Dietro le quinte dell'Irangate si accentua il ruolo di Nancy, eminenza grigia dell'Amministrazione Reagan di Ennio Caretto

Dietro le quinte dell'Irangate si accentua il ruolo di Nancy, eminenza grigia delFAmministrazione Reagan Dietro le quinte dell'Irangate si accentua il ruolo di Nancy, eminenza grigia delFAmministrazione Reagan Haig e McFarlane: due vittime dell'ostilità della First Lady - Eleanor Roosevelt ha aperto la strada al ruolo politico delle mogli dei Presidenti ,f, ., DAL NOSTRO CORRISPONDENTE i WASHINGTON — Uni .^gjj'adà di Darflopiè pesa sulla •-testa di George-Shultz,-e si chiama Nancy Reagan. Alla First lady, dicono i bene informati alla Casa Bianca, non è piaciuto il modo con cui il Segretario di Stato si è dissociato dalla politica iraniana del Presidente: lo ha giudicato un tradimento. Con pazienza certosina, Nancy aspetta che passi la bufera dell'Irangate, per presentare il conto al più abile e rispettato ministro americano. • Honest George*, Giorgio l'onesto, bisbigliano i reganauti, ha i mesi contati. La carriera politica di Reagan è disseminata dei cadaveri dei collaboratori che sono incorsi nelle ire di «Sweet Nancy*, la dolce Nancy. Se la testa di Shultz non cadrà, non sarà né perché la First lady ha rinunciato al suo piano, né perché la sua influenza sul Presidente è stata sopravvalutata: la ragione sarà soltanto perché Reagan non potrà fare a meno dell'architetto della distensione. Quando i ministri sono apparsi «expendable* sacrificabili, la First lady non ha avuto esitazioni. «Nancy — ha dichiarato l'ex capo di gabinetto James Baker — è l'eminenza grigia della Casa Bianca, la depositaria della salute politica del Presidente, il suo vero angelo custode*. Ne sanno qualche cosa Richard Alien, Alexander Haig, e Robert McFarlane, per citare solo le sue vittime più illustri. Alien fu 11 primo Direttore del Consiglio di Sicurezza Nazionale della Casa Bianca: commise l'errore di accettare un regalo da un settimanale giapponese in cambio di un'intervista alla First lady, e si ritrovò sul marciapiede. L'allora Segretario di Stato Haig fece di peggio: quando il giovane Hinckley sparò al Presidente il 31 marzo c!ell'81, si precipitò nello studio ovale proclamando «I am in charge*, comando io: un anno dopo — Nancy ci tiene alle apparenze — restò disoccupato. Ma la scorrettezza più grave fu quella di McFarlane, detto l'Iraniano perché ebbe l'idea del riawicinamento a Teheran: il consigliere di Reagan intrecciò una relazione con una giornalista, e Nancy, a cui preme la morale familiare, non esitò a farlo buttar fuori. La First lady non ha assunto subito questa mansione di vestale della presidenza. Anzi, il suo esordio sulla scena pubblica fu incerto. Nella sua prima intervista, raccontò incautamente che spesso dormiva con un revolver nascosto sotto il cuscino, per proteggersi dai delinquenti, cosa che anche un Paese dal grilletto facile come gli Stati Uniti giudicò eccessiva. Il suo primo provvedimento alla Casa Bianca fu di riverniciare tutto, In stile vagamente hollywoodiano, e di cambiare i piatti e le posate: sebbene le spese fossero sostenute da amici generosi, l'America lo ritenne un po' antistorico. Suscitò polemiche anche la sua passione per i modelli del sarto Adolfo, il re dell'ovvio se paragonato alle grandi firme della moda francese e Italiana. Il giudizio degli americani verso Nancy tuttavia cambiò con l'attentato al Presidente. Gli Stati Uniti si accorsero della forza del S'.o legame con Reagan, e delle sue capacità decisionali. Nel mese della crisi, fu la First lady a garantire il recupero fisico e mentale del marito, e la con¬ tinuità del suo potere. Divenne la sua ombra e 11 suo consigliere, e non commise più errori. Adottata la strategia del silenzio — già come attrice sul set gli aveva lasciato i primi piani — agli occhi degli americani è diventata una vera sovrana alla Casa Bianca. Oggi, l'aneddotica su di lei è interminabile. Alle conferenze stampa del Presidente, tutte le giornaliste vestono in rosso perché sanno di attirare la sua attenzione: il rosso infatti è 11 colore preferito di Nancy. Se qualcuno vuole essere assunto alla Casa Bianca, si mette in contatto innanzitutto con Michael Deaver, l'ex segretario personale del Capo dello Stato: la First lady ha per lui un affetto materno, e non gli dice quasi