Un altro '68 a Parigi di Enrico Singer

 Un mltm 968 a Parigi Studenti contro la riforma degli studi superiori Un mltm 968 a Parigi Sorbona in agitazione, già in sciopero 12 atenei (giovedì tutti chiusi) - Oggi grande corteo - Il progetto prevede tasse differenziate nelle università e rigorose selezioni PARIGI — A quasi ventanni dal maggio '68, nelle università francesi torna la febbre. Alla Sorbona, ieri, gli studenti hanno riunito i loro stati generali, e 12 altri atenei (sui 76 del Paese) sono già in sciopero. La protesta è contro il progetto di riforma die dovrebbe -modernizzare» il sistema dell'insegnamento superiore, e che molti giovani vedono come uno strumento di discriminazione: con tasse scolastiche più alte, selezioni d'ingresso, creazione di lauree differenziate. E il movimendo di contestazione si allarga: anche i ragazzi dei licei (die sono poi i più direttamente colpiti) si uniscono alle manifestazioni. Che si intrecciano a quelle dei professori: oggi la Fen, il piii importante sinda¬ cato degli insegnanti, conta di portare migliaia di persone in piazza a Parigi. Ma il clima, e gli slogan, sono tutt'altra cosa da quelli del '68. Il -Comitato di lotta» dell'università di Nanterre — una delle prime a entrare in sciopero — ha scelto come parola d'ordine uno degli articoli della Costituzione della Quinta Repubblica: «Lo Stato garantisce a tutti uguale accesso all'istruzione, alla formazione professionale e alla cultura». Non ci sono istituzioni da abbattere o da scardinare: c'è la difesa di un diritto considerato in pericolo. Avere una scuola che consenta di lanciarsi ad armi pari in una società sempre più competitiva. E', semmai, lo sbocco conflittuale di tutto quel movimento del dopo-68\ liquidato troppo in fretta come «riflusso». / duemila studenti che si ammassavano ieri nell'Amphithéàtre Richelleu, l'aula magna della Sorbona, sono gli stessi che da qualche anno chiedono — nelle scuole medie come nei licei — corsi più aggiornati e rivalutano i professori -severi». E die temono, adesso, di essere privati almeno in parte dello sbocco finale dei loro studi. Un'assemblea infuocata, che si è conclusa con una proposta di sciopero generale per giovedì prossimo (quando la legge sarà esaminata in Parlamen to). Ma che ha ascoltato in un silenzio attento, interrotto soltanto da applausi, l'intervento del preside dell'Università Paris-XI, Jacques Fol, che ha letto la lettera (firma ta da altri 42 capi d'ateneo) inviata al governo per protestare contro la riforma. Ma che cosa stabilisce que sta nuova legge? Il progetto del ministro delegato alla Ri cerca e all'Insegnamento Su periore, Alain Devaquet (una specie di sottosegretario del ministro dell'Istruzione, René Monory), vorrebbe far marciare le università francesi «all'ora americana». Il suo obiettivo è quello di sviluppare la concorrenza tra i diversi atenei (che sono di Stato) per n\igliorarne il livello. Un obiettivo legittimo. Tra l'altro, in sintonia con i risultati dello studio di una «Coynmissione di saggi» che fu istituita dal precedente governo socialista, e die consegnò le sue raccomandazioni al presidente Mitterrand già lo scorso anno. I problemi nascono attorno ai mezzi per relizzare questo scopo. Il -progetto Devaquet» prevede tasse di iscrizione differenziate da università a università (entro limiti ìnassimi. tuttavia) lasciate alla discrezióne dei presidi. In sostanza: entrare negli atenei -migliori» costerà di più. E sarà andie più difficile, perché la legge autorizza, se non un vero e proprio numero chiuso, selezioni sia al momento dell'ingresso sia alla fine del primo biennio. Dopo il baccalauréat (la nostra Maturità), insomma, gli studenti dovranno battersi per continuare i loro studi nelle università -prestigiose». In molti casi è già così. Ma la codificazione per legge delle differenze rischia di creare un sacca di atenei di seconda categoria, svuotando di fatto l'attuale principio dei diplòmes nationaux. l'uguaglianza delle lauree. Sono questi i punti che gli studenti rifiutano. E che anche gran parte degli insegnanti contesta. I professori sono soprattutto preoccupati (e non da oggi) dai continui terremoti imposti dal potere politico. La scuola francese è diventata un laboratorio dove si misurano le diverse smanie riformatrici. Ogni volta presentate come la soluzione definitiva, e puntualmente rimesse in discussione. -Si lascino lavorare le università tranquillamente», è scritto tra l'altro nella lettera del 43 presidi (che è stata firmata anche da 57 ex capi di ateneo). Lo stesso Mitterrand, ieri durante una visita nella Yonne, una regione a Sud di Parigi, ha preso le distanze dalla riforma. Alla manifestazione di oggi degli insegnanti (indetta, però, per problemi economici e di organico) hanno annunciato la loro presenza andie gli studenti di inolti licei. Giovedì ci sarà lo sciopero generale nelle unh'ersità. La tensione cresce, e per il governo Chtrac è una mina vagante in più. Enrico Singer

Persone citate: Alain Devaquet, Jacques Fol, Mitterrand, René Monory

Luoghi citati: Parigi