E il sonar impazzisce

E il sonar impazzisce E il sonar impazzisce La «bussola magnetica» dei delfini messa in crisi dall'inquinamento e dal ria vai di imbarcazioni Da alcuni giorni cinque delfini sono rimasti intrappolati nella darsena di La Spezia e nonostante gli sforzi congiunti delle guardie costiere e dei numerosi volontari accorsi in loro aiuto non si riesce in nessun modo a ricondurli al largo in mare aperto. La gente si domanda stupita come sia accaduto un fatto simile. Tutti sanno che i delfini sono guidati da un portentoso senso di orientamento. Sanno destreggiarsi magnificamente nel dedalo delle vie d'acqua grazie alla bussola magnetica scoperta di recente nel loro cervello. Per di più, navigando con quello straordinario «sonar» che hanno in comune con le orche, i capodogli e gli altri cetacei «odontoceti» (provvisti di denti) sono in grado di localizzare le prede e gli ostacoli, evitando accuratamente questi ultimi. Emettono ultrasuoni — suoni di frequenza cosi elevata che il nostro orecchio non è in grado di percepirli — che si riflettono sugli oggetti, animati o inanimati che siano, tornando alle orecchie del cetaceo sotto forma di eco. Una eco che consente al mammifero marino di valutare esattamente la posizione e la distanza a cui si trova la preda da catturare o l'ostacolo da scansare. Così potentemente equipaggiati, questi abitanti del mare non dovrebbero incorrere in incidenti di sorta. E invece le cronache parlano sempre più spesso di cetacei arenati sulle spiagge. Per comprendere quanto si sta verificando da qualche tempo a questa parte nei nostri mari, bisogna tener presente che molti cetacei appartenenti a 19 specie diverse amano da sempre addentrarsi nel Mediterraneo seguendo il flusso delle correnti oceaniche. Una volta vi trovavano condizioni ideali di sopravvivenza. Ma oggi le cose sono cambiate. Debbono fare i conti con l'inquinamento, con il traffico intenso di imbarcazioni, con la scarsezza crescente delle risorse alimentari. Scambiano per eteree meduse i sacchetù di plastica morendo soffocati, rimangono feriti dalle eliche dei motori, si impigliano nelle reti dei pescatori e non possono più venire a galla a respirare. Ma se, sulla scia di una nave o inseguendo un branco di pesci, capitano in una zona portuale, allora è probabile che il caos stesso di quell'ambiente ristretto, rumoroso, ingombro di natanti di ogni tipo crei interferenze e confusione nel «sonar» e nella bussola magnetica, diminuendone notevolmente l'efficienza. Del resto basta che di uno di questi inconvenienti rimanga vittima un solo individuo del branco perché i compagni accorrano immediatamente in suo aiuto. E per quel meraviglioso senso di solidarietà che li caratterizza, i cetacei rimangono uniti condividendo la sorte del compagno in pericolo qualunque essa sia. I. Lattes Coifmarni

Persone citate: Lattes

Luoghi citati: La Spezia