La punizione del Reno

La punizione del Reno La punizione del Reno ALFREDO VENTURI Prima le foreste germaniche assassinate dai fumi sulfurei portati dai venti di NordOvest: dunque di chiara provenienza britannica. . Poi il mitico Reno avvelenato dai composti di mercurio di un'industtia svizzera. Nel frattempo c'eta stata Cernobil, la nuvola radioattiva scaturita da una centrale ucraina e vagante nei cieli d'Europa. E c'era stato Cattcnom, il gigantesco impianto atomico francese che si sciacqua nella.Mosella poco prima che la Mosella, a Treviri, entri in Germania. Capitoli di un incubo, per i tedeschi: tradizionalmente ossessionati dall'idea della catastrofe. La gente di questo Paese, da sempre con il nervo scoperto in fatto dj sensibilità ai problemi ambientali, ha dovuto rendersi conto di una nuova realtà: amara, drammatica, angosciante. I disastri dell'ambiente non conoscono confini. Non sanno che cosa sia, la sovranità nazionale. I movimenti dell'aria e dell'acqua attribuiscono al mondo in fatto di vulnerabilità ecologica, con la solenne autorevolezza dei grandi fenomeni naturali, quella solidarietà che fa paurosamente difetto in quasi tutti gli ambiti della convivenza umana. Può sembrare un paradosso, ma i tedeschi erano insieme indignati e sollevati, all'idea che le insidie, i disastri venissero da fuori. Il fenomeno, in fondo, percorreva binari ben noti alla tradizione storica, e non a caso scatenava reazioni altrettanto tradizionali. Come il risentimento antifrancesc, che per via di Cattcnom ha rischiato di cerni' promettere la politica del rapporto preteren;'ziale, l'asse Parigi-Bonn, il nocciolo duro dell'Europa, come si dice con enfasi sospetta nelle due capitali. Indignazione, ma anche sollievo. Nel Paese della responsabilità generazionale e del rimorso collettivo, le colpe altrui si subiscono più volentieri delle proprie. Si è fatto un gran parlare in Germania, nei giorni di Cernobil, di Cattcnom, della Sandoz, della sicurezza negli impianti industriali tedeschi, delle norme più accurate, più rigorose e meglio applicate: che è stato così facile contrapporre alla disinvolta leggerezza dei vicini, al loro demenziale scherzare con il fuoco. Ma questo quadro psicologico, alimentato da una specie di storica nevrosi della frontiera, e insieme dai desiderio di avere a posto, per una volta, la coscienza collettiva, è stato brutalmente alterato dagli eventi. I tedeschi hanno dovuto accettare un'altra evidenza: nemmeno le colpe conoscono confini. Il Reno per esempio, il maestoso fiume della leggenda, con.i boschi uno dei bersagli delle maledizioni recenti: e si tratta dei simboli più radicati nella cultura popolare germanica. Il Reno non sono stati soltanto gli altri a avvelenarlo. Dopo il mercurio della Sandoz a Basilea, è arrivato l'acido didoroacetico della Basf a Ludwigshafen, il metanolo della Bayer a Leverkusen, e poi sul fiume ormai privo di vita, o quasi, si sono allungate a valle di Wiesbaden scie d'idrocarburi di provenienza incetta, ma sicuramente nazionale. Cosi accanto alla solidarietà ecologica si registra la solidarietà di fatto degli avvelenatori. E i tedeschi, nostalgici sognatori di un mondo pulito, devono fare i conti anche con se stessi.

Persone citate: Mosella, Sandoz

Luoghi citati: Basilea, Europa, Germania, Parigi, Treviri, Wiesbaden