«La marcia? Dovevamo farla noi » di Paolo Mieli

«La marcia? Dovevamo farla noi » A colloquio con Del Turco sulla manifestazione antitasse di domani a Torino «La marcia? Dovevamo farla noi » «Il movimento non è di destra, ma c'è il perìcolo che assuma connotati antisindacali» ROMA — .Maledizione! Avremmo dovuto organizzarla noi del sindacato I Questa è la prima cosa che m'è venuta in mente quai-io ho saputo della marcia ci Torino contro il fisco». Ottaviano Del Turco, segretario generale aggiunto della Cgil, non condivide gli anatemi lanciati da quasi tutta la sinistra contro la manifestazione antitasse. «Anch'Io — afferma — vedo tutti i pericoli dell'iniziativa, ma è ai nostri ritardi che in momenti come questo vlen da pensare». — Secondo lei, questo movimento è «di destra»? E in questo caso sono «di destra» anche i professori Giorgio I-uà ed Emilio Rosini che qualche anno fa scrissero il libro «Troppe tasse sui redditi» o «il manifesto» che l'estate scorsa salutò con favore la riforma fiscale di Reagan? •Macché destra. Non solo è sbagliato presentare questi fenomeni come prodotto di una cultura reazionaria ma è sbagliato soprattutto per 11 sindacato il quale rischia di accreditare l'idea che un alto livello di pressione fiscale è indispensabile per difendere il welfare, Io Stato sociale. Il nostro è l'unico sindacato al mondo che ha fatto uno sciopero a favore del governo in sostegno del pacchetto VIsentinl. Ma abbiamo sbagliato a non fare anche una battaglia scendendo in piazza per un fisco più giusto, per aliquote piti basse. Anch'Io ho da fare un'autocritica: gente come me ha pensato troppo a lungo che fosse sufficiente uccidere l'egualitarismo salariale. E invece c'è anche un grande problema fiscale. Che si risolve facendo pagare tutti ma anche facendo pagare meno». — Come giudica questo movimento sotto il profilo politico? .11 sistema politico italiano sta partorendo tramite la corporativizzazlone della società le condizioni della sua crisi. Se non prendiamo subito misure come la soglia di sbarramento al 5%... ». — Che c'entra la soglia del S per cento con ciò di cui stiamo parlando?. •Ma è cosi chiaro: i partiti temono che movimenti di questo tipo si presentino poi alle elezioni. E li temono due volte: sia perché possono prendere deputati, sia perché, anche in caso di insuccesso, possono comunque sottrarre voti. Perciò hanno un rapporto sbagliato con questo genere di manifestazioni, vuoi che provino a cavalcarle sia che tentino di esorcizzarle». — Il sindacato è tra coloro che tentano di esorcizzarle. Perché? «Ho già detto che la giusta risposta del sindacato non dovrebbe essere quella di maledire questo movimento ma di guidarlo in proprio con iniziative e lotte. Ma ci ha dato molto fastidio quel loro richiamo alla manifestazione dei 40 mila. Secondo me l'insurrezione corporativa dei ceti medi è una costante dei sistemi moderni. Nasce dalle Iniquità palesi del sistema fiscale: da una parte la precisione geometrica con cui 11 fisco colpisce il lavoro dipendente; dall'altra l'esibizione dell'evasione fiscale come segno di furbizia e scaltrezza. Niente da dire dunque sulle sue origini Ma subito si trasforma in rivolta contro il welfare, contro i servizi che costano tanto e sono inefficienti. E prende cosi un connotato antisindacale». — Quali sono stati i ritardi della sinistra in materia di imposte? • La proposta comunista dì Visco e Napolitano è diversa da quella della Cgil, però ambedue denotano che la sinistra ha colto l'emergenza fisco. Questo è un fatto importante: fino a ieri pensavamo che le tasse fossero un problema di chi ha i soldi, dei ricchi. E non ci siamo accorti che da molto tempo 1 ricchi hanno scoperto come si evade, come si elude 11 fisco. Oggi perciò il problema è quello di un patto d'alleanza tra mondo del lavoro e ceti medi che si basi su questo scambio: l'ottenimento di un livello di pressione fiscale più equo per tutti e l'impegno nostro a garantire l'efficienza nei servizi». — E' disponibile a riconoscere pubblicamente qualche ragione ai promotori della manifestazione? •E' vero che 11 nostro sistema di aliquote è un sistema punitivo ed è un incitamento all'evasione. Un conto è dire come fa la sinistra che si deve difendere il carattere progressivo delle aliquote e un altro conto è ritenere che aliquote del 60 o 70 per cento vanno bene. E' ovvio che a quel livello si tenta di imbrogliare il fisco e ci si demotiva dal lavorare di più dal momento che gran parte del guadagni finiscono poi allo Stato». — Qua! è stato l'episodio che le ha dato l'esatta percezione di ciò che non va? •Quando mi sono accorto qualche anno fa che razza di mazzata era il conguaglio di fine anno sulla mia tredicesima». — Senta Del Turco, lei crede veramente che domani a sfilare ci saranno soprattutto degli evasori fiscali? «No. non lo credo. Gli evasori in piazza non ci andranno perché non hanno 1 problemi di cui abbiamo parlato e non hanno alcun interesse a mettersi in mostra. Però ho il sospetto che dietro questo movimento ci sia qualcuno che col fisco ha un rapporto infedele». — Lei pensa che professori come Sergio Ricossa e Antonio Martino siano dei Poujade? «No, io li stimo e, come ha visto, non ho difficoltà a riconoscere che una buona parte delle questioni che pongono sono legittime. Ma devono stare attenti a non diventare apprendisti stregoni poiché, ripeto, quel loro movimento può facilmente trasformarsi in un randello da usare contro i sindacati». — Lei è uno dei massimi dirigenti del più importante sindacato italiano. Vieterebbe a un suo iscritto di partecipare alla marcia di domani? «Personalmente io non ci andrei. Ma non gli vieterei di andarci». — Quale suggerimento darebbe all'operaio della Cgil che domani manifestasse contro il fisco? «Gli consiglierei di non far passare gli slogan contro di noi e di dar battaglia da dopodomani all'interno del sindacato perché si riprenda l'iniziativa sul fisco». Paolo Mieli

Luoghi citati: Roma, Torino