Tir impazzito, sette carbonizzati

Tir impazzito, sette carbonizzati Finisce in tragedia sulla Torino-Aosta il viaggio di vacanza per un gruppo di milanesi Tir impazzito, sette carbonizzati Su il pul un furgone andavano in Scozia per una battuta di caccia - Poco dopo l'uscita della bretella di Santhià un autotreno francese sfonda il guard-rail: mimino è sventrato, s'incendia - Cause dell'incidente: le gomme fasce, il fondo stradale bagnato - Arrestato l'autista, cinque famiglie in lutto IVREA — Andavano in Scozia per una vacanza. Sono morti tutti e sette, ieri mattina, sull'autostrada Torino-Aosta, tra i caselli di Scarmagno e Ivrea: un Tir impazzito ha sfondato il guard rail, schiantandosi contro il loro Ducato. Il furgone ha preso fuoco: nessuno degli occupanti è sopravvissuto. Illeso il camionista francese, arrestato per omicidio colposo pluriaggravato. Cause dalla disgrazia: 11 fondo stradale bagnato, ma soprattutto le pessime condizioni dei pneumatici anteriori dell'autotreno. Le vittime abitavano nell'hinterland milanese: a Pero, Roberto Pecorari, 41 anni, sua figlia Daniela, 18 anni, il cugino Gianfranco Pagani, 38 anni, e Loredana Secci, 19 anni; a Cusano Milanino. Mario Lumini e il figlio Nicola, 53 e 25 anni; a Paderno Dugnano, Renzo Ambrella, 37 anni. Partiti verso le 5,30 dall'abitazione dei Pecorari, al 6 di via Risorgimento, erano diretti in Scozia, per una battuta di caccia che doveva durare otto giorni. Per le due ragazze, amiche d'infanzia, si trattava di una sorta di viaggio-premio, guadagnato con gli ottimi risultati scolastici: in più era l'occasione per perfezionare la loro buona cono¬ scenza dell'inglese. Gli altri erano appassionati cacciatori, in particolare Roberto Pecorari, che da quattro anni, di questa stagione, si concedeva una settimana di ferie all'estero per coltivare il suo hobby. La disgrazia alle 7,10, all'altezza dell'abitato di Pavone, a un chilometro da Ivrea: sulla zona cade una pioggia leggera e insistente, che tiene lontana la nebbia, ma rende infido il fondo stradale. Jacques Croset, 46 anni, di Sallanches, è alla guida del suo autotreno, carico di stoffe. Diretto a Napoli, deve prima fermarsi a sdoganare a Vercelli. Si accorge in ritardo dell'uscita che porta alla bretella di Santina, frena, ma il Tir inizia a sbandare paurosamente. In pochi attimi, ormai senza controllo, l'autotreno sfonda il guard-rail e invade l'altra carreggiata. In quel momento, diretto ad Aosta, sta arrivando il Ducato, con Pecorari alla guida. Il furgone è appena uscito dalla «bretella», dopo settanta minuti di viaggio. L'autista non fa in tempo a rendersi conto d*., pericolo e a tentare una manovra di emergenza. Il Tir lo sventra, poi conclude la sua folle corsa inclinandosi nel fossato che costeggia l'autostrada. I corpi dei Pecorari, padre e figlia, che occupavano i sedili anteriori, finiscono sull'asfalto. Racconta un automobilista di passaggio: *In un attimo il furgone ha preso fuoco, gli altri sono bruciati, ma probabilmente erano già tutti morti*. Si salva, invece, il camionista: dopo lo schianto scende dal Tir e assiste, impotente, all'ultimo atto della tragedia, mentre le fiamme raggiungono l'autotreno e devastano anche la cabina. Quando i carabinieri del capitano Buono e gli agenti del commissariato di Ivrea arrivano sul posto, Croset è in stato di choc: solo dopo qualche ora potrà rispondere alle domande del magistrato. Mentre la stradale blocca il traffico e lo fa deviare verso Scarmagno, i vigili del fuoco estraggono i corpi dalle lamiere e li depongono nelle bare allineate sull'asfalto. n lavoro di identificazione è difficile, il fuoco ha bruciato buona parte dei documenti. Le prime notizie arrivano dai parenti dei Pecorari, ma solo a mezzogiorno gli agenti del dott. Calesini, della questura di Milano e i carabinieri di Pero riescono a dare un nome a tutti gli occupanti Roberto Pecorari, fattorino per un'impresa di elettronica, era sposato, una sola figlia. Daniela, iscritta al primo anno di informatica; Gian Franco Pagani, perito chimico, lascia la moglie e due figli; Loredana Secci, iscritta al quinto anno del liceo linguistico, viveva coi genitori e una sorella più giovane; Renzo Ambrella, artigiano, era sposato, con due figli di 13 e 10 anni; Mario Lumini, era un piccolo industriale nel settore dei lampadari, il figlio Nicola lo aiutava in azienda. Avevano deciso di unire l'utile al dilettevole: in Scozia dovevano incontrarsi con un cliente. Più tardi, alla presenza del legale d'ufficio, avv. Oberto, Croset viene interrogato dal sostituto procuratore Manfredi Palumbo: 'Non andavo forte, 75-80 all'ora. E' vero però che le gomme erano in cattivo stato*. E' un disperato tentativo di attenuare le proprie responsabilità: i copertoni anteriori erano quasi del tutto lisci e gli inquirenti ritengono siano stati la causa principale della disgrazia. A contatto con l'asfalto viscido, hanno provocato l'effetto portafogli, in pratica un colpo di coda che ha portato il rimorchio a premere sulla cabina di guida e sottratto il Tir a ogni controllo. Nessun indizio invece che la velocità fosse eccessiva: ma gli inquirenti stanno cercando di stabilire la media tenuta dall'autotreno dal valico di frontiera al luogo della tragedia. L'autostrada è stata riaperta soltanto nelle prime ore del pomeriggio, mentre gli agenti radunavano al commissariato ciò che resta del bagaglio: i fucili da caccia, tre valigie, qualche lattina di birra. C'era anche la guida turistica della Scozia: Daniela e Loredana avevano segnato in rosso località e monumenti da visitare nella breve, spensierata avventu- ra- Giampiero Faviolo Ivrea. I,'arresto di Jacques Croset, l'autista (Foto La Stampa) Loredana Secci Roberto Pecorari