Migrazioni

Migrazioni Migrazioni La •meridionalità» etnica misurata dalla prima componente inizia ad aumentare t HR, %pma~' è\t*aumenta dualmente verso Sud, ragqiungendo il massimo intorno 'allo Stretto di Messina'. La parte occidentale della Sicilia, in particolare la zona intorno a Palermo sembra quasi «settentrionale* in questa carta, forse a ricordo delle occupazioni normanne, ma certo anche di altre migrazioni più antiche. Pur se una analisi completa manca ancora, è probabile che la •meridicnalità» espressa dal primo componente indichi soprattutto la mescolanza con i coloni di orìgine greca al tempo della colonizzazione ellenica della Magna Grecia, che comincia nell'ottavo secolo avanti Cristo. Un indizio a favore di questa interpretazione è un parallelismo quasi perfetto fra la «meridionalità' indicata dal primo componente principale dei geni, e la frequenza di cognomi di orìgine greca in Italia meridionale, recentemente mappata dalla professoressa Gianna Zei di Pavia. Anche interessante una zona di «meridionalità» intermedia alla foce del Po, nella carta della prima componente, ove si formò in periodo bizantino una colonia greca di qualche rilievo. Resta però da chiarire, in Italia meridionale, la possibile importanza della componente araba. La carta della seconda componente mostra un picco più importante nel Lazio settentrionale, che si estende a tutta la Toscana, e che viene naturale di interpretare come una traccia dei geni delle popolazioni etnische. La terza componente piincipale mostra una distribuzione geografica molto interessante. Vi sono due poli opposti: uno (zona più scura) nell'Appennino ligure-emiliano, forse a ricordo delle popolazioni •liguri», che si ritiene parlassero lingue preindoeuropee. L'altro polo (zona più chiara) della terza componente ha il centro vicino ad Ancona, ed il gruppo etnico che potrebbe corrispondervi è quello dei Sabini, che parlavano lingue del gruppo osco-umbro. Agli inizi dell'età del ferro era localizzata in quest'area la cultura detta •picena». Naturalmente tutte le identificazioni tra i gruppi etnici stabiliti su base genetica e quelli dettati da considerazioni culturali e linguistiche vanno fatte con molta cautela. Dobbiamo considerare queste ipotesi solo come spunto per indirizzare le nostre ulteriori ricerche. Ho gà detto che le nuove tecniche del Dna possono migliorare grandemente la precisione di questi risultati, cblmmQjJ.jffQaetULdi edl le cellule di individui di popolazioni rurqlf che .diano affidamento di essere largamente autoctone. E' molto rassicurante che ricerche compiute con tecniche assai meno perfette di quelle più moderne oggi a disposizione danno già un quadro etnico dell'Italia in buon accordo con le conoscenze classiche sugli antichi Italici e su altri eventi storici successivi. E' chiaro che lo studio approfondito della distribuzione spaziale dei geni può darci un'ottima geografia genetica dell'Italia, dalla quale possiamo attenderci molte osservazioni che insieme con il quadro archeologico, linguistico e culturale possono aiutarci grandemente a comprendere la storia del nostro Paese. Luca Cavalli-Sforza

Persone citate: Gianna Zei, Luca Cavalli-sforza