« Reagan doveva sapere » di Ennio Caretto

« Rocgcm doveva sapere » Le dimissioni nello staff e le spiegazioni del Presidente non bastano ai democratici « Rocgcm doveva sapere » Tempesta al Congresso - ^«innocenza» del capo dello Stato giudicata inconcepibile: «E' stato lui il promotore degli aiuti ai contras e dell'apertura a Teheran» - Shultz: la vicenda Iran passa nelle mie mani DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON — Le prime reazioni alla spiega rione ufficiale dello «scandalo Irangate», e alle dimissioni del direttore del Consiglio di Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, Poindexter, e del colonnello North sono di sbalordimento e di incredulità. Al Congresso, spaccatosi in due sulle linee dei partiti, le leadership repubblicana e democratica si sono riunite separatamente, subito dopo l'annuncio-bomba. Il tema di fondo è la credibilità di Reagan. L'America non ha prestato fede al Presidente quando egli ha sostenuto di non avere barattato gli ostaggi Usa in Libano con le armi per l'Iran. Glielo presterà adesso che afferma di essere stato ingannato, o comunque tenuto all'oscuro di una vicenda ancora più compromettente dai suoi più stretti collaboratori? Secondo i repubblicani si, purché venga fatta piena luce. -E' necessario che la Casa Bianca esca allo scoperto — ha dichiarato il senatore Dole — e che i responsabili vengano consegnati alla giustizia .. Secondo i democratici, no. -E' inconcepibile che il Presidente non sapesse — ha affermato il leader della Camera, Wright —. Doveva sapere. Egli è stato l'iniziatore della politica di assistenza ai contras e di apertura all'Iran-. Wright ha fatto notare che neppure al momento dell'annuncio delle dimissioni di Poindexter e dell'allontana¬ mento di North, Reagan ha ammesso di avere commesso errori. Il primo a muoversi per tentare di placare il Congresso in tempesta è stato il segretario di Stato, Shultz. Tramite il portavoce Redman, Shultz ha notificato ai leader parlamentari che la vicenda Iran passa nelle sue mani. -Il suo gestore diretto sarà il sottosegretario Armacost., ha detto Redman. Il portavoce ha aggiunto che un inviato di Shultz visiterà nei prossimi giorni i Paesi alleati, in Europa come nel mondo islamico, «per riaffermare il principio della lotta contro il terrorismo-. L'emissario potrebbe essere il sottosegretario Whitehead, che visiterebbe anche l'Italia. Il Segretario di Stato ha anche consigliato al Presidente di nominare un direttore del Consiglio di Sicurezza della Casa Blanch ad interim, nel periodo in cui le funzioni dell'organismo verranno riesaminate da una speciale Commissione. Il nome che ricorre plùxdi frequente è que'lo del generale Scowcroft, chi occupò sia la carica sotto il presidente Ford. La Commissione dovrebbe essere composta da alcuni «saggi» — come ha chiesto il senatore democratico Nunn — tra i quali l'ex segretario dì Stato Henry Kissinger. l'ex consigliere di Carter, Zbigniew Brzezinski, e l'ex ministro di Ford e Carter, James Schlesinger. L'«azionc preventiva» di Shultz non ha però impedito ai democratici di invocare la nomina di un procuratore ad hoc per un'inchiesta sull'.Irangate» e sui suoi risvolti nicaraguensi. Dal momento che essi controllano sia 11 Senato che la Camera, difficilmente il presidente Reagan potrà opporvisi. I democratici intendono anche accelerare e ampliare le inchieste ordinate dalle Commissioni ai servizi segreti. Gli animi dei democratici si erano accesi già prima della clamorosa svolta di ieri sera, in seguito alle testimonianze rese dal direttore degli Affari Mediorientali del Dipartimento di Stato, Murphy, e dal capo di Stato Maggiore delle Forze Armate, ammiraglio Crowe. Murphy ha lamentato che la nuova strategia iraniana di Reagan abbia reso più difficile -la pace in Medio Oriente. Crowe ha protestato di essere stato tenuto all'oscuro delle forniture militari a Teheran e di averle apprese solo per caso, quando la da aveva incominciato ad attingere ai depositi di armi del Pentagono. I democratici vogliono fare luce anche sui traffici internazionali di materiale bellico antecedenti le consegne americane agli ayatollah. In un articolo di prima pagina, il New York Times ha scritto ieri mattina che numerosi Paesi europei hanno venduto armi all'Iran fin dal '79: tra questi Paesi ci sarebbe anche l'Italia. Le autorità italiane, ha sostenuto il giornale, hanno chiuso gli occhi di fronte al passaggio di missili e di pezzi di ricambio sul loro territorio. La Casa Bianca ha invece smentito ufficialmente che l'Italia fosse servita da appoggio alle manovre dell'ammiraglio Poindexter e del colonnello North. Ennio Caretto