Morandi e Casorati fanno ricca Torino di Angelo Dragone

Morandi e Casorati fanno ricca Torino LE 200 OPERE MILIARDARIE DELLA FONDAZIONE DE FORNARIS IN MOSTRA Morandi e Casorati fanno ricca Torino TORINO — Con il titolo Arte moderna a Torino nelle sale della Promotrice delle Belle Arti, al Valentino, sono presentate fino al 4 gennaio — o in parte ripresentate, dopo una prima esposizione, nell'82, al Foyer del Teatro Regio — oltre duecento opere, tra dipinti, sculture, disegni, spesso di grande qualità o di particolare interesse documentario: ed è quanto nel suo primo quinquennio è stato acquisito dalla «Fondazione Guido ed Ettore De Fornaris» per devolverlo alla Galleria civica d'Arte moderna. Per più d'uno è stata una sorpresa. Non sono certo molte le città che, di questi tempi, potrebbero permetterselo, trattandosi non di doni soltanto, ma anzi in maggioranza di acquisti per somme che s'avvicinano ormai ai sei miliardi di lire: frutto d'una rendita che costituisce un appannaggio d'eccezione per una galleria che, al di la dei suoi fastosi Anni 60, s'era ormai resa nota soprattutto per le sue traversie, n pensiero corre infatti subito alle collezioni esiliate nella sede-pareheggio di via Avellino dove dovrebbero attendere la ristrutturazione dell'edificio di corso Galileo Ferraris, mentre non si sa neppure — ed è certo anche più grave — se e quando (a quasi quindici anni dal ritiro del direttore Luigi Malie e a dodici dalla drammatica scomparsa del sue vice, Aldo Passoni) l'amministrazione civica intenda ridare, come pur dovrebbe, un nuovo direttore ai Musèi Civici: l'interlocutore valido del quale, almeno fin qui, i politici hanno evidentemente preferito far senza. Intanto sotto i velari con cui l'arch. Carla Bavoretti ha sapientemente ridisegnato le volte e gli spazi della palazzina, dando cosi a una delle più razionali sedi espositive italiane una sofisticata eppur sobria eleganza, hanno fatto la loro comparsa non pochi capolavori. In prima linea i 28 Morandi (tra dipinti a olio, acquerelli e disegni) e i 56 Casorati, compresa La donna e l'armatura del 1921, celeberrima, le sculture e le matrici incise, ma in due soli album (e altrettanti numeri d'inventario) sono riuniti addirittura 378 piccoli disegni frutto d'un «ricercare» d'eccezione in cui può vedersi la genesi di molti quadri noti. Si spazia d'altra parte dal gruppo di miniature e dipinti del Migliara, che rappresentano il nucleo fondamentale dell'ex collezione Pietro Baldassarre Ferrerò, ministro di Carlo Alberto, alle quindici sculture di Piero Rambaudi che anche nelle più essenziali forme dei superstiti frammenti ricuperano l'alto avvio in senso plastico: col successivo, coerente passaggio da una declinazione di modi ancor espressionisti all'astrattismo oggettuale delle Tre sculturine in cartone verniciato del '38 (già della Galleria torinese). Un panorama tra Ottocento e Novecento, dunque: che si ripete da Saffo del Gastaldi — la grande tela esposta a Milano nel 1873 e l'anno dopo a Vienna, ma senza fortuna, sicché rimase poi alla famiglia dalla quale nell'82 è passata alla De Fornaris — ai Pellizza da Volpedo (non eccelsi, ma ben documentati), dalla parziale tela d'un «Morbelli» (una volta o l'altra da completare col morto di Asfissia) ai tre grandi Ruggeri (due acquistati, uno donato) che illustrano altrettanti momenti cruciali di una pittura tutta trame e tensioni cromatiche che è insieme l'espressione del modo d'essere dell'artista. L'accento è caduto fin qui più spesso su «nomi., di area subalpina, ma l'operazione non è certo regionale se accanto ai Morandi — dell'ex collezione Pietro Rossini, come i de Pisis e i Sironi, i Campigli, i Mafai e i Rosai — si possono ancor ricordare le quattro bellisime opere su carta di Tancredi, dove è il segno a rivelarsi saturo di luce, e non lontano l Burri — col superbo Grande ferro M5 (1958) e lo storico Sacco del '53 già in collezione Giorgio Franchetti — fra lo straordinario Capogrossl del '52 e II lenzuolo di San Rocco di Turcato, il Pascali dell'Omaggio a Billie Hollday e il Filtro di Lo Savio. Un po' a sé (ben protetta all'interno d'una teca «antisfondamento» e dai congegni antifurto) vi è anche una rara Natura morta con salame ài de Chirico datata 1919: non dell'eccelsa qualità del coevi Pesci sacri, ma per quanto scurita nei pigmenti documento significativo d'una riaffiorante visione metafisica: con quel pavimento in legno a «tolda di nave- che si spinge fin sotto una breve striscia d1 miire. Nell'ampio catulog? edito da Allemanda ti cura d» Hosanna Maggio Serra (devs. tra l'altro, ancora una volta torna l'errato 18S6 per la nascita di Casorati) si chiariscono molto bene, con le vicende costitutive della Fondazione, gli stessi criteri cui il Consiglio di amministrazione (pre sidente l'ex sindaco Diego Novelli, vicepresidente Piergiorgio Re, consiglieri artistici Enrico Paulucci, Giovanni Romano, Rosanna Maggio Serra, segretario Guido Ferreri) si è ispirato, prendendo come punto di riferimento proprio ciò che le raccolte civiche già posseggono, per le opportune integrazioni o gli utili potenziamenti in favore della Galleria d'arte moderna. Ciò che vale per il Prampolini posto accanto ai tre bronzi di Mino Rosso, come per il lavoro concettuale di Penone. Per la storia del collezionismo, l'acquisizione di alcuni complessi valorizza anche il piccolo insieme della raccolta Gagna (con bellissimi Avondo, Bertea), o i Cremona in parte acquistati ma anche dono della moglie, Danila Dellacasa, che ad alcune tele fondamentali ha aggiunto in regalo L'uccellino assuro cui il marito teneva moltissimo e alcuni bozzetti scenografici carichi, tra l'altro, di un autentico senso teatrale. Con non minore attenzione si è pensato anche a ciò che dell'uno o dell'altro artista ;<i fosse potuto trovare dei loro perìodi migliori, e si sono avuto quindi (con l'aggiunta di tloni non meno significativi) opere di Carol Rama e di Bruno Martinazzi, con l'espressiva suite del suo Afonamente contro le guerre, mentre Paulucci. membro del Cordiglio, ha offerto tre suoi dipinti di epoche diverse, tra J q^°ti Orsolina, che accanto u-.iy selezione antologica di Cerio Levi, contribuisce fin d'ora s una più compiuta rievocazione dei Sei di Torino él. • r- quanto sembra, figliraìtiv i prossimi obiettivi della Fondazione. Angelo Dragone

Luoghi citati: Milano, Torino, Vienna, Volpedo