mai di no. Quando bisogna fissare il calendario degli impegni dell'ultrasettuagenario Reagan, la si consulta insieme con il medico. I più stretti collaboratori di Reagan, come James Baker, sanno che l'Influenza politica di Nancy sul marito è enorme. E' stata lei a spingerlo al dialogo con l'Urss e al disarmo, ma senza concessioni. Il leader sovietico Gromyko, che lo sapeva, le disse: «Prima di addormentarsi, ripeta più volte la parola pace al Presidente*. «Lo farò — rispose la First lady — purché lei la ripeta anche ad Andropov* che era allora 11 capo del Cremlino. Reagan ha sempre dato atto alla moglie delle sue qualità di consigliere. Parodiando una celebre canzonetta dell'età del charleston, alla Casa Bianca circola la battuta che «what Nancy wants, Nancy gets*, Nancy ottiene ciò che vuole. Ma il rapporto tra i due non è cosi a senso unico: abituato a delegare, persino troppo, il Presidente cerca nella moglie la verifica dei propri principi e delle proprie politiche. Fu la First lady a confortarlo nella scelta di ritirare le truppe da Beirut dopo il massacro dei marines — e queilo Shultz, si, lo giudicò un tradimento — nonché nella decisione di mettere Gheddafi k.o. Coi suoi interventi, Nancy Reagan sta rivoluzionando il ruolo delle «presidentesse» americane. Da quello di moglie obbediente addetta solo al cerimoniale e alla famiglia, lo trasforma in un ruolo di collaboratrice a tempo pieno. Su questa linea accentua una tendenza che risale all'inizio del secolo, e che nel dopoguerra fu adottato in parte dalla consorte di Carter, Rosalynn. La consorte più attiva alla Casa Bianca fu probabilmente quella di Franklyn Delano Roosevelt, Eleanor. Con un impegno sociale leggendario, Eleanor Roosevelt apportò un contributo risolutivo alle riforme del New Deal. Adottate le cause assistenziale, dell'emancipazione femminile e dell'integrazione delle razze, questa formidabile signora lottò a fianco del Presidente nel periodo della grande recessione, durante la fase di ripresa dell'economia e infine durante la guerra. A lungo, è rimasta nella storia americana come l'ideale femminile, l'avanguardia dell'Ingresso delle donne nel governo. Schlesinger ha osservato che, forse per reazione ai sacrifici del conflitto, forse per il riflusso conservatore degli Anni Cinquanta, nessuna delle First ladies successive seppe svolgere un'analoga funzione. Le signore Truman, Eisenhower, Johnson, Nixon, Ford si sforzarono soprattutto di confermare l'ideale delle buone madri e delle spose perfette, con alterni successi, adottando nomignoli adeguati come «mamie* (mammina) e «lady bird* (coccinella). Persino la ribelle Jackie Kennedy rispettò questa immagine, pur interpretandola in modo più sofisticato ed elegante. Dopo tanto conformismo, l'irrompere sulla scena di una donna come Rosalynn, la «magnolia di ferro» del profondo Sud, fu una sorpresa per la Casa Bianca e insieme un raggio di luce nella grigia presidenza carteriana. Bella, riservata, intelligente, compagna di ogni attività del Capo dello Stato, dal jogging alle missioni diplomatiche, la First lady della fine degli Anni Settanta dimostrò che si può essere un'eccellente moglie, e madre e al tempo stesso' t).n abile politico. Per Carter, Rosalynn era la cartina &t. tornasole. Alle riunioni di gabinetto più importanti sedeva in disparte, prendendo appunti: veniva ascoltata al vertice del partito, nelle campagne elettorali: quasi sempre rappresentava la voce del buonsenso. Si dice che si presenterà candidata o alla Camera o al Senato nell'88, quando Reagan, il vincitore di suo marito, scomparirà dalla scena. Nel panorama del potere americano vi è tuttavia chi protesta contro questa nuovo ruolo della «presidentessa». Il senatore Hart, candidato de mocratico alla Casa Bianca nell'84, osserva per esempio che la First lady non viene eletta, non risponde al Parlamento delle sue eventuali iniziative. Più che da un'analisi attenta della realtà della Casa Bianca, queste obiezioni scaturiscono da un clamoroso precedente storico. Nel 1920, il presidente Woodrow Wilson, un democratico, subì un terribile crollo psicofisico. La moglie, una donna d'acciaio, e il segretario nascosero a lungo la sua infermità, e negli ultimi mesi del mandato comandarono in pratica da soli il governo, con il Presidente ridotto a una comparsa. Ennio Caretto