Martelli: marciamo divisi di Marcello SorgiClaudio Martelli

Martelli: marciamo divisi Il vicesegretario psi e la «voglia di non governo» nel pentapartito Martelli: marciamo divisi «Alcuni partiti di maggioranza mostrano di preferire la protesta, un dato fisiologico di ogni fine legislatura» L'adesione di membri del governo alla manifestazione antifisco: «Opportunismo compagno dell'immobilismo» ROMA — Onorevole Martelli, che cos'è questa improvvisa «voglia di non governo» dei partiti di maggioranza? Fino a qualche mese fa nel pentapartito c'era una gara ad attribuirsi i meriti della «stabilità»; adesso chi può si distingue, si dissocia, cerca di tirarsi fuori. •E' vero — risponde il vicesegretario del psi — c'è aria di disimpegno, scoppiettìi dissociativi e alcuni partiti di maggioranza che mostrano di preferire la protesta al governo, passano disinvoltamente all'opposizione. Un po' è il dato fisiologico del finale di legislatura, il tentativo di rendersi più riconoscibili dagli elettori. Bisogna vedere se c'è dell'altro». Non vede anche motivi di un disagio più profondo dei partiti rispetto alla società civile? Nella marcia «antifisco» di Torino molti hanno visto una reazione esasperata della gente alla politica nei suo complesso. «Io vedo le ragioni di quella marcia e mi sforzo di capire la situazione da cui nasce, gli obiettivi che si propone, i metodi che pratica. L'iniquità fiscale è sotto gli occhi di tutti, lo stesso Visentin! dice che il sistema fa schifo. Vedo anche il pericolo di un inquinamento di destra della protesta. Ma quando esponenti dei partiti di maggioranza marciano contro decisioni di governo che hanno condiviso non sono d'accordo: è troppo facile secondare spinte e controspinte che si muovono nella società. L'opportunismo è il miglior compagno dell'immobilismo». Eppure c'è chi dice che il psi non ha marciato per non intaccare l'immagine del governo a presidenza socialista su un punto decisivo, l'impegno ad una maggiore equità fiscale. E* così? «Questo non è proprio vero. Se non abbiamo marciato, abbiamo analizzato le ragioni della protesta, che ci sono. Altro che qualunquismo, altro che 'voglia di non governo'! Chi pensa queste cose prende un abbaglio». • Non v6Wa~airé~cTìé^à*marcia era a favore del governo? «Ceno, e i partiti che non lo hanno capito sbagliano e spingono a deragliare quanto di buono c'è in quella protesta Io quando vedo il vigile di Roma con la mascherina anti-smog, il maggior quotidiano della capitale costretto a organizzare una campagna per la raccolta dei rifiuti, la crescita generalizzata della sensibilità ecologica, ne colgo spinte alla modernizzazione, domande di democrazia governante. E trovo molte analogie con la linea di governo di Craxi. Di fronte a certi fenomeni il peggio che si può fare è carezzare il pelo della rivolta, coprirsi per demagogia e continuare a mantenere bloccato il sistema politico e istituzionale». In quest'atteggiamento, secondo lei di chi sono le maggiori responsabilità? .Prima di tutto, dei comunisti, n pei in Parlamento, ha votato contro l'imposizione diretta, s'è astenuto sul secondo 'pacchetto fiscale' e difende il voto segreto. E nel decentramento amministrativo noi proponemmo di non fare liste di partiti per i consigli; furono comunisti e de a insistere per estendere tante piccole 'mano morte' sul sociale e sul civile. Cosi oggi ristrutturare un appartamento o avere un posto in ospedale si può solo passando per la burocrazia politica. Non è possibile, non è sopportabile». Ma nelle Usi, onorevole Martelli, tutti i partiti sono presenti. Le responsabilità riguardano anche voi. Avete una proposta per cambiare? De Mita dice: separiamo il controllo (politico) dall'amministrazione (tecnica). •De Mita si appropria di un'idea che non è sua. Siamo stati noi a far questa proposta». Quante probabilità ha di essere realizzata? E qua! è il valore di certe enunciazioni se poi la realtà è quella della spartizione delle casse di risparmio? Al dunque.il problema è se il sistema ha la capacità di autoriformarsi. •Da solo non può farcela: tutti i sistemi sono autoconservatori e tendono a dilatarsi. Noi socialisti abbiamo fatto il massimo dello sforzo possibile sul piano del governo di questo sistema e siamo avanzati nel progetto di una grande riforma. Ora occorre una leva per cambiare. L'idea di un campo laico è questa: un invito rivolto ai partiti che hanno fatto l'Italia a portare avanti insieme una vera riforma istituzionale, per dare una risposta di cambiamento al rigetto e ai rifiuti che sono sempre sbagliati, mentre esiste la necessità di un profondo rinnovamento della Repubblica». Per ora tuttavia l'aria non sembra questa: con i liberali alla marcia, Spadolini e Nicolazzi che minacciano di uscire dalla maggioranza c'è da chiedersi cosa ancora può accadere. •Senza un progetto politico ci troveremo sempre a registrare polemiche anche fra due dei partiti più affini. Per il resto, Spadolini è da luglio che dà segni di insofferenza, Nicolazzi vedremo. CI sono preoccupazioni che condividiamo. Altre cose le capisco meno. E anche noi, a fine anno, ci prepariamo a un momento di riflessione». Che potrà avere conseguenze sulla «staffetta»? Ad agosto lei disse: «L'accordo è fragile». E adesso? •Naturalmente lo è ancor di più. Era e resta una costruzione artificiale, fondata su una rivendicazione di parte, su equilibri astratti: come se tutti i governi e tutti i presidenti del Consiglio fossero uguali e intercambiabili. Ad ogni modo noi non faremo sorprese, manterremo gli impegni. Sempre naturalmente che esista, come dice Craxi, un campo agibile su cui giocare la partita. E siamo contro elezioni anticipate: le vuole chi ha le idee confuse sul futuro. I socialisti invece hanno le idee molto chiare». Marcello Sorgi Claudio Martelli

Persone citate: Craxi, De Mita, Nicolazzi, Spadolini, Visentin

Luoghi citati: Italia, Roma, Torino