La battaglia è sul pm di Roberto Martinelli

La battaglia è sul pm GIUSTIZIA - Problemi e tesi contrastanti alla Conferenza nazionale La battaglia è sul pm na del processo penale modifica il ruolo del pubblico ministero - Un coro di proteste all'ipotesi di iera separata - Beria d'Argentine: «Può essere la premessa di una dipendenza dall'esecutivo» La riformai una carriera separata DAL NOSTRO INVIATO BOLOGNA — Le riforme sono pronte, ha annunciato il guardasigilli, e già in settimana il Consiglio dei ministri esaminerà probabilmente il disegno di legge del «pacchetto Giustizia». La Conferenza di Bologna è diventata occasione per tenere a battesimo le innovazioni che entreranno a far parte dell'azienda Giustizia e aggregare i consensi degli addetti ai lavori. Ma i consensi non sono globali: giudici e avvocati, cancellieri e funzionari sono smarriti, delusi e sostengono di essere stati coinvolti in un'operazione di vertice, della quale ignoravano fini e modalità. Fino a che punto le novità legislative terranno conto dei suggerimenti, delle indicazioni, delle proposte oggetto del dibattito si saprà solo quando si conosceranno i dettagli de' disegno di legge del ministro. C'è scetticismo, tra i congressisti, 1 quali sostengono che tempi cosi ravvicinati non consentono una meditazione serena sul dibattito di questi giorni. E c'è il sospetto che attraverso una delle riforme più difficili, quella del pubblico ministero, si voglia ridimensionare il ruolo del giudice nella società moderna. E' un'accusa che i politici respingono in maniera decisa. La prossima riforma del processo penale comporta in realtà una modifica sostanziale delle funzioni della pubblica accusa. In questa prospettiva viene avanti la proposta di prevedere per questo magistrato concorsi e organici diversi. E si dice che su questo fronte sarebbe già stato raggiunto un accordo politico tra i partiti della maggioranza. Ma la magistratura lo contesta. Adolfo Beria d'Argentine, presidente dell'Associazione nazionale magistrati, sostiene di non conoscere ancora ti testo del provvedimento governativo. E -siamo — spiega — nettamente contrari a carriere separate tra pubblico ministero e giudice. Primo: perché è il processo che deve dare al pubblico ministero il carattere di organo inquirente e non già ii reclutamento; secondo: perché potrebbe costituire la premessa per la collocazione del pubblico ministero alle dipendenze dell'esecutivo». Sulla linea di Beria è Lu ciano Violante, ex magistrato e responsabile del pei per i problemi della giustizia. Dice: -La carriera separata del pubblico ministero costituisce l'anticamera del controllo politico e non garantisce di per sé quella capacità professionale che deve essere propria dei magistrati inquirenti, soprattutto nel nuovo processo. Vanno separati i poteri e non le carriere. Il pubblico ministero deve poter fare liberamente le indagini ma i provvedimenti sulle libertà e sui beni dei cittadini devono essere presi dal giudice. Questa è l'unica vera garanzia per il cittadino'. Claudio Vitalone è un altro magistrato prestato alla politica. E' senatore democristiano e la pensa in maniera diversa. E' convinto che nel nuovo processo penale «si è disegnato un ruolo nuovo per il quale s'impongono specifiche attribuzioni professionali. E' un ruolo — dice — che è assolutamente diverso da quello del giudice». A Bologna sono presenti centinaia di pubblici ministeri, ancora giudici tra i giudici, colleghi come gli altri, ancora titolari di quell'indipendenza e autonomia che deriva loro dal far parte di un unico ordine giudiziario. Ci sono anche pubblici ministeri famosi, i cui nomi rimbalzano ogni giorno sulle cronache dei giornali. Domenico Sica, il pubblico ministero «pigliatutto» della procura di Roma, sostiene che il mantenimento del magistrato che rappresenta la pubblica accusa nello stesso ordine del quale fanno parte i giudici «costituisce un punto di forza per l'indipendenza e l'autonomia della magistratura-. Giorgio Santacroce è il pubblico ministero nell'inchiesta per la strage di Ustica: «Sono contrario alla diversificazione dei ruoli perché il pm, come il giudice, deve avere quelle garanzie di indipendenza e autonomia di libertà. Ho una tesi: sono convinto che nella futura riforma il pm deve essere sempre più valorizzato come organo di giustizia anziché essere relegato sempre e soltanto al ruolo di accusatore ». Michele Coirò è uno dei quattro viceprocuratori della Repubblica di Roma. Esponente di Magistratura democratica, è stato componente del Consiglio superiore della magistratura: «La manovra — dice — è già in atto con la proposta separazione delle carriere. E' il primo passo per ottenere poi il condizionamento politico del pubblico ministero. Penso che il modello italiano, legato all'obbligatorietà dell'azione penale, essendo atipico rispetto ai modelli occidentali debba essere rispettato-. Guido Viola è stato il magistrato che a Milano ha seguito le più importanti inchieste di terrorismo. L'anno scorila sostenuto la pubblica > cusa contro Michele Sindona. «Non ritengo che possa essere proposta, anche alla luce della Carta costituzionale, una separazione fin dall'inizio delle due carriere. Ciò sarebbe possibile solo se il pm fosse un funzionario dipendente dal ministro della Giustizia, cosi com 'è nei Paesi die adottano il sistema accusatorio e nei quali l'esercizio dell'azione penale è facoltativo. Ritengo invece possibile una riforma che accentui la professionalità del pubblico ministero con dei criteri da determinare. Anche in funzione della futura riforma del processo penale per la quale soltanto alcuni, per ragioni caratteriali e culturali, potranno assumere le funzioni di pubblico ministero: La riforma riguarda anche il pretore. Si vuole eliminare la figura del giudice monocratico e affiancare ad esso un pubblico ministero. Il tema interessa da vicino l'amministrazione della giustizia ma anche i cittadini che ogni giorno entrano nelle aule dei tribunali. Roberto Martinelli

Persone citate: Adolfo Beria D'argentine, Beria, Beria D'argentine, Claudio Vitalone, Domenico Sica, Giorgio Santacroce, Guido Viola, Michele Coirò, Michele Sindona

Luoghi citati: Bologna, Milano, Roma, Ustica