I giudici: la Siria colpevole di Alfredo Venturi

I giudici: la Sirici colpevole Sentenza al processo di Berlino, Bonn medita sulle reazioni I giudici: la Sirici colpevole Accolte le richieste dell'accusa per i due imputati Hasi e Salameli (14 e 13 anni di carcere) - La Corte riconosce la «partecipazione diretta» dei servizi di Damasco all'attentato contro la Società arabo-germanica DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BONN. — Colpevoli i due attentatori palestinesi, direttamente partecipi i servizi siriani. Con la sentenza che conclude il processo per la bomba del 29 marzo, i giudici berlinesi hanno riaperto, un mese dopo un'analoga sentenza londinese, lo scottante dossier della pista terroristica siriana. Applicando alla lettera le richieste dell'accusa, la corte ha condannato Ahmed Hasi a 11 anni di carcere, Farouk Salameli a 13. Ma naturalmente è l'accenno alla «partecipazione diretta* dei servizi siriani che ora monopolizza l'attenzione. Che farà il governo federale? Per ora prende tempo: prima di decidere, dice Friedhelm Ost portavoce della Cancelleria, abbiamo bisogno di esaminare il testo ufficiale della sentenza. Quanto la magistratura berlinese creda nella pista siriana è dimostrato da un annuncio di ieri. Per Haitham Said è stato emesso un mandato di cattura. Nel documento non si entra nei dettagli, ma Haitham Said è considerato dal controspionaggio britannico un colonnello dei servizi d'informazione dell'aeronautica siriana. E' lui, secondo la ricostruzione emersa da questo processo, l'uomo che sotto il nome di Abu Ahmed accolse a Damasco Nezar Hindawi, condannato a Londra per la tentata strage sul jumbo israeliano, e Farouk Salameh, uno dei condannati di Berlino. E' lui, ancora, l'uomo che nell'ambasciata di Damasco presso la Ddr consegnò a Hasi, fratello di Hindawi, e al suo complice Salameh, un pacco piuttosto compromettente. Era la bomba di alto potenziale che i due portarono al di qua del Muro: poi lo fecero esplodere a Kreuzberg, negli uffici della Società arabo-germanica. Ci furono nove feriti, e soltanto alcune settimane più tardi, in seguito agli sviluppi del caso Hindawi a Londra, la polizia berlinese potè mettere le mani sui due palestinesi. Parallelamente al processo britannico, che si è concluso con la condanna dì Hindawi a 45 anni, anche a Berlino si è subito profilato, creando grandi imbarazzi politici e diplomatici, il diretto coinvolgimento siriano. E' vero che la difesa, al processo conclusosi ieri, ha contestato l'identificazione di Abu Ahmed, l'uomo citato dagli imputati, con il colonnello Said. I giudici hanno valutato diversamente, sottolineando come del resto la pista siriana sia implicita in due circostanze indipendenti dall'identità di Abu Ahmed. Il viaggio a Damasco di Hindawi e Salameh, il fatto che l'esplosivo è stato consegnato nella sede diplomatica siriana. Certo, ammettono i giudici, «la prova della partecipazione diretta dei servizi siriani non riposa che sulle testimonianze dei due accusati*. Ma la corte è «sicura che queste testimonianze sono credibili». Non abbiamo nessuna ragione per dubitare di una parte delle due deposizioni, quella che si riferisce al ruolo siriano, visto che le consideriamo •globalmente veritiere*. Questa «verità globale*, si sottolinea nella sentenza, è confermata dal fatto che nelle due deposizioni, rese separatamente, si registrano coincidenze tali da escludere ogni dubbio. Scomparsi i dubbi giudiziari, restano quelli politico-diplomatici. Ci si chiede che cosa farà il governo federale, dopo la riflessione preannunciata da Ost. Ecco i precedenti. Il 24 ottobre, subito dopo la sentenza Hindawi, la Gran Bretagna ruppe le relazioni diplomatiche con la Siria. E invitò i soci europei a fare altrettanto. Ma la Cee, frenata dalle cautele tedésche, italiane, e soprattutto francesi, si limitò a una serie di misure limitate. Il governo federale ha lasciato capire che escluderà la rottura. Sia per non perdere 1 contatti con un Paese chiave nell'ini'uocata regione medio¬ rientale. Sia perché non si considera automatica, in un Paese teatro d'intrighi e lotte per il potere, l'identificazione fra servizi segreti e governo nel suo insieme. D'altra parte, qualche misura bisogna pure adottarla. Si ritiene a Bonn che consisterà nella mancata sostituzione dell'ambasciatore tedesco. Costui, Heribert Woeckel, ha lasciato Damasco dieci giorni fa, per una normale rotazione. Ecco, questa rotazione potrebbe essere sospesa. Niente rottura, ma sede vacante: una ritorsione blanda, una formula ambigua, destinata a riaccendere il fuoco della polemica, in Germania e altrove. Alfredo Venturi