Le spine del signore di Damasco di Igor Man

Le spine del signore di Damasco Le spine del signore di Damasco Sanzioni dall'Europa, sconfitte in Libano, l'imbarazzante alleanza con l'Iran: Assad è in difficoltà Quella di Bonn è una sentenza politica, dicono a Damasco, nel senso che tende a demonizzare la Siria. In ogni caso è legittimo presumere che a Damasco si sia convinti che -prima o poi- lo strappo con la Germania Federale verrà ricucito. Si vuole addirittura che il bavarese Strauss, durante uno -scalo tecnico- all'aeroporto damasceno abbia detto che è impossibile una nuova crisi simile a quella che, negli Anni 60, dopo il riconoscimento di Israele da parte di Bonn, avvelenò veramente i rapporti tedesco-siriani. Occorre, poi, considerare il fatto, certo.non trascurabile, che con l'Egitto tuttora fuori della Lega Araba, con l'Iraq impegnato in una guerra apparentemente senza sbocchi positivi, la Siria rimane — a dispetto della attuale difficile congiuntura — un Paese arabo al quale bisogna guardare con attenzione; anche perché è un -vero- alleato di Mosca. Basterebbe, a confortare questo assunto, riflettere sull'atteggiamento di Israele che non va oltre dichiarazioni senz'altro di routine — ancorché dure — quando è d'obbligo puntare il dito contro Damasco. Sia Shamir che Assad hanno almeno un -interesse- in comune: liquidare Arafat. Ma non si può non registrare il calo crescente della ambiziosa -mezzaluna fertile- di Hafez Assad. In Medio Oriente il destino dei leaders e dei Paesi è mobile, cambia così come muta l'andamento delle dune nel deserto a seconda di qual vento soffi. Meno di un anno fa, nel dicembre 1985, Assad convocò a Damasco i tre signori della guerra libanesi (Berri, per gli Sciiti di Amai; Jumblatt per i drusi; il cristiano Hobeika capo delle -Forze libanesi-) imponendo loro il famoso •accordo tripartito-, di fatto la pax siriana nel Libano. Si dissertò a lungo, allora, sul ruolo egemone del -Bismarek del Medio Orientein Libano. Ma quell'accordo rivelava la forza di Assad ma anche i limiti della medesima: il duce siriano non aveva tenuto conto, dettando la sua pace, di tre -elementidei sanguinoso imbroglio libanese: i palestinesi; gli hezbollah (gli sciiti di quel -Partito di Dio- nato dal khomeinismo); e Amin Gemayel, il presidente-travicello del Libano. Con un colpo di coda che nessuno s'aspettava, Gemayel si liberò di Hobeika. Il quale, va spiegato, non solo non era in buoni rapporti con la Falange (il -partitodei maroniti libanesi) ma tendeva a prenderne il controllo delle milizie con le sue spregiudicate Forze libanesi. Al comando di queste venne posto Samir Geagea, uomo non certo legato ad Assad. Non solo: Gemayel, dopo aver denunciato l'-accordo tripartito-, strinse una alleanza proprio con Arafat che la Falange aveva cercato di distruggere, nel 1982, per forza interposta: Tsaliai, la poderosa armata d'invasione israeliana. Lunedì scorso i palestinesi hanno conquistato Magdushi, un villaggio libanese a Est di Sidone. Quel villaggio è una posizione d'alta valenza strategica: gli sciiti di Amai che l'hanno perduto non tengono piit sotto tiro tre importanti campi profughi palestinesi, non controllano più l'unica strada asfaltata che dal Sud porta a Beirut E non è tutto: i fedayn che si battono contro gli sciiti fedeli ad Assad, non appartengono solo al gruppo di Arafat: la battaglia ha visto combattere insieme uomini di Al Fatali e quei -frazionisti- che già tradirono il presidente dell'Olp il quale riafferma, così, il suo primato nella galassia palestinese. Grazie, paradossalmente, al¬ l'aiuto degli Hezbollah che in teoria, essendo di obbedienza iraniana, dovrebbero marciare con la Siria, alleata di Khomeini. Ed ecco il punto più dolente, l'Iran: la Siria di Assad, che si proclama l'unico vero nemico di Israele, il Paese più arabo di tutti, si rivela, oggi, agli occhi della sua stessa opinione pubblica, alleata di un Paese che combatte contro l'Iraq ideologicamente rivale ma pur sempre -fratello-, con armi fornite dal «Satana sionista». C'è di che perdere la faccia. Infine, il capitolo terrorismo. Come si fa a credere che uomini dei servizi siriani abbiano organizzato gli attentati di Londra e di Bonn per nuocere ad Assad? Ad Assad detto -il leone-? Eppure è così, mi hanno risposto ad Amman, spiegandomi che l'apparato di Assad non è centralizzato come si pensa. «Assad è un leone si, ma zoppo. Igor Man