FOGLI DI BLOC-NOTES

Hussein e le bufere FOGLI DI BLOC-NOTES Hussein e le bufere «F li 1 ? stato uno shock per noi. Il Congresso degli Stati Uniti ha sempre rifiutato forniture di armi alla Giordania per il timore che cadessero nelle mani dei terroristi... Eppure noi siamo un baluardo per l'Occidente». Re Hussein deplora l'invio di armf americane all'Iran, «il massimo responsabile del terrorismo», con voce sommessa, talvolta perfino inafferrabile, senza enfasi. La sua educazione inglese lo ha vaccinato contro ogni forma di retorica. La villa, dove mi ha invitato a colazione, è modesta; nessuno scenario da Mille e una notte, come in Arabia Saudita. La Giordania non ha petrolio; il novanta per cento del suo territorio è desertico (e la Gsgiordania, la parte occupata da Israele, le toglie quasi la metà di quello arabile). L'economia è scabra e povera, come il paesaggio della capitale, Amman, che ricorda per tanti aspetti Gerusalemme. Una Gerusalemme meno aspra, più dolce e conciliante. ' ' N materia di terrorismo, il Re è un esperto. Contende al marocchino Hassan II, l'altro discendente di Maometto, con qualche pretesa di esclusiva o di monopolio in più, il primato degli attentati. E il primato dei «salvataggi» da colpi di Stato interni ed esterni: una volta mercé i paracadutisti britannici, altre volte mercé il suo personale coraggio 0 le sue disperate iniziative (il «settembre nero», per esempio). La Giordania è uno Stato fondato su un miracoloso equilibrio. Metà beduini, metà palestinesi. Me lo ricorda il primo ministro; me lo ricorda il comandante in capo delle forze armate (tutto, anche i soldati, anche le cornamuse, in stile britannico). I governanti rifiutano percentuali o peggio ancora contrapposizioni (come, in Maroclco,Sfta arabi e JbKberi).tfll sovrano è ' beduino.^àyiriastia^& jsce^de dai nonìa!i> deldéserta Ma Amman, che toccava appena i 30 mila abitanti nel '48 (e 1 15 mila nel '22), sfiora adesso il milione e mezzo di abitanti, la metà dello Stato. E quanti palestinesi! Immigrati dopo la guerra del '67 e prima! . r-l-\RANSGIORDA << I NIA». E' il nome V che ci colpi nella nostra infanzia: negli atlanti geografici e nei libri di storia. Uno Stato non piccolo rispetto una popolazione minuscola: trecentomila abitanti, o poco più, prima della seconda guerra mondiale, tutti o quasi nomadi. Uno Stato più di facciata che di sostanza. Emirato, principato: difficile a ricordare, per un candidato agli esami di quinta ginnasio. Con un mandato britannico legato a quello della Palestina. Ma non diretto, secondario, derivato (sarà regno solo nel 1946, e quasi a com penso della fedeltà filobritannica e antinazista). L'unico dato che appariva chiaro a un ragazzo degli anni 'J9 o '40: il protettorato inglese, la rigida sfera di influenza britannica. E a chi voleva fonderei/storia e avventura, emergeva sullo sfondo — con poche e difficili fonti — la figura leggendaria del colonnello Lawrence, molto prima che fosse immortalata sugli schermi da Peter O'Toole. La «legione araba», inventata dagli inglesi (strumento militare che avrebbe resistito al tempo). ' Il «no» britannico al progetto, francese e non solo francese, della grande Siria. La copertura inglese, testarda, cocciuta, a quello Stato-cuscinetto, inventato per proteggere l'Iraq, per salvaguardare l'Arabia Saudita, per assicurare una serie di «corridoi» indispensabili alla politica britannica degli anni in cui Londra svolgeva compiti di potenza mondiale. E tutto modellava sui suoi usi, costumi e modi di vita e di governo, j . ~K K A quali sono gli v< J_yJ_ effettivi precedenti storici della Giordania?»: domando al rettore dell'università di Amman (che non è quella, lussuosa e modernissima, di Riad). «G fu sempre una comunità autonoma idealmente, sulle rive del Giordano, anche durante la soffocatrìce dominazione ottomana». E' un punto di fede, molto più che di storia. Questo territorio è ritagliato da quella che era Siria, o gran¬ dSud de Siria, fino al 1916, fino agli accordi franco-britannici di Sykes-Picot, volti a dividersi le spoglie