Di quei nove delitti non vuol più parlare

Di quei nove delitti non vuoi più pattare Le giornate di Giancarlo Giudice in ospedale Di quei nove delitti non vuoi più pattare «Vive chiuso in se stesso, legge riviste e libri d'avventura» Trascorre le sue giornate misurando a passi lenti la camera del repartino /ielle Molinette dove da alcune settimane è stato trasferito. Dicono gli infermieri: «Porte poco, legge molto». Còsa? 'Giornali, riviste, libri di avventura». Il suo difensore, aw. Bracco, si limita ad aggiungere: 'Lo incontro ogni settimana, sta bene, ma continua a vivere chiuso in se stesso. Di quei fatti, di quelle donne non parla mai». Arrestato il 29 giugno scorso a Rocchetta Tanaro, poco dopo aver ucciso a colpi di pistola Maria Rosa Paoli, prostituta di 37 anni, e accusato dalla Mobile torinese di altri cinque delitti, Giancarlo Giudice ha confessato durante due drammatici interrogatori di essere l'autore di nove omicidi. Tutte prostitute; due — in quei giorni — ancora sconosciute: assassinate a colpi di pistola, oppure strozzate, i corpi gettati in corsi d'acqua o bruciati. Cinque delitti furono compiuti nella sua stessa casa, in via Cravero 32, a Regio Parco. Orfano di genitori (la madre mori quando aveva 18 anni, per un male incurabile, il padre si risposò ma mori pochi anni dopo, la matrigna da quel giorno vive a Serrastretta, un paesino vicino a Catanzaro), un sacco di problemi che i periti stanno facendo affiorare in colloqui quasi settimanali, Giancarlo Giudice, 34 anni, probabilmente verrà presto trasferito a Reggio Emilia, nel manicomio criminale. In attesa di nuovi interrogatori e nuovi sopralluoghi che il dott. Oggè, giudice istruttore al quale è passata l'inchiesta, riterrà necessario fare. Il magistrato dice: »Per ora aspettiamo l'esito delle perizie psichiatriche». Dalle parole dei medici, il prof.Zanalda e il prof. De Fazio (lo stesso che tratteggiò l'immagine del «mostro di Firenze») dipende il futuro di Giudice. Se sarà riconosciuto sano di mente risponderà pienamente dei suoi reati secondo la legge e, nel suo caso, si può parlare di carcere a vita. Se la capacità d'intendere verrà invece esclusa, non ci sarà procedimento: non era responsabile di ciò che faceva. Ma i periti dovranno allora valutare se l'esistenza della malattia può far si che Giudice uccida ancora. Si delinca, in questo caso, uno stato di «pericolosità sociale» e si interviene con l'ospedale psichiatrico giudiziale. C'è, perù, una terza possibilità, e cioè la 'momentanea riduzione delle capacità, sema che esse siano abolite». E per legge, in questa situazione, la parzialità del disturbo mentale incide sulla sentenza: si combinano quindi carcere e istituto psichiatrico. Qual è la posizione di Giancarlo Giudice? Probabilmente non è pazzo, lo testimoniano 11 suo comportamento, la lucida freddezza con la quale ha ricostruito alcuni omicidi, con particolari drammatici ma esatti, correggendo gli inquirenti quando ipotizzavano fatti non veritieri. Quindi un raptus, una momentanea perdita delle facoltà mentali. Lui ha detto ai funzionari della mobile, Faraoni e Longo: 'Sentivo un brivido, un brivido alla schiena». Ma che cos'è un raptus? Un'azione impulsiva, sottratta al controllo della personalità, che si manifesta con azioni non decise prima. Lo conferma Giudice: «Non volevo ucciderle». E lo testimonia 11 racconto di Lidia Geracl. 25 anni, una prostituta che Giudice accompagnò nel marzo di due anni fa nel suo alloggio di via Cravero: «T'urto andò bene, normalmente. Poi, mentre stavo rivestendomi, mi aggredì alle spalle. Lo tranquillizzai parlandogli con calma». Secondo la Geraci, il camionista non voleva uccidere premeditatamente: «£' scattato qualcosa nel suo cervello, come una improvvisa follia». Giancarlo Giudice non si pone interrogativi sul suo domani: forse per lui il tempo si è fermato quella notte quando, quasi per liberarsi da un incubo che lo soffocava, ha confessato in questura delitti dei quali lui stesso non sa dare spiegazione. Ora, qualche volta, si mostra nervoso, sofferente per le domande dei periti «che vogliono scavare e raschiare nella mia vita privata». Quella vita di cui nessuno ha mai saputo nulla. Ezio Mascarlno Giancarlo Giudice in cella

Luoghi citati: Catanzaro, Firenze, Reggio Emilia, Regio Parco, Rocchetta Tanaro, Serrastretta