Shulz si ribella: diktat a Reagan di Ennio Caretto
Shuitz si ribella: diktat q Reagan Attraverso il sottosegretario Whitehead lo ha sconfessato sull'Iran Shuitz si ribella: diktat q Reagan Scontate le dimissioni se la Casa Bianca non ridimensionerà il Consiglio di sicurezza nazionale DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON — Il segretario-di Stato Shuitz ha ieri-accentuato le fratture al"TÌntemo del governo e aggravato lo scandalo Iran mandando 11 sottosegretario Whitehead, inatteso e polemico testimone, davanti all'Inquirente della Camera nella prima udienza pubblica sul Teherangate, a denunciare con asprezza la strategia reaganiana nel Golfo Persico. Anziché allinearsi al presidente, come era stato sollecitato a fare da Henry Kissinger, 11 più illustre dei suoi predecessori, e come voleva la logica del potere politico, Shuitz ha in pratica chiesto al presidente di allinearsi a lui. La dura presa di posizione del capo della diplomazia Usa, ribadita dopo quattro giorni di richieste delle dimissioni sue. di Regan e di Poindexter, ha confermato la grande importanza della battaglia istituzionale in corso. E' ormai chiaro che Shuitz resterà al suo posto solo se Regan restituirà al Dipartimento di Stato il totale controllo degli affari intemazionali, e se ridimensionerà drasticamente il consiglio di Sicurezza nazionale della Casa Bianca. L'udienza della Commissione servizi segreti della Camera, presieduta dal deputato democratico Lee Hamilton, è stata la più drammatica da quelle dello scandalo Watergate che costò la presidenza a Nlxon 12 anni fa. Whitehead, più volte emissario di Reagan in Italia per la lotta contro il terrorismo, ha incominciato con una difesa di ufficio delle «buone intenzioni' del presidente nella sua apertura all'Iran, che peraltro, ha osservato, si deve considerare fallita. Dopo aver rivendicato l'estraneità di Shuitz al Teherangate, il sottosegretario di Stato ha però sferrato un attacco senza precedenti a Reagan. «Ali dispiace dissentire dal presidente- ha dichiarato «ma esistono le prove delle complicità iraniane coi terroristi... al Dipartimento di Stato troviamo difficile trattare col Consiglio nazionale quando compie operazioni segrete-. «Cre- do che sia ora che la Casa Bianca presenti un piano per rimediare ai danni fatti... dovremo raddoppiare gli sforzi per restituire credibilità alla nostra politica-. Whitehead ha preso la parola alla Camera mentre Shuitz partecipava insieme con gli altri ministri a una riunione straordinaria di gabinetto sul riesame della strategia americana nel Golfo Persico e in Medio Oriente, e mentre il ministero della Giustizia avviava un'inchiesta sullo scandalo Iran su ordine del presidente. Domani Reagan parte per la California, per la festa del Ringraziamento, tradizionalmente dedicata alla famiglia, e non è escluso che rinvìi ogni decisione al ritorno a Washington la settimana prossima. Ma la sua posizione è quasi insostenibile: per superare la crisi, dovrà tagliare più di una testa. Al giornalisti che lo hanno avvi¬ cinato prima della riunione, incominciata alle 20 ora italiana, il presidente ha comunque smentito in modo brusco di prepararsi a fare marcia indietro sull'Iran — •JVoti ho commesso nessun errore- ha affermato — o di accingersi a cacciare il segretario di Stato, il capo di gabinetto e il direttore del Consiglio di sicurezza nazionale. «Non licenzio nessuno-, ha detto. Le ultime rivelazioni sul Teherangate, soprattutto quelle della rivista Newsweek, sono state molto negative per Reagan. Newsweek ha scritto infatti che il «progetto recupero- — come l'operazione Iran fu battezzata dalla Cia — ha portato alla consegna a Teheran di armi non per 12 milioni di dollari (quanto denunciato ufficialmente dalla Casa Bianca), ma per 50-100, ossia fino a 140 miliardi di lire. Ennio Caretto
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