« Ergastolo per Ciancabilla »

« Ergastolo per Ciancabilla » Giallo Alinovi, le richieste del pg al processo d'appello di Bologna « Ergastolo per Ciancabilla » La pubblica accusa non ha dubbi: omicidio volontario - La difesa contesta l'ora del delitto DAL NOSTRO INVIATO BOLOGNA — Il processo In corte d'appello contro Francesco Ciancabilla, accusato di avere assassinato con 47 coltellate la professoressa del Dams Francesca Alinovi, non manca di sorprese. Nel procedimento di primo gradò, gennaio '85, la pubblica accusa aveva chiesto per l'imputato una condanna a 24 anni di reclusione per omicidio volontario e la sentenza lo Aveva assolto con formula dubitativa. Ieri l'altro, primo colpo ' dì scena:" l'awocato",'dl parte civile Achille Melchionda ha chiesto di riconoscerlo responsabile di omicide preterintenzionale, ammettendo cioè che egli non avesse avuto l'intenzione di uccidere. Ma ieri, nella sua requisitoria, il procuratore generale non solo non ha condiviso la tesi dell'accusa privata, ma ha rincarato la dose rispetto alla posizione che aveva tenuto il pubblico ministero in assise, chiedendo per Ciancabilla il riconoscimento dell'omicidio volontario con le aggravanti e la conseguente condanna all'ergastolo. Cosi, tra questa gamma di presunta colpevolezza e la richiesta d'assoluzione per innocenza presentata dal primo difensore che ha parlato ieri, ci sarà molta occasione di arrovellameli to per la giurìa. Il Pg Gian Paolo Latini ini- zia criticando la precedente sentenza che giudica contradditoria, suicida. Gli indizi sono tanti, vanno esaminati nel loro complesso per dargli forza probante. L'accusatore 11 passa in rassegna. Ad esempio, l'insistenza con la quale il Ciancabilla ha cercato di indurre un teste a dire che aveva fatto una telefonata in altro orario; il fatto che la Alinovi'non l'aveva accompagnato alla stazione, la sera del 12 giugno '83, quella della morte, mentre era solita farlo; la necessità di avere un alibi facendo venire alla stazione di Bologna, alle 20, al momento della partenza per Pescara, l'amica Anna Agari che aveva appena salutato nel primo pomeriggio e di farne andare un'altra. Fran¬ ca Memmo. alla stazione di Pescara, nel pieno della notte, perché lo ricevesse. Ancora: il bisogno di farsi una iniezione di eroina, una volta salito in treno, per controbattere lo choc dell'omicidio. Ipotesi alternative non ce ne sono secondo la pubblica accusa: quell'Umberto Postai di Trento, che una volta in casa Alinovi aveva scritto una frase su un vetro con un rossetto non può essere l'autore di quell'altra frase trovata scritta sul battente di una porta, a pennarello, perché Postai, rientrato dall'America alle 11,30 di domenica, nell'ora del delitto era di certo a Trento. Per il dott. Latini l'ora della morte, secondo quanto 1 periti ritengono più probabile, è sicuramente intorno alle 18, quando cioè il giovane era ancora in casa con la donna. E il movente è da ricercare nell'anormalità della relazione tra i due: lui che negava il rapporto intimo cui invece lei aspirava; lei che manifestava un istinto materno; lui che desiderava emergere e che, con una personalità disarmonica, covava sotto una calma apparente una forte capacità di violenza. Un delitto, quello di Ciancabilla, che secondo il Pg è stato consumato quasi a fréddo, con la coscienza di portarlo a termine, in condizioni mentali normali (mentre per i periti, se lui fu l'assassino, in quel momento era in condizioni di mente gravemente scemate). Francesco Ciancabilla per tutta la durata della requisitoria sta seduto vicino alla cattedra del procuratore generale e su un foglietto di carta disegna in schizzi la sua figura eretta nel gesto oratorio. Sempre impassibile, anche quando il dott. Latini scandisce la richiesta: 'Ergastolo con tutte le conseguenze di legge.. Dietro il giovane sono seduti i genitori, entrambi molto tesi, lei con gli occhi nascosti dagli occhiali neri, lui che alle accuse più crude contro il figlio non sa trattenersi dai mormorarle qualcosa. L'aw. Mario Giulio Leone è il primo difensore che prende la parola (il secondo, l'aw. Armando Mattioli, parlerà stamani, poi il processo verrà rimandato a martedì per le repliche e per la camera di consiglio). Leone disquisisce sui risultati delle perizie incrociate, la medico legale e la tossicologica, cercando di dimostrare che l'ora della morte può essere successiva alle 19,30, momento in cui il Ciancabilla lascia l'appartamento. Insinua elementi di sospetto, come quello su -Umberto Po:stàl:1'Ìliigiùctf(MgìlJfà''scrlvere le stesse quattro parole in inglese trovate sullo stipite della porta in casa Alinovi e il Postai le traccia con i medesimi due errori riscontrati in quelle dell'alloggio. Ricorda poi che con 47 coltellate ci fu spargimento di sangue, (in casa ne era macchiato anche il televisore), ma il Ciancabilla quella sera usci dall'appartamento con gli abiti suoi, i quali poi furono sottoposti a perìzia e non risultò che avessero mai avuto macchie di sangue, nemmeno lavate. Per l'aw. Leone Francesco Ciancabilla è innocente e deve essere assolto. Citando Brecht il difensore dice: .Guai giudicare secondo un pregiudizio, guai dire: le cose stanno in un certo modo, io la penso in un altro modo, tanto peggio per le cose.. Remo Lugli Bologna. Richiesta di ergastolo per Francesco Ciancabilla

Luoghi citati: America, Bologna, Pescara, Trento