dell'Impero ottomano alleato del Kaiser. C'è solo un momento, nel Medioevo fondo, nel 1187, ai tempi delle crociate di Saladino, in cui si costituì — nell'ambito del Regno di Gerusalemme — il feudo del «pays\ oultre Jourdain»; cioè della pri ma, lontana, un po' mitica «Transgiordania». E neanche della odierna Giordania. MIRACOLO delle parole. Il «regno hascemita della Giordania» è un'altra cosa. Ha cancellato il trans» quando ha compreso, dopo il 1948, le due rive del fiume sacro. Il tutto: frutto di un colpo di fortuna e di audacia di un re già baciato dalla buona sorte, Abdallah. F lui, il secondo figlio dello sceicco Hussein della Mecca: lo sceicco che aveva tanto aiutato gli inglesi nella prima guarà mondiale da esserne ricambiato con due troni, uno per l'Iraq, destinato al figlio Feisal, e l'altro per l'altro figlio, l'emiro di Transgiordania. Spostiamo la scena a quasi trent'anni dopo. 1948. La Transgiordania è sempre quella; ma la Gsgiordania è stata attribuita dalle Nazioni Unite ai palestinesi, a compenso del piccolo Stato di Israele. Dovrebbe essere il nucleo «.elio Stato arabo di Gli interessati-rifiutano. Il Rs| transgiordano entra con le armi in quei territori e li annette al suo Stato. Sarà ucciso nel 1951 a Gerusalemme da un palestinese. Pagherà l'audacia con la vita Ma il regno, intanto, resi sterà. E di 11 partirà il complesso e spesso sanguinoso rapporto con l'Olp, nell'arco d'un ventennio. Di lì l'alternarsi di scontri, di guerre frontali (o indirette), di armistizi raggiunti e violati, Fino al progetto di federazione giordano-palestinese, cui si àncora oggi l'intera politica di Re Hussein, quest'uomo coraggioso e, nel senso machiavellia¬ p Come il non- | no, «fortunato», no Abdallah. IL giudizio di Hussein sull'Olp è severo. Ho fatto il possibile, e anche l'impossibile — riferisco liberamente il colloquio con il sovrano — perché l'Olp fosse accettata dagli Stati Uniti quale rappresentante del popolo palestinese nella prospettata conferenza per la pace. Cero arrivato, a ottobre 1985. Condizione: la rottura col terrorismo in tutte le sue forme. E quale fu la risposta? Larnaka, YAchille Lauro, Fiumi cino: la consecutio del sovrano è esplicita. «Ma non furono ."dissidenti di Arafat a voler colpire la linea di moderazione del capo?», Le tesi del Re non coincidono, su questo punto, con l'opinione dominante in Europa. Ma il discorso va oltre le difficili, e del resto difficilmente documentabili, corresponsabilità in ogni atto di terrorismo (c'è un arcipelago di movimenti impazziti in cui Arafat è certamente più vittima che colpevole). Il discorso, per il sovrano, è politico. «Chi non ha accettato quella proposta giordana è Arafat». Il tono è quello secco del febbraio '86: non è rottura ma congelamento. I! L ministro degli Esteri è palestinese. Si chiama Tahcr Al Masry. Ma svolge con rnc un ragionamento identico a quello che sei anni fa mi fece un grande demografo israeliano di origine italiana, un cattedratico cacciato con le leggi razziali, il professor Bachi. «Nel 2015-2020 gli arabi sarebbero più degli ebrei, nelle attuali frontiere allargate dello Stato di Israele, in virtù del maggiore tasso demografico delle comunità di fede islamica. In quel caso non esisterebbe neanche più un'identità ebraica nel Medio Oriente. Con la quale tutti dovrebbero realizzare un accordo, impegnarsi a difendere una convivenza. In quel caso Israele diventerebbe un secondo, e peggiore, Libano»^ fa» ritato con Londra. Non deplora le sanzioni politiche ed economiche decise dalla Comunità Europea, proprio mentre continua il suo difficile e problematico riawidnamento a Damasco. E dà una spiegazione capace di conciliare le due politiche «Abbiamo le prove che i servizi segreti siriani sono implicati nel terrorismo. Ma Assad ci fa sapere di non entrarci nulla coi servizi segreti». La diplomazia, quando è sorretta dall'intelligenza e dal coraggio, consente tutte le vie d'uscita. Giovanni Spadolini J Re Hussein, visto da Levine (Copyright N.y. Review of Boote. Opera Mundi e per l'Italia .La Stampa.)