oltre 9 mila miliardi di lire. L'afta è un problema chiuso o ne sentiremo ancora parlare? Purtroppo, ha detto Venino, non è ancora lungi dall'essere debellata dalle misure contingenti adottate dalla Sanità. 'Occorrono invece — ha detto il presidente degli allevatori — nuove e coraggiose azioni'. Che cosa sono? Innanzitutto una legge organica che assicuri agli Istituti zooprofilattici, alle Usi, agli allevatori — già smobilitati questi ultimi nei Comitati di difesa sanitaria — un ruolo preciso e un coinvolgimento nella gestione dei servizi. Fin qui le note negative. Ma c'è anche qualcosa che va bene, qualcosa ben fatto. In particolare l'integrazione del premio Cee per 1 vitelli, la nascita dell'Unalat e l'approvazione del piano pluriennale con mezzi finanziari tali da consentire lo sviluppo del settore zootecnico, soprattutto per una politica della qualità. Una notizia negativa è arrivata durante l'assemblea da Bruxelles: la Commissione europea ha deciso di abbassare del 10% le sovvenzioni comunitarie all'export bovino: il che significa che da ora sono più difficili le esportazioni di carne bovina dalla Cee verso Paesi terzi. Livio Burato I.'avicoltura è l'unico settore zootecnico che copre quasi per intero il fabbisogno interno. Ora è in crisi perché, anche a causa di importazioni sottocosto, i prezzi alla produzione sono in forte ribasso
Persone citate: Livio Burato, Venino
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